Spara anche Gobbi, ma i sindacati chiedono prudenza
Non è la prima volta che uno o più agenti di polizia (come accade a tutti) commettono un errore, ma raramente (forse mai) abbiamo sentito il capo del Dipartimento Istituzioni parlare di uno sbaglio «intollerabile». Non è stata la sfuriata di un attimo. Norman Gobbi ce lo ha ribadito nel tardo pomeriggio: quello che è successo al vecchio albergo Eden di Paradiso, dove dei minorenni si sono intrufolati durante un’esercitazione della polizia, si sono impossessati di due pistole d’ordinanza cariche e hanno esploso due colpi contro il muro, è «intollerabile». Ma quando l’errore di un poliziotto può essere definito intollerabile? «Quando la vita delle persone viene messa potenzialmente in pericolo. Se quei ragazzini, invece di sparare contro il muro, avessero giocato a fare i gangster, adesso non avremmo più lacrime per piangere. Sono entrati commettendo un’effrazione, è vero, ma in questi casi bisogna sempre pensare all’impensabile, all’inimmaginabile, soprattutto se ci si trova in una zona abitata».
Per la Polizia cantonale, sorpresa sul terreno che conosce di più, quello della sicurezza, quanto successo è senza dubbio uno smacco. Gobbi lo sa bene, ma aggiunge un «ma». «Dopo un fatto simile, la reputazione del Corpo può essere messa in discussione. Non la fiducia, però. Perché le prestazioni della Polizia cantonale sul territorio rimangono, e sono di qualità. Ricordiamoci che viviamo in un Cantone sicuro». Resta il fatto che il Dipartimento sta valutando il da farsi internamente. Ci saranno conseguenze? «Dipende da quello che scaturirà dalle verifiche avviate, sia sui comportamenti individuali sia sulla linea di condotta».
Da un altro punto di vista
«Trattandosi di armi e di colpi esplosi è doveroso aprire un’inchiesta che dovrà stabilire eventuali responsabilità, anche per evitare che fatti simili si ripresentino», ha commentato il presidente della Federazione svizzera funzionari di polizia (FSFP) sezione Ticino, Ivano Bodino. «Per fortuna nessuno si è fatto male. La presenza di armi da fuoco avrebbe potuto avere conseguenze gravi per i giovani e per chi si trovava all’interno dello stabile».
Bodino, insomma, non sminuisce la gravità dei fatti ma aggiunge: «Pur rimanendo un episodio grave, l’inchiesta dovrà chiarire se lo stabile fosse o meno chiuso, ossia se i ragazzi siano entrati facendo un’effrazione. Trattandosi di un edificio privato non avrebbero dovuto trovarsi lì. Con questa lettura, tuttavia, non si vuole in alcun modo scaricare le responsabilità di quanto accaduto, che invece andranno accertate con l’inchiesta amministrativa».
Che dire invece delle parole del Consigliere di Stato Norman Gobbi? «La reazione del direttore del Dipartimento istituzioni è comprensibile, anche se dobbiamo ricordarci che la Polizia cantonale è molto di più di questo singolo episodio. Limitandoci alla sola giornata di ieri, altri compiti sono stati svolti con dedizione e in tutta sicurezza. In ogni caso, esistono delle direttive su come ci si comporta durante queste esercitazioni. Verosimilmente l’inchiesta stabilirà anche se vi siano margini di miglioramento da attuare in questo senso. E, se del caso, per il bene di tutti andranno introdotti».
«Prima di esprimere un giudizio è importante, specie quando viene aperta un’inchiesta come in questo caso, attendere gli esiti della stessa», ha commentato dal canto suo il segretario della sezione di Polizia di OCST, Giorgio Fonio. «Come sindacato oggi mi limito a segnalare che quanto accaduto ha connotazioni diverse rispetto alle prime impressioni. Come specificato dalla stessa Polizia cantonale, i giovani si sono introdotti abusivamente nell’edificio in disuso e non aperto al pubblico, da una porta finestra». Al momento - precisa ancora Fonio - il sindacato non ha preso contatto con gli agenti coinvolti: «Serve prudenza. In primo luogo, per capire che cosa non sia andato per il verso giusto. I primi ad essere rammaricati per l’accaduto, comunque, - possiamo immaginare - sono gli agenti stessi».