Le acque di Lugano confermano l'allarme: la cocaina è in aumento
C’è un indicatore che non mente mai. L’analisi degli scarichi fognari può rivelare le abitudini di consumo (e abuso) degli abitanti di una città meglio delle indagini di polizia e, se non bastassero, delle stesse testimonianze dei consumatori di stupefacenti. Non a caso è il parametro scientifico osservato dagli studiosi a livello accademico. E spacca il millimetro anzi il milligrammo.
Sequestri e monitoraggi
In Ticino negli ultimi anni lo sforzo di contrasto allo spaccio è stato costante, ma gli importi di sostanze sequestrate hanno un andamento altalenante: 7 kg di cocaina nel 2016, 26 l’anno dopo, 4,5 nel 2018. Dopo la pandemia la curva è salita (dai 7,2 kg nel 2021 a 27 nel 2022 a 28 nel 2023) ma il motivo è legato più a singole operazioni «fortunate», come la perquisizione di un’auto con a bordo 13 kg di polvere bianca al valico di Brogeda a ottobre scorso, che a un monitoraggio capillare del fenomeno.
Per quest’ultimo, come detto, bisogna affidarsi agli scienziati e i campionamenti delle acque reflue sono lo strumento migliore. L’osservatorio «DroMedArio» promosso dalla Confederazione assieme all’Università di Losanna e all’Istituto federale di scienza e tecnologia acquatica (Eawag) ha rilevato negli ultimi tre anni un aumento delle concentrazioni di cocaina negli acquedotti delle principali città svizzere. Lugano compresa.
0,6 migrogrammi per abitante
I numeri dicono che nel Ceresio finiscono ogni giorno 666 milligrammi di benzoato d’ecgonina (il principale metabolita della cocaina) per ogni mille abitanti. Nel 2022 erano 626 e l’anno prima 502. «Si tratta di un aumento leggero» precisa il capo-ricercatore dell’Eawag Heinz Singer. «La cocaina si discosta comunque dalle altre sostanze che teniamo sotto osservazione, come le anfetamine, le metanfetamine e i principi attivi della cannabis, le quali mostrano invece una tendenza decisamente stabile».
Dall’anno scorso l’osservatorio monitora anche i residui del crack (Aeme) che a Lugano, a fronte di un allarme sociale crescente e giustamente non sottovalutato, sono presenti in proporzioni ancora molto inferiori per lo meno nell’acquedotto: 3 milligrammi al giorno ogni mille persone. Questo non riflette però la reale diffusione del consumo, rispetto alle altre sostanze presenti sulla «piazza»: le misurazioni sono «ancora insufficienti e anche i metodi di rilevamento sono da perfezionare» precisa Singer. «Sulle concentrazioni rilevate nell’acquedotto incide inoltre il modo in cui il corpo umano reagisce alla sostanza e la metabolizza. Per questo non è possibile confrontare i dati di sostanze diverse e trarre conclusioni».
Zurigo in testa
Una cosa sembra sicura: rispetto ad altre città Lugano (e per estensione il Ticino) è una realtà urbana ancora poco «intossicata». Al primo posto della classifica dello sballo domina Zurigo: anfetamine, metanfetamine, ecstasy oltre naturalmente alla cocaina scorrono lungo la Limmat in quantitativi doppi, tripli o anche dieci volte superiori (per le metanfetamine) rispetto al Ceresio.
Per quanto riguarda la nuova frontiera, il crack o «freebase», Losanna e Coira sarebbero le piazza di spaccio principali: le acque reflue confermano anche qui le inchieste di polizia e giornalistiche. Non a caso la capitale vodese ha aperto da tempo una «stanza del consumo» per arginare il fenomeno e quella grigionese ha decretato quest’estate che farà altrettanto. Un luogo dedicato ai consumatori della «coca dei poveri», seguendo la politica del contenimento del danno, era nell’aria anche a Lugano ma nei giorni scorsi la municipale Karin Valenzano-Rossi ha chiarito ai microfoni della RSI che «gli ostacoli sono molti» e che per ora le discussioni sono ancora a un livello iniziale. Sicuramente, ha chiarito, è fuori discussione che l’eventuale «stanza» si possa realizzare vicino alla scena aperta del Parco Ciani. Come sembra anche assodato che Lugano è «ancora indietro per fortuna» nel consumo di crack rispetto ad altre città. Se ci sarà un peggioramentto, le acque di scarico ce lo diranno.