L'editoriale

Non bisogna rassegnarsi a convivere con le code

I chilometri di coda ai due portali del San Gottardo e le conseguenti raccomandazioni di viaggio di Viasuisse ormai non fanno quasi più notizia, ma rassegnarsi non è la soluzione
Luca Faranda
29.04.2025 06:00

La polemica è servita, puntualmente, all’arrivo di ogni primavera. I chilometri di coda ai due portali del San Gottardo e le conseguenti raccomandazioni di viaggio di Viasuisse ormai non fanno quasi più notizia. La sempre più lunga stagione delle colonne è iniziata: archiviate le piovose vacanze pasquali, l’asse nord-sud sarà nuovamente sollecitato per l’imminente ponte del 1. maggio. Complice il maltempo, a questo giro la fila di auto del Venerdì santo, con 15 km di coda, non ha superato livelli record (nel 2018 il serpentone di veicoli aveva raggiunto i 28 chilometri, lo scorso anno si erano toccati i 22). I dati dell’Ufficio federale delle strade però non mentono. Tra il 2012 e il 2023 le ore di coda ai due portali della galleria del San Gottardo sono quasi raddoppiate, passando da 1.633 a 3.123 all’anno. Il problema esiste ed è noto a tutti i livelli. Nel corso degli anni le possibili soluzioni analizzate dall’USTRA e già discusse dal Consiglio federale non hanno prodotto risultati di rilievo. La situazione tra Wassen e Faido (non più da Göschenen ad Airolo) rimarrà tesa almeno fino all’apertura della strada del Passo del San Gottardo, prevista non prima di metà maggio. Oggi questo tratto di strada alternativo alla galleria rimane chiuso al traffico per circa 210 giorni all’anno. A Berna, di recente, è tornata d’attualità la richiesta di tenere aperto il Passo per tutto l’anno, inverno incluso. A depositare la mozione, lo scorso 21 marzo, è stato il consigliere nazionale Benjamin Giezendanner (UDC/AG), con il supporto di altri 57 cofirmatari. Tra questi, anche cinque deputati ticinesi. La proposta non è certo nuova. Nel 2023 l’ex consigliere nazionale Rocco Cattaneo aveva chiesto al Governo di garantire la viabilità durante tutto l’anno sul Passo del San Gottardo. E già allora il «ministro» dei Trasporti Albert Rösti era stato chiaro: solo per ridurre il periodo di chiusura dagli attuali 210 a circa 150 giorni sarebbero necessari investimenti di almeno 300 milioni di franchi, destinati alla costruzione di gallerie e ripari contro le valanghe.

Secondo il Consiglio federale, gli investimenti necessari superano ampiamente i benefici. Il problema, però, si pone ed è giusto affrontare la questione, pur sapendo che di soluzioni in tempi brevi non ce ne possono essere. Al termine degli inverni più miti - anche a causa del cambiamento climatico - sarebbe sicuramente auspicabile un’apertura (in totale sicurezza) più celere del Passo già ad inizio maggio. Gli investimenti per migliorare la situazione nel periodo primaverile sono benvenuti, ma una percorribilità totale per tutto l’anno, con il concreto rischio di copiose nevicate a 2.000 metri di altitudine, rappresenta tuttora un rischio considerevole. Lo scorso anno i muraglioni di neve al bordo della strada sfioravano i dieci metri di altezza, con conseguente rischio di valanghe. Oltre alla sicurezza, soprattutto durante la delicata fase del disgelo, si tratta anche di una questione di pragmatismo. Per l’USTRA i lavori necessari a garantire l’apertura del Passo già per le vacanze pasquali sarebbero equivalenti a quelli per mantenere la strada aperta tutto l’anno. Una spesa che oggi appare poco giustificabile, proprio nel momento in cui si sta entrando nella fase più calda del raddoppio del tunnel del San Gottardo. L’inaugurazione del secondo tubo è prevista nel 2029. Poi, a partire dal 2032, saranno finalmente percorribili entrambe le canne, ognuna con una sola corsia aperta (la seconda sarà impiegata come corsia d’emergenza). Ci sono anche vincoli costituzionali: la capacità viaria, per legge, non può essere aumentata. Pertanto, i colli di bottiglia ai portali sud e nord del tunnel continueranno inevitabilmente ad esserci, con tutte le ripercussioni del caso. Se non ci fosse il San Gottardo a rallentare il traffico, il problema si sposterebbe più a sud con una ulteriore pressione sulla viabilità (già al limite) nel Sottoceneri. Rassegnarsi a dover convivere con il traffico, tuttavia, non deve essere la soluzione. La questione della viabilità sull’asse nord-sud merita di essere affrontata con una certa lungimiranza e - per quanto possibile - con una prospettiva di respiro transnazionale, senza tuttavia dimenticare un altro reale problema a livello locale: il riversamento del traffico nell’Alta Leventina. Fino ad ora, insieme alla chiusura dell’entrata autostradale di Airolo, ad aver dato i suoi frutti è la «Corsia d’Uscita PReferenziale Airolo/Passi» (CUPRA). Introdotta a singhiozzo a partire dal 2022, si tratta di una soluzione che permette di sgravare gli abitati di Ambrì, Piotta e Airolo. Per l’implementazione definitiva bisognerà aspettare l’estate del 2026. Se non è possibile diminuire la coda ai due portali, che si possa almeno incanalare e contenere il traffico di transito in autostrada.

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