Nations League

In serbo restano solo delusione e amarezza

Al Letzigrund la Nazionale di Murat Yakin non sfigura, eppure alcuni limiti individuali e di gruppo vengono a galla
©MICHAEL BUHOLZER
Massimo Solari
15.11.2024 23:45

Coraggiosa, determinata e - a tratti - senza freni. Non è bastata una Svizzera così, encomiabile nell’atteggiamento e per un attimo premiata dagli dei del pallone, per salvare una Nations League evidentemente stregata. Sì, sarà retrocessione nella Lega B della competizione, primo passo indietro in quattro edizioni disputate. Al Letzigrund non è arrivato il risultato cercato e auspicato, l’unico possibile per rimanere in vita e continuare a sperare negli spareggi salvezza.

A Zurigo è finita 1-1, con la Serbia capace di beffare i rossocrociati allo scadere. Quando nell’aria c’erano, piuttosto, il 2-0 dei padroni e una trasferta alle Canarie a cui dare un valore non solo meteorologico. Il contropiede finalizzato da Terzic ha invece fatto calare il sipario e il gelo con un turno d’anticipo. Il match di lunedì contro la Spagna servirà ai tanti giovani e ai rincalzi ai quali Murat Yakin si era dovuto aggrappare.

Non è bastato

L’inedita formazione schierata dal ct elvetico, comunque, non ha tradito. E ciò al di là dei limiti emersi sia sul piano individuale, sia - di riflesso - per quanto concerne la prova collettiva. Yakin ha preparato una partita d’attacco, con il terzetto composto dal rientrante Okafor, Amdouni e Rieder alle spalle di Embolo. I diretti interessati ci hanno provato, soprattutto Amdouni lo ha fatto, occupando con intelligenza gli spazi e impensierendo a più riprese la difesa serba. Non è bastato. O meglio, non sembrava bastare. Addirittura, già al 55’, la selezione balcanica si è ritrovata sugli undici metri il primo match point. Kobel ha però ipnotizzato Mitrovic, ridando vigore alla Svizzera e a un «Letzi» solo per metà a tinte rossocrociate. Nonostante l’incredibile chance sprecata pochi minuti dopo, Yakin è stato bravo a non sostituire Amdouni, rinunciando al contrario ai compagni di reparto, l’inconcludente Embolo su tutti. Kutesa e Monteiro hanno ravvivato la manovra fin lì condotta con passo stanco e poco lucido da Xhaka. È quindi arrivato il meritato vantaggio. E la speranza ha ripreso a divampare.

Sbilanciati e puniti

In un mondo ideale, alla Nazionale sarebbe servito un successo con almeno due reti di scarto. «Ma mi basterebbe vincere 1-0, perché abbiamo le qualità per fare punti in Spagna» aveva dichiarato Yakin alla vigilia. Già. Forse sarebbe stato davvero meglio così. Con gli elvetici sbilanciati completamente in avanti, è al contrario giunto il pareggio della Serbia. Un gol che in un colpo solo ha riportato a galla gli errori e i rimpianti dell’intero percorso in Nations League. Dall’incapacità di incidere sul piano realizzativo - un po’ come Okafor nel primo tempo - alla eccessiva vulnerabilità difensiva. Oddio, gettati a freddo nella mischia, Cömert e Amenda non hanno fatto peggio dei leader che li precedono nella gerarchia rossocrociata. Anzi. All’avversario, ordinato e scaltro, sono tuttavia bastate due ripartenze per farci male. E in serbo sono rimaste solo illusione e amarezza.

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