A caccia del tesoro ticinese di Gianni Agnelli

Le voci a Chiasso circolano da tempo. Sussurri, indiscrezioni. Chi avrebbe detto che, a vent’anni dalla morte di Gianni Agnelli, sarebbero finite addirittura in tribunale. Leggenda vuole che l’Avvocato fosse un frequentatore saltuario della città di confine: noto appassionato d’arte, nel Punto Franco di Balerna avrebbe custodito in segreto dipinti d’immenso valore. Sempre secondo la leggenda - che riportiamo in quanto tale - dopo la morte il «tesoro» sarebbe rimasto sepolto nel deposito doganale, in attesa che qualcuno lo riportasse alla luce.
La perquisizione
Qualcuno in effetti ci ha provato. Nel luglio 2022 - ha riferito quest’estate il Corriere della Sera - la Polizia cantonale su rogatoria italiana ha perquisito un caveau, in cerca di 13 dipinti il cui elenco è stato fornito alla Procura di Milano nientemeno che da Margherita Agnelli. La primogenita del fu presidente della (fu) FIAT sostiene da tempo l’esistenza di un’eredità «segreta» sottrattale dai figli - John, Lapo e Ginevra Elkann - con cui è in lite da anni. I dipinti farebbero parte del maltolto.
Ma nel caveau del Punto Franco - box 253 per la precisione - gli agenti della cantonale non hanno trovato nulla. I magistrati italiani chiedono l’archiviazione del caso. Sembra essere l’epilogo di una lunga spy-story che, negli ultimi dieci anni, ha portato in Ticino diversi «cacciatori di tesori» sulle tracce dei dipinti dell’Avvocato, come siamo in grado di ricostruire.
I detective in trasferta
Il primo in ordine di tempo è stato Marc Hürner, investigatore finanziario con ufficio a Ginevra. Ingaggiato da Margherita - che dagli anni ‘80 vive sul Lemano - Hürner si occupa dell’eredità Agnelli dal 2004, anno in cui la famiglia sigla un accordo di spartizione poi impugnato dalla primogenita. In un libro inedito («Les Husurpateurs», con prefazione dell’ereditiera) il detective ricostruisce le sue ricerche, che toccano il Ticino a partire dal 2014.
«Margherita è completamente all’oscuro di beni appartenuti al padre e custoditi a Chiasso» scriveva Hürner in una mail del gennaio 2014 in possesso de «La Domenica». E aggiungeva: «Tra i dipinti spartiti tra figlia e madre (la vedova di Agnelli Marella Caracciolo, ndr.) al momento del famoso accordo, non c’era nulla a Chiasso». Ma la voce nel frattempo è giunta all’orecchio dell’ereditiera: dopo una serie di ricerche condotte da Hürner - senza risultati evidenti - tre anni dopo è un altro «cacciatore di tesori» a farsi avanti. Questa volta non per e-mail, ma recandosi di persona sul posto.
Roberto Cattro, consigliere e procuratore di Margherita Agnelli, arriva da Torino in Ticino nel maggio 2017 in cerca dei fantomatici quadri. Alle persone «informate» che incontra - compreso qualche curioso giornalista - mostra un foglietto con una procura firmata dell’ereditiera («ha pieno titolo di rappresentarmi») e la data di qualche mese prima. Cattro - uomo gentile sulla sessantina - non è propriamente un investigatore privato: non ha un ufficio o un’agenzia in Italia - tantomeno in Svizzera - ma agisce come tale. Ha rilevato l’indagine da Hürner e prova a continuarla, incontrando gli stessi ostacoli: i magazzini di Chiasso sono impenetrabil.La leggenda sembra destinata a rimanere tale.
Il caso si riapre
Sembra. Ma nel 2022 - nel frattempo Cattro è deceduto - ecco arrivare a Chiasso un terzo investigatore, con beneficio d’inventario. Si chiama Andrea Galli ed è un esperto di asset tracing (tracciamento di beni) con ufficio a Zurigo. Come i due predecessori, non figura nell’elenco dei detective privati autorizzati a operare in Ticino. Tant’è. È lui a completare la lista delle presunte opere scomparse e a portare l’indagine al capitolo conclusivo: ai magistrati di Milano dichiara di avere raccolto «puntuali e dettagliate informazioni» sulla collocazione dei quadri nel deposito doganale di Balerna. Informazioni che si riveleranno sbagliate, alla prova dei fatti, o non più attuali.
Fine della storia? No. Perché la giudice per le indagini preliminari di Milano, notizia dei giorni scorsi, ha deciso di proseguire ordinando l’interrogatorio di due ex governanti di casa Agnelli. Alla saga si aggiunge un nuovo capitolo. E chissà, in futuro, magari anche un nuovo detective, e un altro, e altri ancora. Il via vai di professionisti dalla vicina Penisola, più o meno improvvisati e autorizzati, è regolamentato in teoria da una legge apposita (Lpps) rinnovata dal Gran Consiglio nel 2021. In pratica le sanzioni sono un’eventualità rara, fanno sapere dalla Polizia cantonale. Ma questa è un’altra storia.