Pop

Che cosa rimane delle Spice Girls

Tre decenni davvero volati da quel 4 marzo 1994, quando ai Danceworks Studios di Londra iniziarono i provini per scegliere le componenti di un gruppo femminile che avrebbe dovuto rivaleggiare con le dilaganti boy band britanniche – Al di là delle celebrazioni, cosa rimane dell'epoca e della retorica del girl power?
Uno dei francobolli proposti dalla Royal Mail. © Royal Mail
Stefano Olivari
20.01.2024 20:15

Trent’anni di Spice Girls e non sentirli. Tre decenni davvero volati da quel 4 marzo 1994, quando ai Danceworks Studios di Londra iniziarono i provini organizzati dalla Heart Management per scegliere le componenti di un gruppo femminile che avrebbe dovuto rivaleggiare con le dilaganti boy band britanniche, Take That su tutte. Il resto è storia, al punto che nei giorni scorsi la Royal Mail ha omaggiato le cinque ex ragazze con una serie di 15 francobolli commemorativi. Prima volta che questo accade con un gruppo pop femminile, con i precedenti al maschile che sono comunque pochi: Beatles, Pink Floyd, Queen, Rolling Stones e Iron Maiden. Ma al di là delle celebrazioni cosa rimane di quell’epoca e della retorica del girl power?

© Royal Mail
© Royal Mail

Artificialità

Le Spice Girls sono dichiaratamente un gruppo costruito a tavolino, ma questo non significa che Victoria Adams, Melanie Brown, Melanie Chisolm e Michelle Stephenson, più Geri Hallywell uscita da una seconda audizione, fossero prive di talento, anzi, visto che emersero fra quasi 500 ‘finaliste’, tutte ragazze che come loro fin dall’infanzia si preparavano per sfondare nel mondo dello spettacolo. Alle cinque vincitrici fu assegnato il nome provvisorio di Touch e trovato un piccolo appartamento dove avrebbero convissuto a lungo, frequentando lezioni di canto e di ballo, mentre vari autori erano al lavoro sulle prime canzoni. L’idea di marketing era quella di rivolgersi ai giovanissimi, evitando però di esagerare con gli ammiccamenti sexy, ma le ragazze non erano troppo convinte di questa strada. In particolare la Stephenson, che anche per questo fu licenziata e sostituita da Emma Bunton diventando così, facendo le debite proporzioni, la Pete Best delle Spice Girls.

Girl Power

Non stiamo a raccontare tutta la storia delle Spice Girls, non basterebbe un libro. Limitiamoci alla fase decisiva, in quel 1994, quando pur essendo nessuno, senza nemmeno un vero contratto discografico ma soltanto mezze promesse, si ribellarono ai loro scopritori: presero lezioni anche di songwriting e pretesero di avere il controllo della loro musica e dei loro testi. Tutto questo senza avere un solo successo alle spalle e nemmeno un nome. Per la loro insistenza nel proporre idee e progetti ad ogni discografico di Londra iniziarono ad essere derise e chiamate ‘Spice Girls’, con una connotazione negativa, da rompitrici più che da ragazze vivaci. Le cinque, ormai diventate amiche, la presero bene e dalla metà del 1995 sarebbero state, per sempre le Spice Girls. Posh Spice (Victoria), Ginger Spice (Geri), Baby Spice (Emma), Sporty Spice (Mel C), Scary Spice (Mel B): caratteri diversi ma uniti dal mantra del girl power e dal volercela fare avendo consulenti ma non padroni. Basta con ragazze remissive e follower, era arrivato il momento di prendere in mano la propria vita senza affidarla ad un uomo. L’unicità del fenomeno Spice Girls, con un impatto mondiale incredibile nella seconda metà degli anni Novanta, non è musicale ma politica: creature di vecchi maneggioni uomini che si ribellano e raggiungono il successo con le proprie forze. Cambiando anche target: da giovanissimi di sesso maschile a ragazze poco più giovani di loro.  

I precedenti

Le band o i gruppi vocali al femminile avevano pochi precedenti, limitando l’analisi ai casi di grande successo. E quasi tutti americani: le Ronettes, le Supremes dell’era Diana Ross, quindi anni Sessanta, le Sister Sledge e le Pointer Sisters nei Settanta. Negli Ottanta cominciarono ad avere successo anche le ragazze bianche: le Go-Go’s, le Bangles, le Bananarama… ma niente di paragonabile, come vendite (oltre 105 milioni di dischi, quando i dischi erano veri) e presenza nell’immaginario collettivo, alle Spice Girls di Wannabe, 2 become 1, Say You’ll Be There, Mama, Goodbye, Viva Forever, eccetera. Si può dire che le Spice abbiano aperto la strada alle quasi rivali All Saints e a tutti i gruppi al femminile immediatamente dopo: Destiny’s Child, Pussycat Dolls, Atomic Kitten, Fith Harmony e tante altre, uscite quasi tutte dal mercato statunitense e britannico. Per il resto solo esempi locali, più con successi one shot che con carriere lunghe, come le spagnole Las Ketchup e le tante coppie che è difficile definire band ma che nemmeno sono soliste, dalle fenomenali russe t.A.T.u. (nella storia anche per il bacio saffico) a Paola & Chiara. Oggi come oggi le band al femminile funzionano soprattutto in Asia, con le stelle del K-Pop (Davichi, Twice, Girl’s Generation, Blackpink, mentre le 2NE1, chiaramente ispirate alle Spice Girls, si sono sciolte nel 2016) e le giapponesi AKB48. Impossibile non citare le Lollipop, che si formarono nel 2001 a Popstar, talent show di Italia 1 condotto da Daniele Bossari: un discreto successo ed anche la partecipazione a Sanremo con Batte forte, prima di scioglimenti e reunion. Adesso, ridotte da cinque a tre, le Spice Girls italiane sono ancora in pista.  

Oggi

Al di là dei nomi, notissimi, di successo anche nel 2024 ci sono da fare i soliti discorsi sulla musica pop al femminile, sia per le band sia per le soliste. Perché tolte icone come Taylor Swift, Billie Eilish e poche altre, la classe media del pop è quasi interamente al maschile e per rendersene conto basta scorrere le classifiche. Il 44% di chi ascolta musica su Spotify, tanto per fare un esempio concreto, è di sesso femminile, ma soltanto il 23,2% degli utenti di Spotify ascolta musica di artiste donne o di gruppi con la presenza di donne. Interessante è che il 32,3% delle donne ascolti musica di donne o di gruppi con donne, percentuale che scende al 18,1% con gli uomini. In altre parole, gli uomini ascoltano pochissimo le donne, in ogni senso, ma è vero anche che le donne tendono ad ascoltare maggiormente cantanti uomini. Non se ne esce, visto che ognuno ascolta ciò che vuole. Il discorso del girl power rimane attualissimo ed in questo senso il 1994 sembra davvero ieri.

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