Nelly Ciobanu, la voce della Moldavia

MILANO/LUGANO - La festa del Martisor ricorre, per tradizione, ogni inizio marzo in diversi paesi dell'Est europeo: dalla Moldavia alla Romania, dalla Bulgaria all'Ucraina, dalla Macedonia fino alla Grecia. È una ricorrenza popolare, molto sentita anche dalla diaspora, proprio perché celebra l'inizio della primavera e permette "un nuovo inizio di stagione sotto i migliori auspici", ci spiega la console onoraria di Romania a Lugano, Marinela Somazzi Safta. Una delle feste più importanti (per numero di partecipanti e per estensione della comunità moldava all'estero) si è tenuta lo scorso 3 marzo al Teatro di Piazza San Giuseppe a Milano, su organizzazione dell'Associazione culturale Vatra Neamului. Ai festeggiamenti, tenuti alla presenza del console generale di Moldavia a Milano Sergiu Goncearenco, hanno partecipato diversi artisti: da Viktoriia Ilik Padure, violinista e cantante, alla Formatia Victoria Band (con un gruppo di talentuosi bimbi rigorosamente in tenuta tradizionale) all'Ansamblul folcloric Cununita (a sua volta composta da numerosi giovanissimi in età scolare e prescolare). Ospite della serata, anche l'ironica cantautrice Claudia Serdan, che ha alternato la presentazione dei suoi brani in lingua madre e in italiano, fino all'arrivo sul palco della straordinaria cantante Nelly Ciobanu. L'abbiamo incontrata per una breve intervista.
L'INTERVISTA A NELLY CIOBANU
Lei è una cantante di successo di una piccola nazione come la Moldavia, nella quale la lingua ufficiale è il rumeno, ma dove buona parte della popolazione parla anche il russo. In quali di queste due lingue canta più di frequente, dato che proprio la lingua russa può essere considerata la porta d'ingresso per un mercato della canzone molto più ampio di quello nazionale o limitato alla sola area rumena?
"Sono ciò che comunemente si definisce un'artista del popolo, questo significa che canto nella mia lingua materna, ossia il rumeno. Durante la mia carriera artistica ho tuttavia cantato anche in molte altre lingue, ben undici. Ho partecipato a molti concorsi canori internazionali, dall'Ucraina al Kazakistan, dalla Bulgaria alla Bielorussia, dalla Russia alla Lituania. Sono quindi abituata a cantare in una moltitudine di lingue. Non ho alcun problema a farlo. Certamente mi piace molto cantare anche in italiano: la vostra lingua è molto melodiosa e raggiunge l'anima delle persone. In generale gradisco anche molto ascoltare gli artisti provenienti dalla vostra area linguistica. Il mio repertorio è ampio e include tutta una serie di canzoni i cui testi sono in inglese o in spagnolo. Ciò non toglie, ovviamente, che ovunque mi reco, preferisco sempre cantare nella mia lingua materna".
Dai tempi della sua partecipazione all'Eurovision, nel 2009, con il brano "Hora din Moldova" ("Hora moldava", danza popolare tipica), che le ha dato notevole visibilità all'estero, sono trascorsi nove anni. Come definirebbe la sua produzione attuale che, ci pare di capire, resta comunque ancora molto inperniata sulla tradizione popolare moldava?
"In realtà canto poca musica popolare, perché non sono una cantante folk. Sono piuttosto un'interprete di musica leggera stile pop, come si dice da voi. Negli anni mi sono accostata anche al canto lirico; faccio parte delle cantanti soprano-drammatiche. In questo senso amo i pezzi cosiddetti 'a diapason largo'. È il genere, per intenderci, reso celebre da grandi artiste come Whitney Houston o Celine Dion. È da molti anni che ho optato per questo tipo di canto. Ma quando mi reco in un paese straniero e mi esibisco per i miei compatrioti, mi concentro – è vero - sulla musica del folklore moldavo. Non puoi visitare un luogo all'estero dove vivono i tuoi concittadini con la nostalgia di casa, delle loro radici, e non cantare almeno un paio di canzoni del folk nazionale, della musica popolare. D'altra parte non mi pongo limiti: mi piacciono, come detto, anche altri tipi di musica. Amo sperimentare sempre qualcosa di nuovo. Mi piace essere creativa. Dall'Eurovision in poi il mio stile è comunque evoluto in una direzione piuttosto 'etno'. Sì dal 2009 in poi, i miei concerti sono influenzati proprio da questo stile. Da quel concorso così importante per la mia carriera mi si sono infatti aperte le porte di tanti altri paesi per cui ecco che ho effettivamente cambiato un po' stile".
Si reca spesso all'estero, in quali paesi soprattutto?
"Il Paese dove mi esibisco più di frequente è l'Italia. Anche se alcuni giorni fa sono tornata dal Canada dove ho tenuto una serie di concerti per i miei concittadini moldavi e rumeni, che li hanno molto apprezzati. A Toronto, c'erano, ovviamente, anche numerosi spettatori canadesi. Canto per un pubblico vasto, dato che a mio avviso la nazionalità è un fatto secondario. Ciò che conta è la musica. In Italia ho cantato più di frequente a Padova e a Vicenza, mentre a Milano e a Torino non mi ero mai esibita prima d'ora. Proprio in Italia, del resto, c'è una comunità moldavo-rumena molto grande".
È mai stata in Svizzera?
"No, ma mi piacerebbe molto visitare il vostro Paese e potervi tenere un concerto".
Quando ci verrà?
"Quando mi inviterete, con molto piacere".