Parole infelici e spaccature più profonde
Tra una porta che sbatte, una sala che rumoreggia, un consigliere comunale offeso che prende le distanze dalle parole di un municipale, un altro municipale che smentisce quel collega, e un voto segreto che non si vedeva da anni, il Legislativo di Mendrisio si è impantanato poche settimane dopo il rinnovo dei poteri e lo ha fatto su una questione non di prim’ordine come la nomina di due delegati in un Consiglio di amministrazione.
Si dice che chi ben comincia è a metà dell’opera, ma a chi comincia male cosa succede? Se le premesse sono queste, la legislatura in cui si sta avventurando il municipio di Mendrisio non potrà che essere travagliata. Quanto successo negli ultimi giorni dentro e fuori la sala del Consiglio comunale testimonia una cosa: ciò che il Municipio aveva ufficialmente considerato archiviato la scorsa estate in realtà è una ferita ancora aperta, o usando un’altra metafora, un incendio non ancora del tutto domato. Detto con altre parole: l’affaire Cerutti non è per niente concluso. Anzi, l’ingresso in autonomia in Consiglio comunale di una nuova forza politica di cui Cerutti – dopo il cambio di casacca - è anche rappresentante in Municipio complica ulteriormente le cose. Anche perché, e lo si è visto da subito, all’interno di questo gruppo l’armonia è tutt’altro che scontata. L’uscita stizzita dalla sala del Legislativo del presidente sezionale dell’UDC Pierluigi Pasi quando il «suo» municipale ha preso la parola è l’esempio lampante di una mancanza di amalgama che fino a ieri era rimasta nascosta.
Insomma, i gremi eletti di Mendrisio appaiono alla ricerca di una rotta affidabile da seguire. Lo è il Municipio, la cui composizione è mutata solo per un settimo ma all’interno del quale i cambi di casacca, di distribuzione dei poteri e di attribuzione di dicasteri creano una mix di incertezza che lunedì scorso si è manifestato con un municipale che ne ha smentito un altro. Ma che immaginiamo si esprima anche durante le sedute, dove la maggioranza relativa persa dal PLR rende tutte le votazioni più incerte.
Più incerte le votazioni lo sono anche in Consiglio comunale. La presenza in Legislativo di due gruppi di destra dopo il divorzio tra Lega e UDC, così come «l’allergia» che il PLR manifesta praticamente ogni volta che il suo ex municipale si rende protagonista di un’iniziativa, non sono infatti i soli motivi per cui ad oggi il Consiglio comunale è in cerca di equilibri. L’incertezza è dovuta anche ai numeri, o meglio alla distribuzione delle sedie. Perché il voto di aprile ha rimesso in dubbio il peso di alleanze che in passato avevano permesso di creare maggioranze determinanti ai fini dei voti, e quindi dell’approvazione dei progetti e dei messaggi. Dietro l’agitazione che regna attualmente in Consiglio comunale ci sono anche alleanze da ricreare e quindi da ricercare. Un esempio? Insieme PLR e Alternativa allineano 29 consiglieri comunali, nella scorsa legislatura ne sommavano invece 32. E il Legislativo mendrisiense ha 60 membri. Il Centro ha 15 eletti, la Lega 6 e l’UDC 7. Nessuna coalizione a due, se non quella ipotetica tra PLR e Il Centro, basta più per garantirsi la maggioranza e ancora è da capire se l’area di destra collaborerà o meno sui vari dossier.
Le condizioni sono quelle di un incendio pronto a riprendere vigore. Un ammasso di tizzoni su cui il presidente del Consiglio comunale ha prontamente cercato di gettare dell’acqua, invitando gli eletti al rispetto reciproco e all’ordine durante le sedute. Difficile immaginare che basterà, per ora la sola certezza è che a Mendrisio i conflitti politici esistono sia dentro sia fuori dai partiti e che non sono stati archiviati con la fine della campagna elettorale. Cerutti è solo uno dei tizzoni ardenti e i suoi «scivoloni verbali» sono anche un po’ strumentalizzati a fini incendiari.