Musica

La vita gitana di Angelina Mango: «A Bellinzona per regalarvi emozioni»

La cantante lucana si racconta a pochi giorni dalla sua esibizione a Castle On Air: «Marco Mengoni un fratello, contenta per la vittoria della Svizzera a Eurovision con Nemo»
Mattia Sacchi
24.06.2024 19:00

Sanremo, Malmö, Bellinzona. «Voglio una vita gitana» canta Angelina Mango nella sua nuova hit Melodrama. Una vita che sicuramente sta vivendo in questo periodo e che le farà calcare, il prossimo 26 giugno, il palco di Castle On Air. «È da fine gennaio che mi sento un po’ una nomade – scherza la cantante lucana al Corriere del Ticino -. Non è facile conciliare la vita privata con i tanti impegni in giro per l’Europa. Ma devo dire che la possibilità di suonare in scenari spettacolari come quello di Castelgrande, che già dalle foto mi ha impressionato, mi regala un’energia pazzesca che ripaga di ogni sacrificio. E poi sentivo il bisogno di concerti nei quali poter tornare ad aver un contatto diretto con il pubblico. Il Festival di Sanremo ed Eurovision, per quanto manifestazioni gigantesche e seguite da milioni di persone, sono alienanti».

Eurovision che, in qualche modo, ha creato per Angelina Mango un filo conduttore con la Svizzera. «Evidentemente era nel mio destino: sono contenta di aver conosciuto Nemo, un ragazzo estremamente sensibile che ha portato le sue idee e il suo messaggio di libertà sul palco. Si è meritato questo successo e gli auguro tutto il bene possibile. Indipendentemente dalla classifica, anche io sono contenta della mia esperienza in Svezia, nella quale ho imparato che, sul palco, non rappresento solo me stessa ma anche il lavoro di un intero team che sta dando tutto per te e per la tua esibizione. È una responsabilità e un rispetto verso i collaboratori che è importante avere sempre in mente».

Un lavoro di squadra che non si limita alle sole esibizioni live, ma anche in sala di registrazione. E forse non è un caso che Pokè Melodrama, il suo ultimo album, è stato definito dalla critica musicale come quello della maturità. Certo, definirsi maturi a 23 anni è un po’ un azzardo. «È quello che penso anche io – ribatte Mango -. E infatti non mi ci sento, anche perché sono agli inizi di questo percorso artistico. Sicuramente ho una differente consapevolezza rispetto al passato, ma questo è un disco dove ho voluto ascoltare il cuore e divertirmi, andando in studio sperimentando tante nuove sonorità e influenze musicali, senza mai precludermi nulla».

Tante di queste sperimentazioni sono state fatte con i vari artisti, da Bresh a Marco Mengoni, con cui ha duettato nell’album. «Ogni volta che riascolto i brani contenuti in Pokè Melodrama ripenso a tutti i momenti passati con loro in studio. I confronti, le riflessioni fatte insieme, ma anche le battute e le gaffe. Trovo bellissimo riuscire ad associare i suoni alle immagini che abbiamo condiviso. Mi piace pensare che sia stata musica fatta con le mani, come quando si fa la pasta fresca la domenica mattina, in famiglia».

A proposito di famiglia, Marco Mengoni ha un atteggiamento quasi fraterno con Angelina Mango. «Se nel nostro duetto cantiamo «Uguale a me» è perché realmente condividiamo la visione della vita. È una persona che mi ha arricchito tanto e mi ha dato la forza di esprimere le mie fragilità davanti a tutti. Cantare, anzi urlare assieme le nostre idee è stato liberatorio». Adesso Mengoni si è preso una pausa musicale per dedicarsi all’orto, mentre Angelina è cresciuta in campagna. Gli darà una mano? «A suo rischio e pericolo – ride -. Ho vissuto la natura passivamente, probabilmente sono più utile nel comporre e scrivere canzoni».

Canzoni come Fila Indiana, nella quale canta «Io ero l'essere speciale, ma non hanno avuto cura di me», in una palese citazione a Franco Battiato. «Non ho mai nascosto di avere come riferimenti musicali la musica internazionale, dai Rolling Stones ad Aretha Franklin. Il cantautorato italiano però è stato sempre presente in casa mia e inevitabilmente l’ho assimilato. Apprezzo quindi non solo i grandissimi del passato, ma anche i tanti giovani che scrivono testi meravigliosi. Mi sono ispirata a molti di loro per scrivere i testi e capire come affrontare i temi più sensibili, dando una mia interpretazione che mi permetta di far convivere la scrittura con le mie influenze musicali più urban».

È questa convivenza tra tradizione e innovazione quello che Angelina Mango vuole lasciare al pubblico che la ascolta? «È un modo di vivere la musica che vuole esprimere libertà. Libertà di usare la voce e il corpo per raccontare il proprio mondo. A volte scatenandomi in coreografie, ma anche stando ferma se necessario. Non c’è un solo modo per fare musica, non c’è un solo modo per ascoltarla. A Bellinzona vi aspetto e cercherò di farvi entrare nel mio mondo. E se anche solo una persona di voi riuscirà a provare emozioni da questo mio tentativo, allora per me sarà una vittoria».

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