Essere mamma è complicato, ma vi assicuro che è comunque bellissimo

A casa mia la festa della mamma non gode di particolari celebrazioni. Posato il mazzo di fiori a centro tavola e gustata la torta di fragole con «tanti auguri mami» scritto sul marzapane rigido, la giornata prosegue come al solito. Non per mancanza di rispetto nei miei confronti o verso il mio ruolo in famiglia, ma per un’antipatia forse un po’ snob per tutto ciò che appare vetusto. Tuttavia l’importanza della festa in onore del genitore che dà la nascita ad un/a figlio/a (al giorno d’oggi bisogna stare attenti alla forma) non deve essere sminuita. In un mondo che va a mille all’ora è sempre più difficile fare la mamma. Questa seconda domenica di maggio, fermiamoci dunque un attimo a pensare al nostro ruolo e a quello che facciamo o non possiamo fare per i nostri figli. Ho l’impressione che in Occidente la mamma sia una figura sempre meno gettonata. Le statistiche sono preoccupanti: se dieci anni fa il Ticino dava il ben venuto a tremila nuovi bebé all’anno, nell’ultimo quinquennio i neonati sono precipitati a meno di duemilacinquecento. La complicazione di conciliare famiglia e lavoro, i bassi salari, gli studi che si prolungano, il mondo del lavoro sempre più stressante impediscono di pensare a una famiglia con la necessaria tranquillità. Oggi il 40% delle economie domestiche ticinesi sono composte da persone sole, e solo un terzo delle famiglie comprende dei figli.
Fino a non molto tempo fa essere donna equivaleva a essere madre, ora tutto è cambiato. La conquista di un maggior grado di libertà ci ha permesso di esprimere realmente i nostri desideri, che non sempre coincidono con la possibilità di avere figli. Oggi diventare papà e mamma è più complicato rispetto una volta, ma i neogenitori che lasciano il lavoro sono abitualmente le donne. Pure io per anni ho conciliato il lavoro, che da sempre mi appassiona, e la famiglia, che adoro. Sono una mamma tardiva, nostra figlia è nata quando avevo trentacinque anni. Non è stato semplice: chi ricopre questo doppio ruolo lo sa. Tuttavia so di essere stata una privilegiata, potendo contare su una nonna che correva in caso di necessità e di una certa sicurezza finanziaria. Malgrado le difficoltà nel conciliare il privato con il professionale, per me diventare mamma è stata la cosa più bella che mi sia successa nella vita. Avere figli e vederli crescere cercando di dar loro una mano senza condizionare troppo la loro vita è qualcosa d’impagabile.
Almeno questa è stata la mia esperienza personale.Molti giovani di oggi non la pensano così. Rimandano il momento di fare una famiglia, dimenticando che con gli anni la fertilità di noi donne precipita. Quando si decidono, i figli non arrivano più. E poi c’è questo particolare momento storico, nel quale per le nuove generazioni le ragioni per procreare sembrano essere sempre meno.Ieri una mia amica mi ha confidato un segreto che non le fa dormire sonni tranquilli: sua figlia appena venticinquenne sta pensando di farsi sterilizzare. Dice che la terra continua a scaldarsi, e che la guerra è un rischio concreto. Perciò mettere al mondo una nuova vita quando la mezzanotte è vicina, per lei è fuori discussione. D’altra parte, non è la prima volta nella storia dell’umanità che il pessimismo prende il sopravvento; cosa potevano pensare le mamme del 1914 e del 1939 che si vedevano sottrarre i figli per mandarli in guerra? Eppure la luce è tornata, e tornerà anche questa volta.Tutti abbiamo il diritto di avere figli e di creare una famiglia senza che questo diventi un obbligo. Ma dire per sempre addio alla possibilità di diventare genitore non è una decisione da poco. Neppure di fronte all’Apocalisse.