La Corte trema, arrivano i Middleton

Re Carlo ha messo in chiaro che non c’è malattia che tenga. Non ha nessuna intenzione di lasciare anzitempo la corona a lungo sospirata. Ma i palazzi di Londra ribollono lo stesso di voci e bisbigli sulla Corte che verrà. Quella di re William e della sua regina Catherine. Come sempre nelle fasi di transizione, tra i cortigiani è scattata la corsa al posizionamento. Tra allarmi e speranze nessuno ha dubbi sul nome di chi sarà, al momento giusto, il vero potere dietro al trono. Middleton. Anzi, i Middleton.
Fa parte notoriamente della tradizione monarchica che la famiglia del coniuge reale venga ricoperta di onori e prebende. Un tempo si materializzavano in titoli nobiliari e proprietà feudali, ai giorni nostri si traducono in elevata influenza sociale, sontuosi alloggi di favore, e in qualche caso contratti per servizi al sovrano. Per dire, la sorella di Camilla, Annabel, stimatissima designer, è stata per anni al servizio (ben retribuito) di Carlo come curatrice e arredatrice delle proprietà immobiliari del ducato di Cornovaglia, appannaggio dell’erede al trono. Non appena il ruolo di erede è passato a William, la sorella della regina ha perso il posto. La Corte trema.
Soprattutto è la prima volta in epoca moderna che l’aristocrazia si trova a fronteggiare una prospettiva decisamente inquietante: la Corona finirà sotto l’ombra, poco rassicurante per i vecchi lord, di un pugno di outsider, una quieta famiglia borghese del tutto estranea agli intrecci e ai complotti che legano da secoli i grandi clan nobiliari. I Middleton non vantano quarti di nobiltà e non hanno da mostrare alberi genealogici. Sono un corpo estraneo rispetto all’establishment tradizionale. Non a caso, agli inizi della loro storia, gli amici snob di William chiamavano Kate e la sorella Pippa le «Wisteria sisters», le «sorelle glicine», arrampicatrici come la pianta .
Il mondo dorato storceva il naso davanti ai Middleton ma oggi deve prendere atto della loro forza, che sta già quietamente plasmando il futuro della monarchia. È la forza di una famiglia molto unita, saldata da infrangibili vincoli di affetto e reciproco sostegno. Si è stretta attorno a Kate al momento della malattia, come aveva fatto del resto quando era stato il figlio minore James a cadere vittima della depressione e di pensieri suicidi.
Questa è una lezione che non sfugge ai Windsor. Il ruolo di nonni e zii materni nell’educazione affettiva del nipotino George, che un giorno sarà re, appare già oggi trasformativo, e questo vale pure per l’influenza esercitata sul principe William. Le serate in casa dei suoceri tra risate, tv e giochi di carte al tavolo di cucina, così come le attività comuni all’aria aperta, hanno regalato al figlio di Diana quell’atmosfera di famiglia che non aveva mai conosciuto e invece sognava. Questo è diventato un salutare fattore di equilibrio rispetto alle formalità della vita di Corte e dei doveri ufficiali. Ed è stato cruciale nel rendere l’attuale principe di Galles un uomo conscio dei suoi doveri famigliari al di sopra di ogni altra cosa .
I critici lo irridono per questo come «il principe dalle 10 alle 16», manco fosse un travet qualunque ansioso di tornare a casa. Invece, sarà forse proprio questa la trasformazione radicale che William e Catherine imporranno alla monarchia. Nella «famiglia reale» l’aggettivo ha sempre contato molto più del sostantivo, i rapporti formali e di potere più di autentiche relazioni affettive. Se al contrario saranno queste domani a improntare decisioni e comportamenti, i reali non solo eviteranno forse una replica della fuga di Harry ma saranno pure, e finalmente, «in touch», a contatto con la gente comune, con le speranze e preoccupazioni condivise da tutte le famiglie «normali» del regno. Che era poi il sogno, o il programma, vagheggiato da Diana. Sarebbe felice di sapere che a realizzarlo, sposando una borghese, sia proprio suo figlio.
PS. A proposito di legami famigliari. Che orrore la trama di abusi e violenze rivelate dalle denunce delle dipendenti di Harrods contro il defunto Mohammed al-Fayed. Si ergeva a modello di amore paterno accusando i Windsor della morte di Dodi e Diana, e non era altro che un predatore sessuale, uno stupratore seriale che l’ha fatta franca grazie al potere e alla corruzione del denaro. Resta inspiegabile che una donna come Diana si sia lasciata irretire tanto ingenuamente nella trappola dei Fayed, fino al tragico epilogo.