St.Moritz capitale della videoarte: «Il successo nella forza delle idee»
Non è quella d’artista, ma di mucca. E non è opera di Pietro Manzoni, bensì dell’artista svizzero Not Vital. Diamo per scontato che non serva specificare di cosa si tratti, altresì siamo consapevoli che sia un premio decisamente particolare da consegnare ai vincitori di un concorso culturale.
Tuttavia non è la sola peculiarità a rendere il St. Moritz Art Film Festival un unicum. La terza edizione della manifestazione dedicata alle arti visive, quest’anno con il tema conduttore del «Meanwhile Histories», ha infatti proseguito il suo percorso di crescita grazie alla straordinaria qualità della selezione proposta dalla commissione artistica formata dal direttore Stefano Rabolli Pansera e da personalità di spicco nel mondo dell’arte del calibro di Leonardo Bigazzi, Adam Szymczyk e Róisín Tapponi, confermandosi come il più importante festival di questo genere in Europa.
«Siamo fieri di essere una voce libera e unica in questo panorama – spiega Rabolli Pansera -, ma ancora di più dell’apprezzamento del pubblico verso il nostro lavoro di ricerca, nel quale abbiamo selezionato 40 opere su oltre 2000 proposte, partecipando con entusiasmo non solo alle proiezioni ma anche alle varie attività collaterali». In effetti a rendere speciale lo SMAFF è proprio lo spirito con il quale lo si vive: grandi artisti, come il regista Villi Hermann, il quale ha aperto il festival con il suo film sul maestro ticinese Flavio Paolucci, o il pioniere della videoarte Robert Cahen hanno infatti interagito in un ambiente informale con gli appassionati, entrando e uscendo dalla sala del cinema Scala per assistere alle proiezioni o ai vari talk proposti e scambiarsi opinioni.
«È proprio il confronto e la convivenza di persone e punti di vista differenti a rendere questi giorni arricchenti – racconta la managing director Diana Segantini -. Ed è quello che abbiamo voluto perseguire, un festival legato al territorio ma in grado di offrire una visione internazionale».
Un’internazionalità espressa anche dai vincitori delle Cow Dung, scelti da una giuria che ha visto tra i membri pure il luganese Luciano Rigolini, vincitore lo scorso febbraio del Gran Premio Svizzero di design: il miglior lungometraggio è andato a «Preemptive Listening» della spagnola Aura Satz, mentre l’argentino Eduardo Williams ha vinto il premio per il miglior corto sperimentale grazie alla poesia del suo «Parsi».
Il prestigioso gruppo alberghiero Kulm ha infine conferito il premio «Amore a prima vista» per «Love Your Clean Feet on Thursday» al sudcoreano Young-jun Tak, che non trattiene l’emozione: «Nel mio paese si vive una grande polarizzazione sulle tematiche di genere. Essere premiato per un lavoro dove offro una mia visione su questo delicato tema è quindi una grandissima emozione che mi riempie di gioia. Sono grato a tutti per l’accoglienza ricevuta in un festival che mette da parte i pregiudizi lasciando spazio alla totale libertà di espressione».
La cerimonia di premiazione svoltasi all'esclusivo Dracula Club, uno dei templi della movida engadinese, è stata anche l'occasione per il direttore artistico Stefano Rabolli-Pansera di dare agli appassionati l'appuntamento al prossimo anno: «Ogni edizione è collegata tra loro come una lunga e continua narrazione. Dopo aver esplorato l'animo umano il prossimo Festival indagherà sul nostro approccio con le nuove tecnologie, come l'intelligenza artificiale, e come queste influiscano sul nostro modo di essere. Sarà interessante intraprendere questo nuovo percorso grazie alla videoarte, che permette di esprimere contenuti come nessun altro mezzo di comunicazione».