Vecchie e nuove musiche
Una vignetta che circola da tempo in internet ritrae tre vecchietti (uno in sedia a rotelle, uno con un deambulatore, l’altro che si porta appresso un respiratore) all’ingresso di una sala da concerti dove campeggia la scritta «Stasera grande serata di rock’n’roll». Un ragazzino su uno skateboad osservandoli commenta: «Hey, non vi sembra di essere troppo vecchi per tutto questo?» E loro «Noi siamo la Band». Una battuta caustica ma che la dice tutta su come quella che un tempo era la musica dei giovani, della ribellione contro il mondo dei «matusa» e degli «antichi» sia oggi diventata proprio la colonna sonora di quelle generazioni. Che non solo la ascoltano ma anche - e soprattutto - la fanno e la vendono. Basta dare un’occhiata alle classifiche discografiche (quelle «vere» che conteggiano i dischi venduti realmente e non ogni spiffero che passa nelle vicinanze di una piattaforma streaming):al primo posto tra gli album ci sono i Rolling Stones, ottant’anni di media. In vetta alla graduatoria dei singoli ci sono invece i Beatles, i cui due sopravvissuti sono più o meno coetanei. Ma non sono gli unici esempi. A parte qualche eccezione a vendere dischi e a fare molteplici pienoni negli stadi (non dei «sold out» una tantum) sono infatti personaggi ampiamente in età da AVS, da Madonna al nostrano Vasco Rossi, dai Metallica a Bruce Springsteen. E anche dal punto di vista della creatività le cose più intelligenti escono da gente con i capelli bianchi (se ce li hanno ancora...) e con alle spalle schiere di nipotini che però, come nel caso dei Rolling Stones che nel loro recente disco cantano di delusioni amorose come fossero dei ventenni, non impediscono loro di affontare tematiche in grado di abbracciare varie generazioni. E i giovani, direte voi, dove stanno?Beh, ci sono ma in una dimensione artistica e commerciale completamente diversa, in cui ogni dinamica è ribaltata rispetto al passato e in cui - anche in questo caso salvo estemporanee circostanze - domina la superficialità, la musica concepita per vendere subito e non per lasciare delle tracce. Quello che infatti risalta nel «nuovo» sound è la sua totale artificiosità, l’incapacità di essere suonato o cantato da tutti e, soprattutto, di essere ricordato nel tempo. Se ancora oggi, ad oltre cinquant’anni dalla pubblicazione, ad un accenno di una canzone dei Beatles, di Lucio Battisti o di uno degli ottuagenari ancora sulla breccia – se non fisicamente almeno artisticamente – quasi tutti sono in grado di agganciarsi e rispondere a tono, tra mezzo secolo accadrà la stessa cosa con le hit delle nuove giovanissime superstar che si consumano nello spazio di poche settimane?Personalmente credo di no e mi piacerebbe arrivare all’età di Matusalemme non solo per battere ogni record di longevità ma per poterlo verificare di persona. Anche se sono quasi sicuro che in situazioni di goliardica convivialità, ad essere cantato in compagnia non sarà l’amico Gué ma il vecchio De Andrè...