In corner

Due strade, un’incognita

Il commento di Nicola Martinetti in merito alle forti dichiarazioni dell'ala del FC Lugano Renato Steffen
Nicola Martinetti
15.02.2023 21:01

Renato Steffen ha sganciato la bomba. Lanciando, in un momento - anzi, un periodo - di difficoltà personale, un segnale forte. A modo suo, con i suoi termini. Un messaggio ambivalente, che in parte ha assunto i contorni del grido d’aiuto, in parte quelli del monito. Il botto generato dalle sue parole, era inevitabile, ha scosso l’ambiente bianconero. Polarizzandolo, tra chi empaticamente comprende il giocatore, e chi invece lo osteggia accusandolo di aver gettato ulteriore benzina sul fuoco, in un momento già non idilliaco per la squadra. Al netto delle reazioni dei tifosi, le repliche più attese a quanto affermato dall’ex Wolfsburg sono quelle che - forse - scaturiranno all’interno del club. Quella della dirigenza, quella del tecnico Mattia Croci-Torti e - soprattutto - quella del gruppo. Già. Un gruppo che, per inciso, nei mesi estivi aveva già dovuto in qualche modo digerire l’approdo a Cornaredo dello stesso Steffen. Ammantato sì di invitanti prospettive e sogni di gloria, ma altresì di incoerenze inerenti alle strategie di mercato implementate dalla nuova proprietà - legate alla valorizzazione di giovani talenti - e al tanto discusso «tetto salariale» interno.

La sensazione è che nelle prossime settimane una reazione arriverà. Spaccando l’avventura in bianconero del nazionale elvetico in una sorta di «prima» e di «dopo». Difficilmente, infatti, immaginiamo che in seguito a dichiarazioni simili lo status quo attuale permarrà intatto. Resta tuttavia da verificare che direzione prenderà la vicenda. In sintesi:come deciderà di agire il gruppo. Le opzioni, di fatto, sono sostanzialmente due. O la squadra propenderà per un confronto costruttivo con Steffen, trovando terreno comune sul quale costruire nuove e durature basi, oppure l’esperienza in Ticino del 31.enne argoviese potrebbe terminare prima della naturale scadenza del suo attuale contratto. L’incognita, in questo contesto, è rappresentata dalla natura del gruppo stesso. Toccato, la scorsa estate, da un forte ricambio conseguente alla fine di un ciclo e l’apertura di un nuovo capitolo. I nuovi uomini forti dello spogliatoio bianconero (okay, ma quali?) avranno la forza e la personalità per prendere in mano la situazione? Se sì, in che modo? E qualora non accadesse, spetterebbe a chi sta sopra - il «Crus», o addirittura più in su - evitare che l’«operazione Steffen» finisca con l’essere consegnata agli archivi come un clamoroso e inaspettato flop?

Queste domande, in qualche modo, dovranno trovare una risposta. Per il bene, sul lungo termine, sia della società, sia dello stesso Steffen. Il quale, ed è doveroso sottolinearlo, al netto della sua «poca malleabilità» ed inflessibilità, dovrà dal canto suo muovere comunque un passo verso i compagni. Sarebbe infatti utopistico credere di poter raddrizzare quanto incrinato nel corso dei primi mesi, rimanendo con i piedi piantonati a terra. Riuscirci significherebbe crescere come giocatore e come persona, aiutando - finalmente - anche il club a fare quel salto di qualità suggerito dal suo arrivo. L’alternativa, ineluttabile, sarebbe invece un clamoroso ridimensionamento generale, sia dell’argoviese, sia del club. Uno scenario neanche lontanamente ipotizzabile sul finire dello scorso mese di agosto, eppure ora, di colpo, fattosi maledettamente reale.

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