L'editoriale

Il San Gottardo, le colonne e le idee strampalate

Di recente si è nuovamente aperto il dibattito su come eventualmente regolare il passaggio tra sud e nord del Paese (e viceversa), tra sistemi di prenotazione e pedaggi
Gianni Righinetti
02.05.2023 06:00

Il San Gottardo è da sempre croce e delizia, sin da quando i nostri avi come pure viandanti d’ogni dove lo attraversavano a cielo aperto per raggiungere il nord o il sud. Poi nell’ormai preistorico 1882 è stata aperta la galleria ferroviaria, nel 1980 è stato il turno di quella autostradale, dal 2016 è realtà la galleria di base con i suoi 57 km e nel 2029 sarà pronto il secondo tubo autostradale che annullerà finalmente quegli incroci pericolosi per 17 km che riportano sempre la nostra mente al terribile incidente e al rogo del 2001 nel quale persero la vita 11 persone, con il tunnel rimasto chiuso per due lunghissimi mesi e il Ticino semi-isolato. La via delle genti è come un libro di storia sempre aperto, al quale aggiungere un nuovo capitolo. Ed è storia recente il dibattito che si è aperto facendo tornare concetti triti e ritriti quali un sistema di prenotazione o il pedaggio. Iniziamo da quest’ultima malsana idea che ciclicamente torna alla ribalta e che meriterebbe di essere definitivamente accantonata. Nessuno misconosce il diritto di riproporla, ma chi lo fa dovrebbe rendersi conto di affermare qualcosa di irrealizzabile con le regole attuali e che rimane insensato nel contesto elvetico. Nessuno spostamento da un Cantone all’altro prevede un pedaggio, la libertà di spostarsi liberamente all’interno della Confederazione è un principio fondante del nostro Stato di diritto, della parità di trattamento e non ammette deroga alcuna. Tra Ticino e Uri non possono essere prelevati balzelli, come d’altronde da nessun’altra parte. Il contrassegno autostradale è uno ed unico per tutti, indipendentemente dalla nazionalità. È ovvio che la differente conformazione geografica rende più oneroso costruire una galleria sotto il San Gottardo che un rettilineo lungo l’altopiano, ma tutto questo è insito nel patto federale concepito per unire gli svizzeri e non discriminarli o dividerli secondo concetti geografici o dei finanziamenti indispensabili nei rispettivi Cantoni. La barriera alpina non l’hanno voluta i ticinesi o gli urani, c’è da un numero di anni incalcolabile indipendentemente dalla volontà umana: l’uomo dotato di intelletto lo tenga presente e la smetta di lanciare idee strampalate, compresa quella di dare un pass discount e agevolato ai ticinesi, considerandoli come una sorta di riserva indiana da sussidiare. D’altronde l’idea-provocazione di una dogana al San Gottardo è da tempo finita tra le battute da cabaret e non trova più alcuno spazio tra le proposte serie. Che bello se, indipendentemente dalle regole di transito negoziate tra Svizzera e UE, si smettesse di dire certe stupidaggini.

E veniamo alla proposta lanciata dal Canton Uri per un sistema di prenotazione per attraversare il tunnel autostradale, dettato dall’egoistica volontà degli abitanti della Svizzera primitiva di non vedere più transitare i viandanti dell’era moderna lungo le loro strade, ma di impacchettarli da qualche parte (ovviamente il più lontano possibile dai loro occhi), facendoli poi partire a blocchi per transitare dall’imbuto del San Gottardo. Potrebbe anche essere un bel giochino per bambini, ma come tradurlo nella vita reale? Dove impacchettare le auto a Nord e a Sud? Come illudersi che questo ridurrà i transiti? Senza se e senza ma anche questa ipotesi, letta nella realtà, appare come la ricerca di una limitazione dei transiti che, e questa volta lo diciamo anche da ticinesi, è uno scenario inaccettabile. Fa infine sorridere l’espressa volontà di alcuni ambienti che vorrebbero lottare contro i mulini a vento, ribaltando quel paradigma che vorrebbe (ma nella realtà già non è purtroppo così) che le strutture stradali si adeguino alle necessità di spostamento nella vessatoria teoria che vedrebbe adeguare il traffico alle strutture esistenti.

Delle colonne purtroppo non ci liberemo molto presto, ma più che idee strampalate, occorre che la Confederazione prenda in mano seriamente la questione e avanzi scenari realistici che comprendano pure la situazione dell’A2 nel tratto del Sottoceneri. Perché la crisi da auto in transito che indispettisce gli urani, i ticinesi la vivono quotidianamente nel tratto che porta al tunnel del San Gottardo, ma pure dal Ponte Diga alla dogana di Chiasso e lungo tutte le strade cantonali.

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