L'editoriale

Ora Marine Le Pen rischia la grande beffa

L’ultima parola spetta ai giudici di appello, ma il tempo stringe e non è detto che anche se si giungesse a un giudizio di secondo grado in tempi utili Marina Le Pen otterrebbe una sentenza più magnanime nei suoi confronti
Osvaldo Migotto
01.04.2025 06:00

Il Rassemblement National (RN), denominato fino al 2018 Front National, si trova ad affrontare la sua più grande crisi politica dalla sua fondazione, avvenuta nell’ottobre del 1972 per opera di Jean-Marie Le Pen. All’origine di tale scombussolamento vi è la sentenza del tribunale correzionale di Parigi che ieri ha ritenuto Marine Le Pen e otto eurodeputati colpevoli di appropriazione indebita di fondi pubblici. La condanna della candidata del RN alle presidenziali francesi del 2027 prevede, tra l’altro, l’ineleggibilità di Marine Le Pen per cinque anni.

Immediata la reazione di chi, in Francia come all’estero, ritiene non democratica l’esclusione della Le Pen dalle elezioni presidenziali. Il fatto che a criticare la giustizia francese e la presunta violazione delle regole democratiche vi siano personaggi come il portavoce ufficiale del Cremlino Peskov, esponente di un regime dittatoriale, e il premier ungherese Orban, che nel 2010 ha introdotto nel suo Paese una legge-bavaglio sui media, la dice lunga sulla credibilità di chi vorrebbe dare lezioni di democrazia alle autorità giudiziarie francesi.

Tuttavia anche in Francia non sono mancate le voci critiche nei confronti del provvedimento giudiziario che di fatto mette fuori gioco, nell’arena politica, la leader storica dell’estrema destra francese. Il primo a reagire è stato il pupillo di Marine Le Pen, Jordan Bardella, che ha parlato di democrazia francese “giustiziata”. In serata la stessa Le Pen è apparsa in tv per accusare la presidente del tribunale di Parigi di aver preso una decisione politica. La combattiva Marine ha sollecitato un giudizio di appello in tempi brevi, in modo da poter ottenere la sua riammissione alle presidenziali del 2027.

Contro la sentenza di ineleggibilità emessa nei confronti della Le Pen si sono espressi anche Jean-Luc Mélenchon condottiero di “La France Insoumise” (estrema sinistra), e Laurent Wauquiez di “Les Républicains” (centrodestra). Sono troppi i 5 anni di esclusione dalle cariche pubbliche inflitti alla Le Pen? Vale la pena ricordare che nel maggio del 2022 la Corte d’Appello di Parigi aveva confermato la condanna all’ex primo ministro francese François Fillon (centrodestra) e alla moglie Penelope Kathryn Fillon per appropriazione indebita di fondi pubblici. In quell’occasione all’ex premier francese fu imposta l’ineleggibilità per ben 10 anni.

Ieri l’associazione francese anticorruzione Anticor ha ricordato che il legislatore ha previsto, a partire dal 2016, l’automaticità della pena complementare di ineleggibilità per gli eletti condannati per violazione della probità. Pertanto Anticor si è compiaciuta per la pena inflitta a Marine Le Pen in quanto le infrazioni di cui lei e gli altri imputati si sono resi colpevoli “ledono così profondamente il nostro patto democratico che i loro autori diventano indegni di rappresentarci».

L’ultima parola spetta ora ai giudici di appello a cui la leader dell’estrema destra intende ricorrere. Ma il tempo stringe e non è detto che anche se si giungesse a un giudizio di secondo grado in tempi utili Marina Le Pen otterrebbe una sentenza più magnanime nei suoi confronti. Se tutto andrà male, per lei, per la prima volta dal 1981 un «Le Pen» potrebbe non essere sulla linea di partenza delle elezioni presidenziali.

Per il Rassemblement National e per la sua attuale condottiera sarebbe una grande beffa, considerato che mai come ora i sondaggi danno il vento in poppa all’estrema destra francese. Per un nuovo candidato del RN alla presidenza francese la strada verso l’Eliseo potrebbe risultare più sconnessa.  

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