Commento

Il Big Ben batte l’11esima ora nella crisi dei Windsor

Se pensate che la recente ricomparsa di Kate Middleton abbia finalmente messo a tacere le teorie cospirative sulla salute della principessa, beh, vi sbagliate
Antonio Caprarica
21.03.2024 06:00

Se pensate che la recente ricomparsa di Kate Middleton, alias Catherine del Galles, abbia finalmente messo a tacere le «Katespiracies», come i giornali inglesi hanno ribattezzato le teorie cospirative sulla salute della principessa, beh, vi sbagliate. Sapete che dopo la gigantesca débâcle della foto manipolata per la Festa della Mamma (in Inghilterra il 10 marzo), l’illustre convalescente è ricomparsa nella maniera più casuale possibile in un mercatino alimentare a due passi da casa, lei e il marito ognuno con una borsa della spesa in mano. All’incredulo cassiere del negozio lei è apparsa serena, rilassata e sorridente. Insomma non in coma, sfregiata, moribonda, prigioniera o con una camicia di forza addosso come si è potuto leggere negli ultimi quindici giorni di delirio sui social.

Ma, ahimè, nemmeno il video girato da un altro cliente è servito a convincere gli Sherlock Holmes da tastiera. Chi pensa che la principessa del brevissimo filmato sia un clone generato dall’intelligenza artificiale, chi sostiene che trattasi di sosia, visto che in giro ce n’è già una precisa identica e largamente nota. SkyNews ha sottoposto l’immagine alle più sofisticate tecniche di riconoscimento facciale ed è arrivata alla conclusione che sì, si tratta proprio di Kate Middleton. Ma una cronista sportiva della BBC giura che no. Insomma ci potete scommettere, quelli che la sanno lunga continueranno a pensare che noi che diamo retta agli esperti siamo proprio dei creduloni.

Intendiamoci, tanta diffidenza i Windsor se la sono cercata. Elisabetta II ha consegnato nelle mani del figlio un’istituzione solida e largamente rispettata, pure dai repubblicani. E all’inizio Carlo si è mosso con cautela e accortezza. Rispetto alla madre, ha mostrato una maggiore informalità che gli ha guadagnato molti consensi. Ma alla prima, grave crisi del suo regno la macchina di Buckingham Palace è finita miseramente in panne.

Il modo in cui è stata gestita la contemporanea assenza per malattia delle due maggiori star dello show reale dimostra che a Palazzo l’assenza obbligata del re ha prodotto un vero e proprio vuoto di potere. Chi è al comando, in sua assenza? Camilla o William? Il secondo pare poco probabile, perché ha ampiamente chiarito che in questi mesi la salute della moglie e il benessere dei figli vengono prima di qualsiasi altra considerazione. Lodevole atteggiamento per un normale padre di famiglia. Ma per un futuro capo dello Stato? Cosa farebbe se si dovesse determinare un’emergenza? È inevitabile che i sudditi paragonino questo impegno a mezzo tempo dell’erede al trono con la dedizione assoluta al Paese di nonna Elisabetta, che non esitò a sacrificare al dovere anche i suoi sentimenti materni (Carlo glielo rimproverò pubblicamente).

L’inattesa, repentina debolezza dell’istituzione monarchica emersa in queste settimane ha molte ragioni. La scarsa coesione della famiglia reale, la faida tra i due fratelli William e Harry, il disincanto di un Paese che, scomparso il «monumento» Elisabetta, comincia a chiedersi se valga la pena spendere 86 milioni di sterline annue per mantenere nei privilegi una famiglia disfunzionale. Ma concorre anche la debolezza della politica. Alle elezioni, probabilmente in autunno, appare pressoché scontato che dopo 14 anni al potere i Tory vengano ricacciati all’opposizione. Il premier Rishi Sunak è così scarsamente popolare e carismatico perfino tra i suoi che si sussurra di una congiura intestina per scacciarlo prima del voto da Downing Street e tentare la sorte elettorale con un nuovo leader. Sembrerebbe una mossa suicida ma dà l’idea della disperazione a cui è ridotto il partito conservatore, nei sondaggi sotto di 25 punti rispetto ai laburisti.

Chi ha un po’ di memoria storica paragona la cupa atmosfera di questi giorni a quella della crisi di Diana a inizio degli anni Novanta. Oggi come allora la saga reale si dipana rovinosamente in coincidenza con un governo debole. Trent’anni fa il premier John Major era troppo impegnato a tentare di salvare il suo gabinetto per intervenire efficacemente nel divorzio dei Galles, che stava per travolgere il trono. Oggi, allo stesso modo, un disperato Rishi Sunak non è segnalato su alcun radar. Eppure, anche i più convinti sostenitori del trono avvertono che se non è arrivata all’undicesima ora, la monarchia ci è pericolosamente vicina. E con lei, tutt’intera la vecchia Inghilterra.