L'editoriale

Colta l'occasione per dare una svolta

La sanità può e deve essere riformata –Anche il Ticino ha dato il suo consenso, seppure di stretta misura in una tornata segnata dal classico Röstigraben
Giovanni Galli
24.11.2024 21:11

La sanità può e deve essere riformata. E il finanziamento uniforme delle prestazioni è la soluzione per eliminare un difetto di costruzione e avviare una nuova dinamica in grado di accompagnare la svolta dal settore stazionario a quello ambulatoriale. È questo il messaggio scaturito dalle urne con la chiara approvazione della riforma Efas, probabilmente la più importante dall’introduzione della LAMal, nel 1996. Un sì reso ancora più significativo dall’esito delle altre votazioni popolari, nelle quali, invece, ha prevalso la sfiducia nelle scelte di Governo e Parlamento.

Anche il Ticino ha dato il suo consenso, seppure di stretta misura in una tornata segnata dal classico Röstigraben, con i Cantoni svizzero-tedeschi chiaramente favorevoli e quelli romandi altrettanto chiaramente contrari. Un risultato affermativo in linea con quello della maggioranza, ma che risente della diffidenza per certe promesse non mantenute del passato (come i mancati sconti sui premi per il nuovo sistema di finanziamento degli ospedali e delle cliniche) e dell’aperta contrarietà alla riforma manifestata dal Governo cantonale.

Anche a livello federale il referendum presentava grosse insidie, sia per la complessità del tema, sia per i timori sull’evoluzione dei premi e sulla qualità delle cure diffusi dai referendisti, che hanno alimentato una guerra delle cifre ed evocato fantasmi facendo leva sulla retorica anticasse malati. Ma alla fine, la maggioranza politica maturata in 14 anni di lavori parlamentari e l’inusuale alleanza degli attori sanitari (medici, ospedali, casse malati) hanno retto l’urto, forti anche del fatto che gli avversari non sono stati in grado di proporre alternative valide, se non il sempre più insostenibile status quo.

Ora si può finalmente concretizzare l’occasione di eliminare certi disincentivi che gravano sull’efficienza del sistema e di smuovere un settore sclerotizzato. La svolta verso l’ambulatoriale è già in atto, solo che finora i costi sono ricaduti solo sulle spalle degli assicurati. Chiamando alla cassa anche i Cantoni, il finanziamento uniforme dovrà porre fine al travaso degli oneri a carico di chi paga i premi e togliere gli ostacoli che finora hanno frenato lo spostamento delle cure verso day hospital e ambulatori, dove si possono ottenere le stesse prestazioni a costi inferiori (permettendo al paziente di restare a casa). Questo, sia ben chiaro, non basterà a risolvere tutti i problemi. Bisogna tenere i piedi per terra e fare i conti con la realtà.

Efas, grazie una ripartizione degli oneri più equa e alle nuove dinamiche che dovrebbe aprire, è solo un primo passo nella direzione di mettere un freno ai continui aumenti dei costi, e quindi anche dei premi. Serviranno altri interventi, come il nuovo tariffario medico che entrerà in vigore nel 2026 (con i forfait ambulatoriali), il contenimento del prezzo dei farmaci e le pianificazioni ospedaliere cantonali. Non solo. Ognuno, dai medici agli ospedali, dalle casse malati agli assicurati, passando per i Cantoni, sarà chiamato a fare la sua parte per far sì che la riforma, nel 2028, possa partire nelle migliori condizioni possibili e che le opportunità offerte per rimodellare il sistema sanitario vengano adeguatamente sfruttate. Tolti i disincentivi, gli assicuratori dovranno proporre modelli alternativi (e finanziariamente più vantaggiosi) basati su un maggior coordinamento delle cure. La cosiddetta «svolta ambulatoriale» dovrebbe ridurre le ospedalizzazioni, favorire il mantenimento a domicilio del paziente (oltre alla comodità c’è anche un minor rischio di contrarre infezioni) ed evitare doppioni. Premi con modelli di cure integrate, era stato detto nella campagna di voto, sarebbero fino al 20% meno cari.

La politica deve assecondare il cambiamento, anche a livello cantonale, riducendo l’offerta stazionaria ed estendendo quella ambulatoriale. Eloquente, in proposito, quanto si sta già facendo a Bienne, dove nonostante la crescita della popolazione ci saranno un nuovo ospedale più piccolo e un centro ambulatoriale ampliato. Il vantaggio delle cure ambulatoriali è che richiedono anche meno personale. Più si andrà in questa direzione, Ticino compreso, maggiori saranno le chance di riuscita della riforma e, indirettamente, di contenimento della crescita dei premi. Certo, quando si tratterà di passare ai fatti andranno messe in conto resistenze, ma la via è ormai tracciata.

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