Vedere l'arresto di Donald Trump
Donald Trump è probabilmente il soggetto più popolare tra le immagini generate da intelligenze artificiali – escludendo quelle sessualmente esplicite di celebrità e persone comuni, un fenomeno inquietante che tuttavia va al di là del tema qui affrontato. Trump inseguito dalla polizia, Trump a processo, Trump in prigione, Trump che abbraccia Anthony Fauci e, recentemente, anche Trump sorridente tra persone afroamericane. Create da oppositori e sostenitori dell’ex presidente, alcune di queste immagini sono state condivise dallo stesso Trump sul proprio social network, l’ossimorico Truth. Si tratta di fotografie false, su questo non c’è dubbio.
E tuttavia si può riflettere sul senso di questa falsità. Quando parliamo di immagini vere o false, infatti, usiamo queste parole in un senso un po’ diverso dal solito: la verità, e il suo contrario cioè la falsità, riguardano generalmente affermazioni come «Zurigo è in Svizzera» (che è vera) o «Zurigo è la capitale della Svizzera (che è falsa). Ma le immagini, di per sé, non affermano nulla e infatti quando parliamo, ad esempio, di una vera foto di Zurigo ci riferiamo a una foto autentica, scattata effettivamente a Zurigo e non modificata. Ma cosa succede se quella foto la presentiamo con la didascalia «La capitale della Svizzera»? In questo caso abbiamo una immagine vera, nel senso di autentica, che però unita alla didascalia afferma qualcosa di falso. Viceversa, una foto pesantemente ritoccata di Zurigo, o un’illustrazione della Bahnhofstrasse, con la didascalia «Una città svizzera» sarebbe una immagine falsa, cioè inautentica, che però afferma il vero. Di solito non abbiamo grandi problemi a muoverci tra questi due livelli di verità, aiutati dal contesto e dalle caratteristiche delle immagini: sappiamo che le foto perfette della pubblicità sono ritoccate e spesso dicono il falso, mentre le illustrazioni di imputati a processo, utilizzate soprattutto negli Stati Uniti e ogni tanto anche in Svizzera, pur essendo inautentiche dicono il vero.
Le intelligenze artificiali generative, in grado di produrre facilmente e velocemente immagini praticamente identiche a quelle autentiche, mettono in crisi queste abilità. Di fronte a una foto generata da una IA di Trump a processo siamo disorientati, molto più che davanti all’illustrazione realizzata da un disegnatore, nonostante in teoria le due immagini potrebbero svolgere la stessa funzione. Forse dobbiamo semplicemente abituarci a questo nuovo contesto, sviluppare nuove abilità. Ma c’è anche il rischio che, non sapendo più come valutare l’autenticità delle immagini generate da IA, ci ritroviamo a mettere in dubbio la forza di verità di tutte le immagini. È quello che viene definito il «dividendo del bugiardo»: il vero pericolo non è quello di credere cose false (chi potrebbe prendere per vere le pur perfette foto di Trump circondato da afroamericani?), ma quello di dubitare di tutto.