Paradiso

Eden, erano tre le pistole prese ai poliziotti

Nuovi retroscena su quanto successo all'ex albergo, già da tempo luogo di ritrovo di ragazzini
© CdT/Gabriele Putzu
Andrea Stern
Andrea Stern
23.04.2023 06:00

Non era la prima volta che quel gruppo di ragazzini – tutti tra i 13 e i 15 anni, tutti della zona – si introduceva nell’ex albergo Eden di Paradiso per giocare, trascorrere qualche ora lì dentro. Ma mercoledì pomeriggio, dopo essere entrati da una porta finestra che avevano scassinato in una precedente occasione, gli adolescenti hanno trovato una sorpresa, come hanno raccontato, ancora scossi, ai genitori. 

Nella «loro» sala, quella in cui erano soliti ritrovarsi, c’era una valigetta. Incuriositi, l’hanno aperta e vi hanno trovato dentro dei caricatori. «Saranno dei caricatori da softair», devono essersi detti a mò di rassicurazione. Poco dopo però hanno udito dei passi. C’era qualcuno al piano di sopra. Intimoriti, i ragazzini hanno immediatamente lasciato l’edificio e si sono appostati all’esterno, con la curiosità di scoprire se sarebbe entrato o uscito qualcuno da quello che ritenevano essere il loro quartier generale, «conquistato» tempo prima.

Non vedendo alcun movimento, qualche minuto dopo i ragazzini si sono fatti coraggio e sono tornati dentro. Non più nella «loro» sala, bensì nell’area che quando l’hotel era aperto ospitava il bar. Lì hanno avuto un’altra sorpresa: c’erano delle pistole.

Tre pistole, due colpi, uno accidentale

Probabilmente intrigati, tre ragazzini hanno ognuno incautamente preso in mano un’arma. Il primo l’ha puntata contro un muro. Il secondo l’ha imitato ma in più ha premuto il grilletto, ciò che ha fatto partire un colpo verso il muro. Il terzo, per lo spavento, ha a sua volta fatto partire un colpo, accidentalmente. Un colpo che, per fortuna, è finito anch’esso contro il muro. A questo punto i ragazzini hanno capito di essere finiti in qualcosa di più grande di loro. Sono subito fuggiti verso l’esterno, dove due di loro hanno gettato le pistole nel lago, con l’intento - avranno pensato nella loro ingenuità - di cancellare le proprie tracce, mentre il terzo ha nascosto l’arma sulla terrazza, per motivi che nemmeno lui è stato in grado di spiegare agli amici. La tensione, in quel momento, era evidentemente troppo forte.

Non abbastanza forte però da impedire a uno degli adolescenti di tornare all’interno per recuperare il monopattino. Ed è lì, con in mano il proprio mezzo di trasporto, che è stato fermato dagli agenti dei corpi speciali scesi al piano inferiore dopo aver udito i due colpi. Il giovane ha immediatamente ammesso le proprie responsabilità. Subito dopo sono quindi stati fermati altri undici ragazzini, alcuni già a casa. Due sono risultati estranei ai fatti.

Indispensabili spiegazioni

Ora dieci giovanissimi sono indagati per i reati di danneggiamento, violazione di domicilio, furto, infrazione alla legge sulle armi e messa in pericolo della vita altrui. Insomma, una tragedia sfiorata. Gli agenti, per motivi incomprensibili, non si sono accorti che l’edificio in cui andavano a esercitarsi aveva una porta scassinata e, soprattutto, avrebbero lasciato le proprie armi di ordinanza, cariche, fuori dal loro controllo. Le responsabilità dei ragazzini verranno ora valutate dalla magistrata dei minorenni Fabiola Gnesa. Ma molto più significativa sarà l’inchiesta - dopo quella amministrativa interna della Polizia - che giocoforza dovrà aprire il procuratore generale Andrea Pagani nei confronti degli agenti coinvolti nell’esercitazione di mercoledì, protagonisti di un episodio che il direttore del Dipartimento delle Istituzioni Norman Gobbi ha definito «intollerabile».

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