Il commento

Piscina di Carona, è ora di parlare con le idee

Il problema è che i contrari, all’Esecutivo, non hanno fatto proposte che vanno molto oltre un semplice «cambiate la vostra decisione»
Giuliano Gasperi
01.04.2025 06:00

Se lasciamo da parte le tensioni e guardiamo solo ai contenuti, quello sulla chiusura della piscina di Carona è un dibattito deludente, visto quanto espresso finora sia dai contrari alla scelta del Municipio, sia dal Municipio stesso.

Iniziamo dagli oppositori. La volontà di tenere aperto il centro balneare in attesa del suo rinnovamento con la realizzazione del tanto contestato glamping del TCS è comprensibile: la piscina ha un valore storico e affettivo per Carona, attrae persone nel quartiere e aiuta l’economia locale. Il problema è che i contrari, all’Esecutivo, non hanno fatto proposte che vanno molto oltre un semplice «cambiate la vostra decisione». Perché, ad esempio, non immaginare una riapertura meno onerosa facendo leva sul volontariato o sui programmi occupazionali (bar Mojito docet) oppure incrementare i ricavi della struttura cercando sponsorizzazioni e chiedendo uno sforzo in più ai suoi clienti? Abbiamo fatto esempi grezzi, solo per capirci sul principio. Il fatto è che la Città, per principio, non vuole impegnarsi a mettere un cerotto che ritiene inutile e costoso: per non rinunciare alla prossima stagione, Lugano aveva stimato una spesa di circa 350 mila franchi per sistemare alcuni impianti, a cui ne andrebbero sommati 250 mila di spese per il personale.

Lugano punta tutto sul progetto di rinnovamento del centro balneare, accompagnato da una proposta di modifica del Piano regolatore bloccata da tre ricorsi tuttora pendenti. Ricorsi che il vicesindaco Badaracco ha definito «mezzucci» e a cui avrebbe preferito un referendum, in modo che tutti potessero esprimersi. Ora: che il sistema attuale, con tutte le possibilità di ricorso che offre, sia penalizzante per chi promuove i progetti, lo pensano in molti in Ticino. Opporsi, tuttavia, resta un diritto democratico e in quanto tale va rispettato. Sono certe lunghissime attese delle decisioni superiori, ad essere inaccettabili. Ma è con le autorità responsabili di queste attese e di tutte le altre regole, che bisognerebbe alzare la voce. Per il resto, meglio parlare con le idee.  

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