Lord Michael e Mr. Middleton
![](https://naxos-cdn01.gruppocdt.ch/cdt/stories/2025/02/05/1920x1080/af79fe39-981f-4473-bbb9-a3ae45bb8a19.jpeg)
Di questi giorni la Corte di San Giacomo ronza come un alveare impazzito, che si esprime - se vi fosse sfuggito - a 432 hertz, una frequenza strettamente connessa ai cicli della natura e dell’universo. Non sono i poeti ma gli scienziati che la chiamano «frequenza della Felicità», giacché stimola il rilascio di endorfine, dopamina e serotonina. E chi oggi a Londra può essere più felice della principessa di Galles, della sua famiglia e del suo entourage nel momento in cui il cancro appare in remissione?
Il ronzio tuttavia non è dovuto solo alle buone notizie sulla salute di Catherine. I pettegolezzi a Buckingham Palace vertono soprattutto sulla prospettiva molto solida che anche i Middleton, famiglia borghese che di più non si può, venga fatta nobile. Carole e Michael, i genitori di Kate, per la verità non sono mai parsi ansiosi di diventarlo. Nei vent’anni abbondanti dacché la loro primogenita è entrata nella giostra reale, mai - dico mai - una sola volta sono finiti sui giornali per un gesto o una parola di troppo. Non amano esporsi. E solo in rarissime occasioni, come quella gran festa dell’estate reale che sono le gare ippiche di Ascot, si sono visti sfilare anche loro sotto i riflettori costantemente puntati sulla principessa.
La verità è che Carole ha smentito coi fatti, in tutti questi anni, le voci che la dipingevano come «pushy mother», la mamma determinata a spingere la figlia tra le braccia del futuro re, che è pure l’immagine globalmente diffusa da «The Crown». Chi la conosce bene, testimonia invece di una donna che non si è mai sentita troppo a suo agio sotto l’occhio curioso e spietato del pubblico. E anche oggi, a 70 anni appena compiuti (il 31 gennaio), si guarda bene dall’esibirsi nella rutilante vita mondana del tout-London.
Non è insomma, la probabile investitura nobiliare, il frutto di smodate ambizioni dei Middleton. Che sarebbero, a quanto pare, ben felici di restarsene nel loro semi-anonimato rischiarato dalla costante frequentazione di figli e nipoti. Ma proprio questo è il punto. Benché silenziosi (una gran fortuna, con tutti i ciarlieri Windsor che ci sono in giro...) , Michael e Carole giocano a detta di tutti un ruolo cruciale nella vita della giovane famiglia Galles. Loro sono i nonni sempre presenti, quelli sempre disponibili, e soprattutto quelli che nell’anno campale appena trascorso hanno offerto un sostegno straordinario, morale e materiale, alla figlia in lotta con il cancro. Sono stati loro a occuparsi dei tre nipotini reali quando la madre stava male e William era troppo occupato, loro che hanno cercato di offrire una rassicurante normalità in un tempo pieno di ombre e paure.
Questo contributo ha trovato pieno riconoscimento nel video in cui a settembre Catherine annunciava felice di aver terminato la terapia anti-cancro. Oltre a lei, al marito e ai bambini, in quei fotogrammi ci sono solo due altri protagonisti : Carole e Michael, tutti assieme impegnati in un allegro e rumoroso gioco da tavolo. Ora, forse, è il tempo della riconoscenza. Pure da parte di re Carlo. Il sovrano, anche lui malato, sa bene di che conforto siano stati i consuoceri per il figlio. È vero che in passato i rapporti non sono stati idilliaci, con il principe di Galles sempre molto sospettoso verso gli outsider, e in più geloso dello stretto rapporto tra il nipotino ed erede George e i nonni materni. Ma l’anno terribile segnato dalla parola con la «C» ha cambiato molte prospettive in casa Windsor e ha reso pure Sua Maestà più desideroso di schietti rapporti umani, oltre il muro delle dovuta deferenza.
Sarà lui a offrire ai Middleton, come pegno di gratitudine, il titolo di cui si parla, ovvero conte e contessa di Bucklesbury? La località è il villaggio del Berkshire dove la coppia ha cresciuto i suoi tre figli e dove ha sempre mantenuto il centro dei suoi interessi famigliari e d’affari. L’Inghilterra sta cambiando tumultuosamente, ma sembra in qualche modo inevitabile, finché resterà una monarchia, che i nonni del futuro re vengano infine cooptati nell’aristocrazia. Sebbene, personalmente, sarei felice che rifiutassero.
Sarà pure il mio un pregiudizio repubblicano ma l’epopea borghese di Carole e Michael mi pare evochi maggior rispetto di una nobiltà posticcia. Una hostess e un controllore di volo che costruiscono un’impresa commerciale di successo, fanno soldi, non si montano la testa. E soprattutto capiscono che il profitto maggiore deriva dall’affetto e buona educazione dei figli. Quanto mi piacerebbe che il futuro re Giorgio VII potesse vantarsi di un nonno che non è un semplice conte ma Mr. Middleton.