Il commento

Kate, Keir e la rinascita

La principessa del Galles, a Wimbledon, è stata accolta dall'ovazione del pubblico in piedi – La discrezione che a Londra circonda la sua malattia (benché ne sia nota la gravità) è ammirevole, forse il retaggio di un’Inghilterra scomparsa con Elisabetta II
Antonio Caprarica
25.07.2024 06:00

Il povero Mr. Bagehot, ottocentesco custode delle istituzioni inglesi, si starà rivoltando nella tomba . Il suo precetto per la monarchia era semplice e ultimativo: «Mai lasciare che la luce del giorno distrugga la magia del trono». Non avrebbe certo immaginato che un giorno sarebbe stato lo stesso sovrano a spalancare le tende perfino sul sancta sanctorum della Corona, il palcoscenico principale dei suoi riti e dei suoi trionfi: il balcone di Buckingham Palace.

Carlo III è stato di parola. Deciso a dare l’immagine di una Corona più alla mano, aveva detto che intendeva «restituire» – in una certa misura e, ovviamente, a pagamento - i palazzi reali ai sudditi, e l’ha fatto. Se volete visitare il castello di Balmoral, tirate fuori cento sterline, prenotate on line e mettetevi in coda: potrete curiosare nel famoso salotto con la stufetta elettrica sistemata nel camino, dove la sparagnina Elisabetta II riceveva d’estate i suoi primi ministri. Ma il colpo grosso è arrivato a metà luglio, quando pure la reggia di Buckingham ha aperto i battenti al pubblico pagante.

Non solo la fantastica galleria dei dipinti che ospita una delle maggiori pinacoteche private al mondo, già accessibile ai turisti d’estate, sin dalla metà degli anni Novanta. Carlo III è andato oltre. Ha consentito ai comuni mortali di sbirciare nella famosa East Wing del palazzo appena restaurata, quella abitata e frequentata dai reali e dai loro collaboratori, l’ala più misteriosa e riservata della reggia, proibita a occhi estranei sin dai tempi della regina Vittoria. Proprio lei del resto l’aveva fatta costruire per le esigenze della famiglia che si allargava, e lì furono alloggiati una parte dei suoi nove figli.

Anche per chi come me ha avuto la fortuna di visitare il palazzo in più occasioni, l’East Wing è un’autentica sorpresa. Dal Salotto Giallo, dove Elisabetta registrò il suo messaggio natalizio del 2004, fino alla Centre Room che si apre sul balcone più famoso del mondo (assieme a quello di San Pietro), lungo i 73 metri del Principal Corridor è tutto un trionfo di draghi e pagode, statue di Buddha e porcellane cinesi, insomma tappezzerie e arredi che testimoniano la passione irrefrenabile per l’Oriente e le «chinoiserie» dell’antenato Giorgio IV, morto senza eredi diretti nel 1830.

La fama dell’ultimo re di Hannover è pessima. Come ha scritto lo storico ottocentesco Spenser Walpole, «fu un cattivo figlio, un cattivo marito, un cattivo padre, un cattivo monarca e un cattivo amico». Ma pure un grande (sebbene stravagante) collezionista, e il lontano pronipote Carlo ha messo a profitto con l’apertura al pubblico quella costosa passione. Ma per i sudditi di incrollabile fede monarchica (sempre meno ma ancora maggioranza) è la vista del balcone dall’interno che suscita le maggiori emozioni. Abituati da sempre a spiare da sotto a sopra i movimenti delle tende nella Centre Room, in attesa che le porte-finestre si spalancassero all’apparizione di re e regine, principi e duchi, ora possono per qualche secondo guardare il mondo dalla parte dei reali. Non è che un miraggio, ma non lo è anche la monarchia?

Non lo era invece, grazie al cielo, la principessa del Galles, riapparsa in carne e ossa sul mitico balcone a solennizzare il compleanno del re. Apparizione bissata dieci giorni dopo sul campo centrale di Wimbledon, di cui Kate è patronessa, e stavolta l’ovazione del pubblico in piedi era tutta e soltanto per lei. Che l’ha accolta con grazia veramente regale, dando segni di consistenti progressi verso la guarigione. La discrezione che a Londra circonda la sua malattia (benché ne sia nota la gravità) è ammirevole, forse il retaggio di un’Inghilterra scomparsa con Elisabetta II.

La borghese che ne è diventata la nipote acquisita è anche, con ogni evidenza, la sua più autentica erede. Ne condivide la popolarità ma soprattutto l’essenziale filosofia di vita: il soldiering, ovvero un senso del dovere quasi militare, la determinazione ad andare avanti a tutti i costi, da bravo soldato. Poco lontano dal balcone di Buckingham, a Downing Street, un altro borghese diventato premier, Keir Starmer, promette a un’Inghilterra stremata dalla Brexit una difficile rinascita. Nessuno meglio della principessa di Galles potrebbe diventarne il simbolo.