I tagli di Trump e la coesione degli americani

Donald Trump giovedì è tornato a spostare l’attenzione dell’opinione pubblica sul fronte interno, firmando un ordine esecutivo che di fatto sventra il Dipartimento federale dell’istruzione, con il previsto licenziamento di buona parte dei suoi 4.200 impiegati. Tra le motivazioni usate dal presidente USA per giustificare la sua mossa vi sono i risultati mediocri ottenuti nei college dagli studenti americani in un raffronto internazionale. In particolare è stato menzionato il «National assessment of educational progress», un programma di valutazione dei progressi nel sistema educativo americano del 2024, secondo cui il 70% degli studenti di terza media è al di sotto del livello di lettura corrente in inglese e il 72% al di sotto delle competenze richieste in matematica. Va però precisato che il Dipartimento federale dell’istruzione non impone alle scuole la metodologia e il contenuto degli insegnamenti, le istituzioni dei singoli Stati hanno infatti una grande libertà in materia. Tra i compiti del Dipartimento federale dell’istruzione figurano invece attività di inclusione, come la distribuzione di fondi a studenti le cui famiglie sono in difficoltà economiche. Nell’adottare il suo nuovo controverso provvedimento, il condottiero dei repubblicani ha voluto sottolineare che quello che sta facendo «non è così radicale come potrebbe sembrare». Sta di fatto che in passato nessun presidente aveva intrapreso un tale passo. L’inquilino della Casa Bianca ha riconosciuto che con la sua mossa ha messo a rischio anche il posto del suo segretario all’istruzione, Linda McMahon. Ma The Donald ha sempre una soluzione a portata di mano: «Le troveremo qualcos’altro da fare», ha affermato. In realtà solo il Congresso può abolire un’agenzia governativa, e al Senato i repubblicani non hanno la forte maggioranza richiesta (60 voti su 100) per compiere un tale passo. Per ora il presidente si rallegra per la nuova sforbiciata inferta all’apparato pubblico federale i cui dipendenti sono stati presi di mira subito dopo l’insediamento della nuova Amministrazione USA, in particolare quelli ritenuti non in linea con le idee del nuovo gruppo di potere insediatosi a Washington. Con una certa ipocrisia Trump ha definito «brave persone, «i numerosi impiegati attivi presso il Dipartimento dell’Istruzione che dovranno fare i conti con l’ondata di licenziamenti. Secondo il New York Times la strategia educativa perseguita dalla Casa Bianca mira a ridurre l’apparato amministrativo federale e a riorientarlo politicamente. A sostegno di tale tesi viene ricordato che giovedì, poco prima della firma del nuovo decreto esecutivo del presidente, Stephen Miller, l’ideologo capo dell’Amministrazione, spiegava che il Dipartimento federale dell’istruzione è popolato da «burocrati marxisti». Tra le tante promesse fatte dal leader dei repubblicani dopo aver vinto le elezioni dello scorso novembre, quella di essere il presidente di tutti gli americani sembra decisamente quella più trascurata.