Sulla Posta la complicità della politica
«Una giornata nera per la Posta e per la coesione della Svizzera»: questo il commento che si è potuto ascoltare da più parti, ieri, a seguito della conferma da parte del Gigante Giallo della volontà di chiudere un ufficio postale su cinque nella Confederazione. Si tratta di circa 170 filiali, di cui la Posta ha comunicato anche l’ubicazione. A perderci, soprattutto, le regioni periferiche, che non avranno più l’accesso a un servizio postale «universale e completo», due aggettivi che definiscono bene quello che la Posta è stata a lungo per la popolazione svizzera e che probabilmente non sarà più. Insomma, per un mese e mezzo si è potuto sperare che la politica e Roberto Cirillo – CEO della Posta e diretto esecutore dei mandati assegnatigli da Parlamento e Consiglio federale – tornassero sui propri passi e rivedessero l’ennesimo taglio ai servizi e a posti di lavoro pregiati, anche a fronte delle numerose critiche ricevute (non lamentele effimere di bizzosi clienti, ma critiche ragionate e fondate al netto di qualsiasi colore o interesse politico). Così non è stato, ed era prevedibile. Ne prendiamo atto.
Come tutti, Cirillo e la Posta hanno i loro obiettivi innanzitutto finanziari e se questi divergono dall’idea di un servizio pubblico che sia veramente tale, la classe politica ne è responsabile. Una classe politica che viene democraticamente eletta dal popolo affinché faccia gli interessi del popolo stesso e della Confederazione, o almeno tenti di amministrare la cosa pubblica senza farsi trascinare dalle sirene di un frettoloso smantellamento dei servizi solo perché, come ebbe a dire Cirillo da noi intervistato su queste colonne, «una candela porta più incasso di una lettera». Ovverosia, in altre parole, si deve andare dove vanno i ricavi. Ragionamento condivisibile per il mercato privato, meno per quanto riguarda il settore dei servizi pubblici che storicamente hanno avuto il ruolo di garantire coesione culturale e sociale a livello nazionale, come la Posta ha fatto per decenni.
Non stiamo facendo retorica, stiamo solo guardando la strategia del Gigante Giallo sul medio e lungo termine. A pagare il prezzo delle prossime chiusure di filiali, saranno non solo i residenti delle aree colpite ma anche decine di Comuni, che perderanno attrattività, senza contare la cancellazione di molti contenuti e servizi, particolarmente utili per la fascia d’età medio-alta. Per tacere del fatto che ormai la Posta parla apertamente di limitare in futuro i servizi di consegna o di recapitare i giornali nel pomeriggio, una prassi – o meglio, un disservizio – che ci risulta (in base alle lamentele di alcuni nostri abbonati) già in vigore: un colpo di grazia, ça va sans dire, a editoria e democrazia insieme. L’impressione è che la Posta persegua i suoi fini, dichiarandoli, e che questi fini siano gli stessi della politica, la quale però – come accade un po’ troppo spesso ultimamente, si veda la vicenda dei rincari delle casse malati – fa finta di nulla o accenna a timide critiche che tradiscono, se non proprio complicità, un pericoloso disinteresse.