L'editoriale

Le scelte di rottura e il futuro da scrivere

Considerazioni a margine del Congresso del PLR e della conferma alla presidenza di Alessandro Speziali
Gianni Righinetti
17.03.2025 06:00

Nello sport quando le cose vanno davvero male a pagare è l’allenatore. Il PLR del riconfermato Alessandro Speziali alla presidenza per altri quattro anni, ha compiuto un percorso sportivamente inimmaginabile. Di fronte ai risultati elettorali piuttosto scarsi alle cantonali del 2023 ha visto i delegati ridare fiducia al responsabile politico. Che a sua volta ha cambiato radicalmente il gruppo di consiglieri e bracci destri. Resta l’allenatore cambiano i giocatori di punta. A Biasca è nato il PLR dello Speziali-bis, dopo che il numero uno ha ammesso alcune mancanze nella sua conduzione: l’insoddisfazione frammista alla frustrazione per i due seggi andati perduti in Parlamento e la riconquista del Consiglio degli Stati sfuggita. Tutto si potrà dire del presidente liberale nella verve e radicale nell’acronimo del logo, ma non di essere un accentratore di potere e monopolizzatore dei fari della ribalta. Salutati e congedati con i ringraziamenti di rito quattro membri del suo staff dirigenziale dalle caratteristiche più tecniche che politico-strategiche, ha annunciato che ad affiancarlo nel duro percorso che porterà alle politiche del 2027 (cantonali e federali) e anche oltre (ammesso che la storia non veda poi uno o più di uno del poker assumere un’alta e altra carica elettiva) saranno due politici tosti e d’esperienza quali Alex Farinelli e Natalia Ferrara, unitamente al vicesindaco di Bellinzona Fabio Käppeli e al presidente del PLR del Mendrisiotto Giovanni Poloni. Una scelta forte. Convincere un consigliere nazionale a entrare nel gremio operativo cantonale non è per nulla scontato, ma è significativo che Farinelli, invero sempre attento e attivo a seguire le dinamiche cantonali, torni in prima linea in Ticino. C’è poi l’altra mossa per certi versi anche coraggiosa, perché l’attuale capogruppo a Lugano e granconsigliera non è donna di buon comando e disposta ad assecondare tutto molto facilmente. È un po’ come una rosa, capace di sorridere con vellutati e colorati petali, ma se la prendi male punge, come, e forse più, delle spine del gambo. Speziali ha scelto la via più ripida, ma al contempo più stimolante per smuovere la politica di un partito che da sempre è ligio al principio del «vorrei, ma non posso». Osare dovrà essere la parola d’ordine con una base di militanti che mira ad essere protagonista di azioni misurabili.

Mantenere alta la guardia di fronte al sempre più praticato assalto alla diligenza appena arriva qualche milioncino di franchi, rimane un principio sacrosanto. È responsabilità di fronte alla tendenza di chi predica con buonismo irresponsabile che il debito è cosa saggia. La rotta del PLR non cambia, ma gli obiettivi un domani potrebbero essere anche diversi, ad esempio non per forza restare alla guida delle Finanze e all’economia, ma questo destino è legato al risultato elettorale, ancora di più al futuro politico di Christian Vitta. Speziali fa l’occhiolino alla scuola, dossier che ha visto il partito particolarmente attivo con proposte di riforma e se oggi si dovesse fare una scommessa, questa verterebbe sul ritorno alla testa di quel DECS perso nel 2011 per il raddoppio leghista a vantaggio del PS. Il PLR intende rimanere una forza interclassista prodigandosi nella promozione di una società e di una cittadinanza ligia ai doveri e non solo determinata nell’invocare ogni genere di diritto teso a schivare le proprie responsabilità. È innegabile che un po’ più di liberalismo darebbe una mano a tutti e allo Stato in primis, non più chiamato a fungere da chioccia ad ogni piè sospinto. Il liberalismo dovrebbe albergare in ogni forza politica, soprattutto in quelle che nella Berna federale sono indentificate nel «fronte borghese». Speziali, supportato dal pulpito anche dal discorso del consigliere federale Ignazio Cassis sulla democrazia come concetto in evoluzione e non solo dato di fatto considerando la situazione geopolitica, ha stupito per un non detto. Il congresso di un partito è da sempre occasione per togliersi qualche sassolino dalle scarpe per lanciare messaggi, critiche o invettive agli altri partiti o presidenti. Cosa che non è avvenuta: «Non dedico il tempo da questo pulpito a parlare male degli altri» ha detto lasciando un po’ tutti di stucco. Ignorata la Lega, dimenticato il Centro, inesistente nelle sue parole l’UDC, mentre il PS è rientrato solo indirettamente parlando del fallimento de «La scuola che verrà». Non parlarne (magari male) in un congresso sembra un sano punto di rottura con il passato. Ma la forza liberale radicale non può dimenticare che in questo sistema consociativo (che a noi ha un po’ stufato), da sola non va da nessuna parte. Sul tavolo restano quesiti importanti: cosa fare concretamente e con chi. A Speziali e ai suoi nuovi quattro stretti consiglieri toccherà dare a breve una risposta.

Correlati