Calcio

Afonso avvisa il Lugano: «Con Constantin sarà un altro Sion»

Il presidente ha messo da parte Celestini e guiderà la squadra sia domani nei quarti di Coppa Svizzera, sia domenica in campionato - Il doppio ex: «Christian, da allenatore, sa trasformare i giocatori»
©Keystone/ALESSANDRO DELLA VALLE
Massimo Solari
28.02.2023 06:00

Il Tourbillon è una polveriera. Di nuovo. E a pagare, va da sé, è stato l’allenatore. L’ennesimo. No, Fabio Celestini non ha superato indenne il weekend e - più in generale - un inizio di 2023 da mani nei capelli. A questo giro, però, il presidentissimo Christian Constantin ha optato per una rivoluzione a metà. Almeno per ora. Il tecnico romando - leggiamo dal comunicato ufficiale del club - è stato «accantonato» per una settimana. Messo in ghiacciaia, esatto. In attesa di tempi migliori o sussulti d’orgoglio. A prendere le redini della squadra, intanto, sarà lo stesso Constantin. Sia domani, in occasione dei quarti di finale di Coppa Svizzera, sia domenica in campionato. L’avversario?Due volte il Lugano, reduce dal pareggio-beffa contro il Basilea e comunque ritratto della salute se paragonato ai vallesani.

Il precedente del 2009

Eppure, chi conosce bene la società e il suo patron preferisce predicare prudenza. Di più: nella primavera del 2009, Guilherme Afonso visse esattamente la stessa situazione. Da una parte il Sion in crisi di risultati in Super League, dall’altra un match capitale nella competizione più amata. E in panchina, per la prima volta in carriera, nientemeno che sua maestà «CC». Com’è andò a finire? «Non sbagliammo e, dentro di noi, eravamo convinti che sarebbe andata così» ricorda il doppio ex. Già, perché il 13 aprile - quattro giorni dopo la sconfitta casalinga contro lo Zurigo e il conseguente licenziamento del tecnico Umberto Barberis - il vallesani s’imposero a Lucerna, ai rigori, conquistando così la finale di Coppa Svizzera. «Nella mia vita non ho mai conosciuto uno spogliatoio in grado di spingersi oltre il limite in una partita secca come avveniva a Sion» sottolinea Afonso. Quell’edizione, non a caso, la compagine vallesana andò persino a vincerla un mese più tardi, al Wankdorf, sconfiggendo in rimonta lo Young Boys padrone di casa e favoritissimo. L’ex attaccante angolano trasformò il suo tiro dal dischetto nel penultimo atto e soprattutto decise la finalissima firmando il 3-2 allo scadere. «Arrivai a stagione in corso, con la squadra già qualificata alle semifinali. Rammento le ultime due sfide del torneo come se fossero andate in scena ieri. E, certo, non ho scordato la breve parentesi di Constantin in panchina. Come potrei. Christian, da allenatore, ha il potere di trasformare i giocatori».

Quando giochi per il Sion in Coppa Svizzera, dentro di te hai una convinzione diversa e speciale
Guilherme Afonso, ex attaccante di Sion e Lugano

«È strano, ma sai che vincerai»

Vogliamo saperne di più. A maggior ragione in vista dello scontro di domani con il Lugano. «Dimenticatevi i discorsi su tattica, tecnica e movimenti in campo» indica Afonso. «Il presidente parla alla testa e al cuore dello spogliatoio. E se, come nel nostro caso e in quello presente, il periodo è delicato, beh, Christian è in grado di farti dimenticare tutto. Davvero. L’accento viene posto sul valore storico della competizione per la regione e la società, su quella sorta d’invincibilità del Sion in Coppa». Insomma, da moribondi è possibile diventare spregiudicati. Sentite ancora Afonso: «È una sensazione strana. La provai in particolare contro lo Young Boys, in finale, mentre ci trovavamo sotto di due reti. Nella mia testa, nella nostra testa, non avevamo dubbi. Eravamo sicuri che, alla fine, il Sion avrebbe alzato al cielo il trofeo. Nessuna tensione, nemmeno alla vigilia, ma solo tanta consapevolezza».

D’accordo. Da un mese a questa parte, facciamo però notare, la formazione vallesana balbetta calcio. Mancano una chiara identità di gioco e pure leadership in campo. E la scelta di assegnare la fascia di capitano o a Reto Ziegler o a Mario Balotelli - fra gli ultimi arrivati - la dice lunga sul disorientamento che impera al Tourbillon. «Attenzione, davvero» ribadisce Afonso, lanciando un monito a quella che definisce «l’altra squadra del cuore». «Il Lugano non deve credere di aver già vinto. Non è così. Sicuramente i bianconeri si presentano in Vallese con uno spirito diverso. Da squadra. Ero a Cornaredo, domenica, e al netto del pareggio subito in rimonta ho visto un gruppo coeso. La Coppa, tuttavia, segue altre dinamiche. Dinamiche che il presidente Constantin riesce ad attivare con una sensibilità pazzesca. Per intenderci, il match contro i bianconeri non sarà preceduto da minacce o comportamenti sopra le righe. No, fiducia e positività sono gli ingredienti della sua cura».

«Balotelli? Si faccia un esame di coscienza»

Lungo la sua movimentata presidenza, Constantin si è improvvisato allenatore sette volte. La prima l’abbiamo raccontata, l’ultima nel marzo del 2021, in occasione di un incontro di Super League contro il Losanna. Il bilancio complessivo è lusinghiero: quattro successi, un pareggio e due sconfitte. «Ovviamente sono dispiaciuto per il club, addirittura a rischio spareggio per non retrocedere» ammette Afonso, 36 presenze e 5 reti con la maglia del Sion. «Non mi permetto però di giudicare dall’esterno. Senza conoscere i dettagli della situazione». Una situazione che, ad ogni modo, si ripete puntualmente. E che, suggerivamo, ha vissuto in prima persona pure l’ex centravanti. «Al Tourbillon comanda una persona e ciò che decide non è opinabile. Per firmare in Vallese, non a caso, devi essere un giocatore dal carattere forte». Come Mario Balotelli, per esempio. «Se il Sion si ritrova a cambiare di continuo guida tecnica significa che degli errori vengono commessi. Allo stesso modo, se Balotelli finisce sempre al centro delle critiche - da ultimo con la sua maglietta bruciata in curva - forse è il momento che si faccia un esame di coscienza. Ha un talento immenso, ma deve assumersi una volta per tutte le sue responsabilità. Non sono comunque stupito del suo scarso rendimento in Svizzera. La Super League è un campionato difficile e se non si è pronti fisicamente e mentalmente fare la differenza è impensabile». Già, a meno che una competizione e un allenatore speciali riescano a trasformarti.

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