Il commento

Le mascherine d'oro di lady Mone di Mayfair

Costretta a lasciare la Camera dei Lord, la cinquantenne è da un paio di settimane una paria politica e sociale respinta anche dal suo partito — La politica inglese deve fare i conti con un sovrano deciso ad abbandonare il mutismo materno sui temi che scottano
Antonio Caprarica
05.01.2023 06:00

Michelle Georgina Mone è un’ex modella scozzese cinquantenne che ha fatto fortuna creando un’azienda di lingerie di lusso. Non solo è diventata milionaria ma nel 2015 è stata creata anche baronessa. È entrata alla Camera dei Lord nelle file dei Pari conservatori come lady Mone di Mayfair, scegliendo come locativo del suo titolo il quartiere più chic, scintillante e opulento di Londra. Il conto in banca giustificava ampiamente il toponimo: 120 milioni di sterline. A dispetto della sua montagna di soldi, lady Mone è da un paio di settimane una paria politica e sociale respinta anche dal suo partito. Galeotto (letteralmente) fu il COVID. In una bella e soleggiata mattina, il 7 maggio 2020, proprio nel pieno della prima letale ondata del virus in Gran Bretagna, Sua Signoria e il marito Doug Barrowman, anche lui imprenditore di successo, si fecero riprendere per il loro canale Instagram. In piedi tra le colonne doriche all’ingresso della loro magione sull’isola di Man applaudivano lo staff del Servizio sanitario nazionale come facevano ogni settimana da angoli diversi della loro proprietà di Ballakew. «Come sempre, Doug ed io vogliamo solo dire un enorme grazie a voi che fate andare avanti il Paese», cinguettava lady Mone. Due anni dopo, il 27 aprile, la meravigliosa tenuta di Ballakew - sfarzosa villa con nove camere da letto nel cuore di 70 ettari di verdi prati e rigogliosi boschi, con una spa, campi da tennis e un eliporto - veniva perquisita in ogni angolo dai poliziotti della NCA, l’Agenzia Nazionale del Crimine. La NCA aveva aperto un’indagine sulla Medpro, azienda fornitrice di equipaggiamenti protettivi, mascherine incluse, che aveva ricevuto dal governo britannico contratti per più di 200 milioni di sterline poche settimane dopo che lady Mone l’aveva raccomandata ai ministri competenti. La raccomandazione in sé, per incredibile che appaia, nella pratica parlamentare britannica è ammessa come lecita. Ma non lo è quanto ha rivelato un’inchiesta del quotidiano Guardian. Perfino il premier conservatore Rishi Sunak si è detto (parole sue ) «assolutamente choccato»: inoppugnabili documenti bancari indicano che lady Mone e consorte hanno segretamente incassato decine di milioni di sterline dai profitti generati dalle ordinazioni governative di camici e mascherine alla Medpro. Ciliegina sulla torta: il consorte di Milady ha elargito quasi 200 mila sterline al partito conservatore prima che la moglie si assicurasse i contratti usando la «VIP lane», ovvero la corsia preferenziale che il governo Johnson a inizio pandemia ha usato per dare priorità ai fornitori politicamente connessi. Secondo l’inchiesta, marito, moglie, la Medpro e altre tre compagnie intermediarie nelle forniture hanno guadagnato oltre 100 milioni di sterline sui 200 dei contratti governativi. E per soprammercato buona parte del materiale è stato respinto dal Ministero della Salute perché difettoso o di bassa qualità. Storia identica a quanto è successo in Italia e in parecchi altri Paesi investiti dal COVID, che ha offerto a profittatori senza scrupoli l’opportunità di arricchimenti facili. Lady Mone almeno è stata costretta a lasciare la Camera dei Lord. E per il partito conservatore, che dopo il cambio di tre premier in cinque mesi è già una maionese impazzita, è un altro duro colpo. Ma lo è in generale per la politica inglese. Che ora deve anche fare i conti con un sovrano deciso ad abbandonare il mutismo materno sui temi che scottano. Re Carlo lo ha provato abbondantemente nel suo primo messaggio di Natale. Invece di star dietro alle insensate e lamentose «accuse» del figlio minore (moglie al seguito), ha espresso preoccupazione per l’esistenza grama di chi non arriva a fine mese. E ha lodato come «veri eroi della comunità» quei dipendenti pubblici, dalla sanità ai trasporti, in sciopero contro il governo per paghe più decenti. I conservatori hanno reagito irritati: che ne sa lui che vive in una reggia? Come se loro vivessero negli slums... Allarmati anche i guardiani della neutralità regia: oddioddio, il sovrano pecca per eccesso di politica. Sarà. Ma con 10 milioni e mezzo di spettatori, re Carlo ha polverizzato i record di ascolto della mamma, trovando all’istante una popolarità insospettata. Stai a vedere che gli inglesi apprezzano, più di un monarca silenzioso, uno che gliele canta a politici inefficienti (spesso, anche corrotti).