Se Re Carlo fa concorrenza a Jeff Bezos
«Tutto sembrava respirare libertà e pace, e far dimenticare il mondo e i suoi tristi tumulti». Così la regina Vittoria descriveva 170 anni fa il suo «caro Paradiso sulle Highlands» scozzesi, ovvero il castello e la tenuta di Balmoral che il marito Albert le aveva regalato nel 1852. Lì il principe tedesco introdusse il rito dell’albero di Natale importato dalla natia Germania. Senza poter lontanamente immaginare che un giorno il suo castello delle favole sarebbe diventato il marchio di un regale catalogo di doni natalizi.
Balmoral Castle, che fu paradiso per Vittoria e «il posto felice» per la tris-nipote Elisabetta, si è infine trasformato grazie all’istinto commerciale di Carlo III in un costoso online shop. Se siete ammiratori della defunta regina e del suo «Balmoral style», il non plus ultra del country chic, e inoltre (condizione non secondaria) se le vostre tasche sono abbastanza profonde, allora avete trovato il posto giusto per lo shopping di Natale. Vi aspetta un’intera collezione basata su un tartan (il tipico motivo a quadri scozzese) nuovo di zecca, il Balmoral hunting, creato quest’anno dalla designer Araminta Birse-Stewart (mai che gli stilisti reali si chiamassero Peter, Paul o Mary…).
Con appena 962 sterline, ovvero la miseria di 1.077 franchi e 15 cent, potete farvi inviare a casa (spese di spedizione escluse) un sontuoso plaid in cashmere con il nuovo design. Oppure una sciarpa a 385 sterline, o uno zaino in pelle di cervo (evidentemente ammazzato da qualche reale cacciatore nella brughiera della tenuta) per 750 sterline o una scialle di lana a 140… E se proprio volete darvi arie ma i fondi sono scarsi, c’è sempre una borsa per l’acqua calda (Elisabetta, si sa, risparmiava sul riscaldamento) foderata di tartan per appena 75 sterline.
Sarà questa la modernità della monarchia? I Windsor si metteranno a fare concorrenza a Jeff Bezos nel commercio online? E magari, con tutte le loro innumerevoli sfarzose residenze, entreranno pure nel mercato degli affitti brevi? Già fatto. Dumfries House, castello settecentesco nello scozzese Ayrshire, che re Carlo salvò dalla rovina (con fondi pubblici), ospita ora un b&b da 22 camere con annesso ristorante e giardino. E pure Balmoral da quest’estate è stato messo a reddito, per la prima volta nella sua storia. Cento sterline per visitarlo in tour di gruppo, e con un extra di 50 sterline potete godere pure del tè del pomeriggio proprio come amava prenderlo la compianta Elisabetta.
Che Carlo III sia sempre stato, già da principe, un oculato uomo d’affari, lo dimostra la storia di successo commerciale delle sue tenute in Cornovaglia, tradizionale feudo dell’erede al trono. Dalla madre in verità ha ereditato l’avversione allo spreco ma è grazie alla sua lungimiranza nel diversificare il business, in primo luogo puntando sulle energie rinnovabili, che è riuscito a raddoppiare il patrimonio materno. Sua Maestà vale oggi 600 milioni di sterline, e la «Firm», la Ditta come si autodefiniscono i Windsor, macina profitti. Il che si porta dietro, fatalmente, due interrogativi.
Se la Corona, a quanto pare, può tranquillamente diventare un brand commerciale, perché allora tanto clamore quando ci hanno provato anche Harry e Meghan con il loro «Sussexroyal»? Sembrò quasi blasfemo che la coppia ribelle associasse le sue progettate imprese commerciali alle venerabili vestigia della monarchia, e i duchi furono diffidati dall’usare il marchio reale. Va bene invece se l’augusta corona è impressa sulla medaglietta al collo dei corgi di peluche in vendita sul sito di Balmoral? E i soldi finiscono in tasca a Carlo?
Sembra evidente una certa incoerenza, che si potrebbe forse perdonare se la famiglia reale versasse - si fa per dire - in ristrettezze. Non è il caso. Con 100 milioni e passa di sterline ricevute ogni anno in appannaggio dal Tesoro britannico, e un’imponente fortuna personale su cui paga tasse irrisorie, Sua Maestà può dormire sonni tranquilli. Meno, senz’altro, i suoi sudditi che faticano a pagare il conto del riscaldamento. E sono in tanti, soprattutto tra i pensionati. I giornali riferivano pochi giorni fa dell’ultrasettantenne morto assiderato nella sua casa ghiacciata, nel nord dell’Inghilterra. Forse, per essere moderna, basterebbe che la monarchia invece di affittare i suoi castelli ai ricchi li aprisse per ospitare i poveri. Per l’inverno, almeno.