Quali rischi corrono i piccoli internauti
Gli studi più recenti
Sono ormai molti gli studi e le analisi sugli effetti negativi dei social media nei bambini e negli adolescenti; studi che hanno avuto una brusca impennata dopo la pandemia di COVID-19, un periodo in cui la frequentazione dei social è cresciuta in modo esponenziale. Lo scorso anno, un report dell’American Psychological Association ha messo in luce come «ridurre l’uso dei social media migliori significativamente l’immagine corporea negli adolescenti e nei giovani adulti». Ad aprile, uno studio condotto da Kana Enomoto, dirigente del McKinsey Health Institute, ha dimostrato che l’uso passivo dei social media, come lo scorrimento infinito su TikTok o Instagram, potrebbe essere collegato nel tempo a un declino del benessere. E che l’impatto negativo dei social media aumenta notevolmente con l’abbassarsi dell’età.
La relazione del Surgeon general
Negli Stati Uniti, il dibattito sulla potenziale pericolosità dell’uso dei social media da parte di bambini e adolescenti, al di là di alcuni tragici episodi di cronaca, è cresciuto dopo la pubblicazione, nel maggio dello scorso anno, di una relazione del Surgeon general (la massima autorità federale in materia di sanità). «Non ci sono prove sufficienti per concludere che i social media siano sufficientemente sicuri per i nostri figli. E questo è davvero importante che i genitori lo sappiano», ha scritto Vivek Murthy. Il quale ha insistito sull’esistenza di una «una vera e propria crisi di salute mentale giovanile» associata all’uso «onnipresente dei social media da parte dei giovani». Prima del Surgeon general, anche la Casa Bianca, sempre nel maggio 2023, aveva parlato di una «crisi di salute mentale giovanile senza precedenti negli USA», con un numero di bambini e adolescenti alle prese con depressione e ansia cresciuto di quasi il 30% negli ultimi anni, e «con i social media come fattore evidente».
Una sola possibile soluzione
Una soluzione del problema, ha spiegato il Surgeon general, passa attraverso un’azione legislativa. L’unica che può obbligare le cosiddette Big Tech a intervenire. «La comunità scientifica - ha scritto Murthy - è molto preoccupata del fatto che la mancanza di accesso ai dati e di trasparenza da parte delle aziende tecnologiche abbia ostacolato la comprensione della portata dell’intera questione e della portata dell’impatto dei social media sulla salute mentale e sul benessere dei bambini e degli adolescenti».
Tutti i potenziali pericoli
Ma quali sono, in concreto, i potenziali pericoli per i bambini e gli adolescenti legati a un utilizzo massiccio dei social network? Lo spiega, in sintesi, lo stesso Surgeon general:
- insoddisfazione per il proprio corpo, comportamento alimentare disordinato, bassa autostima derivante dal confronto sociale; rapportarsi con l’immagine patinata frutto di filtri e ritocchi che domina sui social può condurre a un’alterazione della percezione di sé;
- dominio del giudizio esterno: è pericoloso subordinare la formazione dell’identità di bambini e adolescenti al pensiero altrui;
- esposizione a contenuti inappropriati, spaventosi, basati su odio, sessismo, razzismo;
- dipendenza dalla connessione per paura di essere tagliati fuori da ciò che accede e crescita del disagio e della irritabilità qualora non sia possibile accedere ai vari canali;
- cyberbullismo e molestie: essere vittime di commenti offensivi, diffusione di voci o bugie, messaggi minacciosi può far sentire isolati, spaventati, depressi, e spingere verso atti autolesionistici, anche estremi;
- adescamento online, pedopornografia, sexting, molto pericolosi per i più vulnerabili;
- incitamento all’emulazione, alle sfide e a mettere in atto azioni pericolose, senza capire che gli effetti della competizione sono rabbia, frustrazione, aggressività;
- compromissione del sonno, con effetti negativi sul rendimento scolastico e su altre attività quotidiane;
- compromissione delle attività relazionali e riduzione del tempo trascorso offline;
- ansia e depressione: il confronto sociale esasperato e il bisogno di popolarità e successo, anche soltanto virtuale, possono indurre a vedersi inadeguati, soprattutto in una fase in cui bambini e ragazzi non hanno ancora sviluppato il senso di sé.