Meghan e Hewitt, poveri Windsor

È tornato James Hewitt, il bel capitano che sedusse Diana, la conquista più ambita ma pure rovinosa. Nella famosa intervista televisiva a Panorama, nel 1995, lei ammise la relazione di anni prima, di esserne stata innamorata davvero ma pure crudelmente delusa quando seppe che l’ex amante aveva collaborato a pagamento a una sua biografia non autorizzata: per lei –aggiunse – era stato sconvolgente scoprire che qualcuno di cui si fidava aveva usato il loro rapporto per fare soldi. Da quel momento l’ex ufficiale delle Guardie Reali fu marchiato a fuoco con l’epiteto «love rat», ovvero traditore.
Immagino quanto sarebbe sconvolta oggi Diana se potesse sapere che il «love rat» continua ad aggrapparsi al marchio Windsor per guadagnarsi almeno un fugace passaggio in tv. Per di più pretendendo di parlare a nome della defunta. Con notevole faccia tosta, il Casanova isolano oggi sessantaseienne si sofferma sulla lite tra William e Harry per dire che «ogni madre sarebbe preoccupata di una simile frattura», e Diana certamente «farebbe del suo meglio per cercare di riunirli».
Vale forse la pena di ricordare che Hewitt è pure quello che lasciò a lungo circolare le voci che Harry fosse suo figlio naturale, pur sapendo che non poteva essere vero. E aspettò solo il 2017 prima di smentire categoricamente, datando a dopo la nascita del principino la relazione con Diana. Il ritorno alla ribalta di un personaggio così screditato si può decisamente considerare uno dei danni collaterali della rottura all’apparenza insanabile tra i Galles e i Sussex. Ma è lecito temere che l’imminenza del trentesimo anniversario della morte di Diana, nel 2027, scateni nuovamente un vergognoso mercato del pettegolezzo.
A Corte come nell’opinione pubblica britannica c’è stato un attimo di vero smarrimento negli ultimi giorni. Dall’altra sponda dell’Atlantico si era diffusa la voce che Harry stesse trattando un nuovo accordo con Netflix, e stavolta per un documentario sulla madre scomparsa. Sudditi e reali, allo stesso modo, non potevano crederci. Per quanto enorme appaia il tradimento già compiuto dal duca di Sussex ai danni della famiglia, niente si potrebbe comparare alla vergogna di un figlio che rivela per soldi i segreti della madre. Harry ha finalmente capito che solo l’ipotesi deturpa la sua immagine e si è deciso a smentire. Meglio tardi che mai. Resta tuttavia da capire su che cosa si appunta il nuovo contratto che i Sussex starebbero trattando con la piattaforma di produzione, visto che il primo accordo da 100 milioni di dollari è ormai spirato. E i successi di «Harry e Meghan», il documentario all’arsenico lanciato nel dicembre 2022, appena tre mesi dopo la morte di nonna Elisabetta, sono ormai un ricordo lontano.
Si direbbe piuttosto improbabile che Netflix voglia ancora pagare a peso d’oro le lezioncine di bon ton impartite da Meghan nella sua serie televisiva di cucina e arredamento, una delle cose più insipide e prive di senso messe in onda negli ultimi anni. Presa in giro da chi in America ha trionfato nel genere, come la premio Oscar Gwyneth Paltrow che la accusa di copiare, la duchessa viene descritta «alla deriva dalla realtà e dai fatti» dall’ex direttore di Vanity Fair Graydon Carter. Carter dirigeva la rivista quando l’attrice si guadagnò la copertina, nel 2017, alla vigilia delle nozze con Harry. E ha raccontato un divertente incidente. Dopo qualche domanda del reporter che la intervistava, Meghan lo interruppe inviperita: «Mi scusi , ma la storia sarà tutta sul principe Harry ? Perché io pensavo che avremmo parlato delle mie organizzazioni di beneficenza e della mia filantropia». Il fatto è – ha riconosciuto Carter al New York Post - «che all’epoca non avevo idea di chi fosse».
A quanto sembra, la deriva della duchessa non è terminata, almeno tra i marchi della sua attività commerciale . Costretta a rinunciare al brand American Riviera Orchard (non ci si può appropriare di una denominazione geografica), Meghan ha ripiegato sul romantico As ever , anche qui in doppia partnership con due giganti dell’e-commerce. E non si limita a marmellate e vino rosé, ma «firma» un intero emporio: strumenti di giardinaggio, sottovesti e abiti da sera, libri e audiobooks, piatti e ricette, biscotti secchi e ingredienti per le crepes, volendo anche gioielli e cartoleria. Sono, come spiega lei, le cose che ama e potete acquistare al modico prezzo di 128 sterline per una camicia bianca o un migliaio per un imperdibile maglione beige. E valeva la pena di sposare un principe in mondovisione per mettersi a fare l’influencer alla Ferragni (che almeno si era limitata a Fedez…)?