L'editoriale

Trump-Zelensky, cronache di un mondo capovolto

La visione del presidente statunitense sembra molto vicina a quella di Putin, un’idea imperialista, fatta di aree di influenza, di poteri forti, sempre più forti
Paolo Galli
28.02.2025 20:03

Se la guerra non finisce è per «l’odio» di Zelensky nei confronti di Putin. «È molto dura per me venire a patti con quel tipo di odio». La retorica di Donald Trump continua a puntare nella stessa direzione, quella dell’Ucraina quale causa del conflitto, quella di Zelensky «dittatore». Quella degli Stati Uniti sempre dalla parte giusta del mondo, a prescindere. «Non sono allineato con nessuno, sono allineato con gli Stati Uniti d’America e per il bene del mondo. Sono allineato con il mondo». Ma quale mondo? Un mondo capovolto. La sua idea di mondo sembra molto vicina a quella di Putin, un’idea imperialista, fatta di aree di influenza, di poteri forti, sempre più forti. Dice di non difendere Putin, ma nello stesso tempo non fa nulla per attaccarlo. Nello Studio Ovale i toni sono stati accesi, violenti. I cronisti che da sempre seguono gli affari della Casa Bianca dicono di non ricordare nulla di simile. Trump, arrabbiato, furibondo, ha minacciato di abbandonare le trattative. E abbandonare le trattative significa, dal suo punto di vista, abbandonare a sé stessa l’Ucraina. Lo ha detto chiaro e tondo: «O firmi l’accordo o noi siamo fuori. E se noi siamo fuori, voi combatterete. Non credo che sarà molto bello». Una minaccia, punto. Zelensky ha mantenuto una linea decisa, che contrasta, e quanto, con l’attitudine ossequiosa di chi lo ha preceduto in questi giorni. Macron aveva sì difeso i contributi europei all’Ucraina, messi in dubbio - pure quelli - da Trump, ma per il resto si era comportato da primo della classe, evitando ogni possibile frizione. Lo stesso ha fatto Starmer, giovedì. A riprova di un’Europa che continua a muoversi in punta di piedi, conscia probabilmente dei propri limiti individuali e collettivi, anche se pubblicamente reclama un ruolo che non ha, che non ha più. I toni di Zelensky sono, molto semplicemente, al netto delle strategie, quelli di un presidente in guerra. «Torni quando è pronto a fare la pace», ha detto Trump congedando Zelensky, e confermandoci che il mondo che pensavamo di conoscere, oggi, è davvero capovolto.