Basket

La fame di Andre Donnelly e di tutti i giovani Tigers

Non ancora ventenne, il bianconero si sta ritagliando sempre più spazio in LNA - Papà Ray giocava in NCAA con Arizona: «Mi dà tanti consigli, ma non mi mette pressione»
© CdT/Gabriele Putzu
Mattia Meier
22.03.2025 06:00

Sabato da missione impossibile per il giovane, e sempre corto, Lugano. All’Elvetico (ore 17) scende infatti l’armata burgunda dell’Olympic, padrona indiscussa del campionato. Trasferta vodese, invece, per la SAM Massagno, impegnata domenica a Nyon.

Sulle rive del Ceresio andrà dunque in scena il più classico dei testacoda, prima contro ultima. E l’infermeria dei bianconeri rimane sempre occupata. Thomas Jurkovitz è definitivamente fuori per la stagione. Ci sarà invece Corda, ma senza allenamenti a causa della scuola reclute. La sfortuna di uno, però, può essere la fortuna di un altro, in termini di spazio e minutaggio. Quelli che Andre Donnelly, ticinese classe 2005, ha visto aumentare proprio nell’ultimo periodo: «Mi dispiace ovviamente per Thomas, perché è un compagno di valore, ma la sua assenza per noi giovani è un’opportunità da sfruttare per guadagnarsi e meritarsi il campo», dice. Opportunità che il ragazzo cresciuto nella Muraltese – la cui stagione sin qui riporta, per il solo campionato, 18,3 minuti a partita in 16 gare con 4,2 punti di media – sta provando a capitalizzare: «Il mio lo definirei un campionato di alti e bassi, ci sono stati momenti un po’ negativi, ultimamente invece sta andando piuttosto bene. Merito della squadra, ma anche del lavoro svolto in allenamento, anche singolarmente. Poi, come detto, quando ho avuto spazio ho cercato di sfruttarlo, io come altri. A volte va bene, altre meno». Logico apprendistato, aggiungiamo noi. Avere in panchina un allenatore come Valter Montini aiuta sicuramente: «Spinge i giovani e ci fa lavorare molto, i suoi allenamenti sono intensi. È severo, ma lo fa per farci crescere e per farci capire come funziona il professionismo. La cosa che gli dà più fastidio? Quando invece di giocare da squadra ci perdiamo nell’individualismo. È un concetto su cui insiste molto».

Nel nome del padre

Impegnato in uno stage professionale tramite la Scuola per sportivi di élite di Tenero (indirizzo commerciale), il quasi ventenne Andre fa anche la spola tra la LNB e il piano superiore: «Non è facile. Sono giovane, è vero, ma non faccio il cestista a tempo pieno. Ogni tanto in B mi devo “chiamare fuori” per riposare un po’. Anche perché la differenza fisica e di ritmo tra le due categorie si sente. In LNA ogni errore lo paghi, devi avere letture rapide, reggere gli urti». Ambire alla vittoria contro il Friburgo è forse troppo, ma dalle sfide con i burgundi si può solo imparare: «Parliamo di una squadra andata lontano in Eurocup. La loro intensità, la loro forza, sono impressionanti. A livello di esperienza e crescita individuale, giocare contro l’Olympic non può che fare bene, indipendentemente dal risultato». E in tribuna, Donnelly avrà sempre due tifosi speciali: «Mio papà Ray da ragazzo ha giocato per Arizona in NCAA. È lui che mi ha ispirato, e quando mi ha allenato mi ha spinto, direttamente e non, a fare un passo in più, a puntare sul basket. Mi consiglia, ma non mi mette pressione. Alle mie partite c’è sempre, lui come la mamma». Puntare sul basket è anche quello che Andre vuole per il futuro: «L’idea è quella, ma un passo alla volta. Prima finisco la scuola, ho ancora un anno, e intanto cresco a Lugano. Poi vedremo».

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