La NFL in diretta e Beyoncé: il Natale di Netflix è tanta roba
Dunque, com’è andata? Bene, fin troppo bene verrebbe da dire. Il cosiddetto Christmas Day, con due partite della massima lega di football americano (la NFL) su Netflix, ha ripagato il colosso dello streaming degli sforzi fatti. Per la cronaca, parliamo di 150 milioni di dollari sborsati per due partite nell’ambito di un accordo triennale. Netflix, si sa, ha puntato e sta puntando forte sullo sport in diretta – basti pensare all’incontro di boxe fra Mike Tyson e Jake Paul – per attirare nuovi spettatori e, al contempo, aumentare i ricavi pubblicitari. E che cosa c’è di meglio della NFL per attirare i grandi marchi? Il Super Bowl, in fondo, insegna.
La notizia, a questo giro, è che rispetto alla supersfida di pugilato fra il grande vecchio, Tyson, e Paul le cose, sul piano prettamente tecnico, hanno funzionato (quasi) alla perfezione. All’epoca, Netflix aveva saputo radunare 65 milioni di utenti per assistere alla diretta ma aveva pure dovuto fare i conti con ritardi, buffering e altri problemi. Le due partite di NFL trasmesse, Kansas City Chiefs contro Pittsburgh Steelers e Baltimora Ravens contro Houston Texans, sono filate via lisce. Anzi, liscissime. Il che dice molto delle capacità di Netflix, considerando che oltre al football, nel cosiddetto halftime show della seconda partita, si è esibita nientepopodimeno che Beyoncé. L’artista texana ha portato sul campo il suo Cowboy Carter in un set di 13 minuti circa davvero notevole (e lodevole).
Le cifre, dicevamo. Detto quanto ha speso Netflix, il colosso può abbozzare più di un sorriso pensando che, solo per la prima partita, si sono sintonizzati qualcosa come 200 Paesi. Di più, «Netflix ha eclissato il picco di spettatori contemporanei di qualsiasi Natale degli ultimi quattro anni». Mica male. Riassumendo, se la trasmissione di due partite del campionato di football e di un mini-concerto di una delle artiste più famose al mondo rappresentava uno stress test – ah, quasi dimenticavamo: Beyoncé non aveva ancora eseguito dal vivo i brani del suo ultimo album –, Netflix ha superato l’esame a pienissimi voti.
Certo, si dirà, aver puntato tanto sul football quanto su Beyoncé, che durante il suo live ha accolto Shaboozy, Post Malone e perfino sua figlia Blue Ivy, assomigliava a qualcosa di più di una scommessa sicura. Ma le premesse sono una cosa e la resa, effettiva, un’altra. Anche perché, come hanno sottolineato alcuni, proprio Beyoncé ha contribuito a creare quello che gli americani chiamano cultural moment. Un qualcosa che resta. E resterà. Anche come metro di paragone per la concorrenza.
Fino all’irruzione di Netflix, il citato Christmas Day era appannaggio più del basket NBA che del football. La stessa NFL non ha mai creduto troppo nel potenziale delle partite natalizie, proprio pensando alla presenza, massiccia, della pallacanestro. Per la piattaforma streaming, per contro, questa finestra rappresentava un’occasione (quasi) unica per iniziare a colonizzare uno degli sport preferiti degli americani. E per allargare il proprio business pubblicitario, pensando ai milioni di americani seduti sul divano dopo aver condiviso il Natale in famiglia. Netflix è consapevole che gli sport in diretta, di qui l’accordo anche per il wrestling, sono fondamentali per attirare e fidelizzare il pubblico. Ed è consapevole che l’attività pubblicitaria garantisce profitti nel lungo periodo. Con il football, il colosso ha fatto bingo: Netflix guadagna cifre monstre per ogni utente grazie all’abbonamento a basso costo e con pubblicità, ma ora – grazie allo sport – può «offrire» pubblicità pure agli utenti premium.
Le capacità tecniche, in conclusione. Netflix, per anni, ha costruito il suo impero secondo una logica di consumo à la carte. Ogni utente, per farla breve, sceglie che cosa guardare e quando. Questa tecnologia, in pochissimo tempo, è stata adattata per consentire la trasmissione di eventi sportivi in diretta. Aver radunato milioni di spettatori attorno a un singolo evento, il football, può apparire come un miracolo.