Cultura

Un ticinese spopola in Portogallo: «Prendo il materiale industriale per trasformarlo in opere d'arte»

Il luganese Alex Dorici protagonista di un'esposizione in uno dei più importanti musei portoghesi: «Il nostro Cantone fucina di talenti»
Mattia Sacchi
29.04.2022 06:00

Nastri adesivi, scatole di cartone, bobine da imballaggio, palline da tennis: materiali all'apparenza insignificanti, che spesso buttiamo via senza troppe remore, ma che nelle giuste mani possono diventare opere d'arte, riuscendo addirittura a interagire e dialogare con edifici e strutture. Alex Dorici lo sa bene e, nel corso degli anni, ha sviluppato questo suo personale linguaggio artistico, imponendosi sempre di più a livello svizzero, dove collabora con la storica galleria Buchmann, ed internazionale.

Tanto da essere il protagonista di un'esposizione personale al prestigioso Centro de Arte Contemporânea Graça Morais di Bragança in Portogallo, fino al 10 luglio. Il museo, progettato dall'architetto di fama mondale Eduardo Souto Moura, ha creduto molto nel lavoro del 43enne luganese, che con questa personale si conferma uno dei più interessanti artisti contemporanei a livello europeo.

Un importante traguardo quindi, che tuttavia non fa dimenticare a Dorici il forte legame con il Ticino: «È stato il mio primo vero atelier urbano. Poi ho studiato e viaggiato all'estero, come normale che sia, ma penso che il mio retaggio culturale e la dimensione del mio atelier le ho portate ovunque con me. In ogni mia opera, in qualsiasi parte del mondo, ci sarà sempre qualcosa di ticinese. Non solo nell'allenamento e nello sviluppo delle idee ma anche, più concretamente, nei materiali che reperisco grazie all'ottimo rapporto che ho con i fornitori in Ticino».

Proprio i materiali, di origine industriale, suscitano una certa curiosità: «Se mi fossi limitato a fare solo quadri forse mi sarei annoiato in fretta. Invece ho trovato questo mio modo di esprimermi con materiali grazie ai quali posso creare nuove dimensioni e far risaltare determinati spazi. Che siano grandi spazi pubblici, come piazzali dove usavo lo scotch e i nastri adesivi, a spazi più ridotti dove interagisco con corde e linee, come adesso in questa mia esposizione portoghese«.

Proprio la mostra di Bragança sembra essere riuscita a far valorizzare al meglio il lavoro dell'artista ticinese: »Avendo una certa passione per il dialogo tra l'architettura e l'arte, è stato davvero stimolante lavorare in una struttura come il Centro de Arte Contemporânea Graça Morais, una delle più belle del Portogallo. E soprattutto ho trovato una persona come Jorge da Costa, direttore del museo e curatore della mostra, che mi ha messo nelle condizioni migliori per realizzare i concetti che volevo esprimere».

Concetti, quelli dell'arte contemporanea, che non sono sempre facili da comprendere. Tanto che spesso si sente dire «questo lo potevo fare anche io». «Beh, sono considerazioni che hanno rivolto anche a me - sorride Dorici - Noi artisti dobbiamo essere bravi a far capire che non solo è il frutto di un'idea usata per un'opera singola. Ma è il tipo di linguaggio e di concetto che un artista vuole sviluppare in un intero percorso artistico. Ed è solo allora, quando si riesce a far percepire un'identità e un linguaggio, che chi osserva un'opera sarà in grado di andare oltre il »potevo farlo anche io« per comprendere un determinato messaggio e avere un'emozione».

La mostra in Portogallo non è però l'unica soddisfazione del recente percorso del luganese, che lo scorso 26 marzo stato uno dei protagonisti della celebrazione per i 15 anni di Fondazione Bally: «La vittoria del premio nel 2014 è stato un momento per me molto importante. Non solo per il sostegno economico, ma anche per il supporto dato agli artisti premiati, che è stato un piacere rivedere al Lac lo scorso mese e che, grazie al lavoro della Fondazione, hanno avuto l'opportunità di crescere e sviluppare le rispettive carriere».

Al di là dei riconoscimenti, che indubbiamente fanno piacere, Dorici guarda però già avanti: «Oltre ad avere diversi lavori su commissione, sto lavorando a una mostra collettiva molto interessante nel canton Giura. Proprio di recente la commissione mi ha permesso di poter lavorare su una chiesa sconsacrata, dove ci sono degli spazi che mi hanno fatto venire un'illuminazione. Quindi non vedo davvero l'ora di poter realizzare le mie idee che, secondo me, saranno molto potenti!».

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