«Renato ha vissuto per il basket»
La sua passione a bordo campo se la ricordano tutti. Renato Carettoni iniziava le partite in giacca e cravatta e le finiva in canottiera. «Era un sanguigno, ogni tanto andava un po’ oltre, ma ci metteva sempre l’anima», ricorda Nello Riccardi, suo storico compagno d’avventura nella SAM. È stato proprio il club massagnese ad annunciare la scomparsa di colui che l’ha allenata tra il 1972 e il 1992. Aveva 72 anni. «Ci lascia un simbolo del basket svizzero», ha scritto la società sui social. «Un maestro per molti, capace di ispirare generazioni di giovani atleti, trasmettendo loro la passione per questo sport». Dopo la SAM, Carettoni ha guidato a più riprese il Lugano (1992-1994, 1996-1998 e 2009), con una parentesi a Viganello nel 1994-95. «Hai dedicato la tua vita alla pallacanestro, mettendoci passione, grinta e quel carattere che non passava inosservato», hanno scritto i Tigers. «Sei stato un esempio per tanti, un maestro, un allenatore, ma soprattutto un amico sincero. La tua energia ci mancherà da morire».
Dall’aula alla palestra
Tra il 2000 e il 2004, Carettoni è stato coach della nazionale rossocrociata, di cui era già stato assistente. «Una cosa di cui andava molto orgoglioso, è il fatto di aver allenato la squadra del suo comune, Massagno, quella della sua città, Lugano, e quella del suo Paese, la Svizzera», ci racconta ancora Nello Riccardi, uno che Carettoni lo ha conosciuto molto bene. «Scappavamo dall’asilo insieme», scherza. «A metà degli anni Sessanta, abbiamo costruito il movimento giovanile della SAM. Un club che deve tanto soprattutto a Renato. Era docente, usciva dall’aula ed entrava in palestra per allenare, una dietro l’altra, tre o quattro squadre di diverse categorie d’età. Poi ci sono state le promozioni con la prima squadra, fino alla LNA, dove sono stato suo assistente e general manager per i primi nove anni. Lavorare al suo fianco è stato arricchente e anche impegnativo. Dovevo fungere un po’ da calmante, ma era difficile tenerlo a freno. Era fatto così. Aveva una passione incontenibile, viveva a pane e basket».
Carismatico e preparatissimo
«Renato è stato un maestro per me e per tante altre persone nel basket ticinese», ci dice Fabrizio Rezzonico, uno dei suoi numerosi allievi. «Io ho scoperto questo sport grazie a lui. Quando ero bambino a Massagno, Carettoni girava nelle scuole per cercare ragazzi da indirizzare alla pallacanestro, in un’epoca in cui per tutti c’era soltanto il calcio. Era un coach carismatico e preparatissimo a livello tecnico-tattico. Era sempre aggiornato, sapeva tutto di basket svizzero, italiano, europeo, americano».
Mauro Regazzoni, per oltre trent’anni responsabile tecnico di Ticino Basket, ricorda un uomo «malato di pallacanestro». «Basti dire che lasciò un lavoro sicuro come quello di insegnante per poter vivere a tempo pieno la sua passione sportiva. Ha ottenuto risultati notevoli, ma non ha mai smesso di mettersi a disposizione dei giovani, collaborando per tanti anni con le selezioni cantonali. Era totalmente immerso in questo mondo».
Scopritore di talenti
«Carettoni aveva un grande fiuto per i giovani», ci spiega Dusan Mladjan, giocatore della SAM Massagno. «Fu proprio lui a farmi esordire in Nazionale, a soli 17 anni, in un torneo in Lussemburgo. Era il dicembre del 2003. Mi gettò subito nella mischia e nella seconda partita, contro il Portogallo, lo ripagai con 30 punti. Ha anche spinto molto per farmi diventare svizzero, quando ancora non avevo il passaporto. Era un coach particolare, anche folcloristico, ma era soprattutto un conoscitore di basket a tutti i livelli, dal Ticino all’NBA. Con lui avevo un doppio legame, perché quando mio padre venne a giocare in Svizzera, a Bellinzona, all’inizio degli anni Novanta, mi raccontava dei derby con la SAM di Renato».
Tigers U23, l’ultima sfida
L’ultimo a collaborare gomito a gomito con Carettoni è stato Carlos Lopes, coach della U23 dei Lugano Tigers, promossa in LNB la scorsa primavera. «Era il mio prezioso assistente. In un periodo in cui nessuno gli dava più fiducia, mi era sembrato giusto coinvolgere una persona che ha vissuto di basket e per il basket. La nostra collaborazione era iniziata già nel 2009, quando era stato lui a volermi come assistente del suo Lugano. In seguito sono stato io a chiedergli di affiancarmi nelle squadre giovanili dei Tigers: U15, U18, fino agli anni trascorsi insieme alla guida della U23. Era una persona impegnativa. Non tutti lo amavano, perché a lui piaceva provocare e suscitare scalpore. Si infilava volentieri nelle polemiche, ma mai con cattiveria. Era un suo modo per parlare, per scambiare opinioni. Alla fine di ogni discussione, ti rendevi conto che – nonostante i suoi modi particolari – aveva spesso ragione. In allenamento era intransigente con i nostri ragazzi, al primo errore si arrabbiava, interrompeva tutto e correggeva. Ma gli si voleva bene anche per quello».
Commentatore in TV e sul Corriere
Nato il 5 giugno 1952, Carettoni ha vissuto la pallacanestro a 360 gradi. Giocatore, allenatore, ma anche apprezzato opinionista e commentatore. Un ruolo che ha portato avanti in televisione, affiancando vari telecronisti della RSI in alcune delle più importanti pagine recenti del basket ticinese e svizzero, ma anche sul Corriere del Ticino, dove per anni ha curato la rubrica Dalla mia panchina. Per il nostro giornale scriveva anche di NBA, un campionato che seguiva spesso dal vivo in occasioni delle finali.