«La Conference League del Lugano può fare davvero la differenza»

Lo Young Boys annaspa anche sul piano internazionale. Due partite, otto gol subiti e zero punti in classifica. La Champions League, poco importa il suo formato, non fa sconti. E a rimetterci è pure il ranking UEFA dei club svizzeri, da due turni fermo al palo come i gialloneri. Ne va dell’ecosistema del calcio elvetico, della sua visibilità globale e della sua attrattività agli occhi dei giocatori sul mercato. Più il coefficiente legato alle società rossocrociate si consolida (o non perde terreno), maggiori sono infatti le chance di giocarsi qualcosa pure in Europa. «Ecco perché sono importanti i punti raccolti dalle compagini al via nelle diverse competizioni. Ecco perché la nuova stagione della Conference League potrebbe fare davvero la differenza».
«La lotta è serratissima»
A sottolinearlo con decisione è Claudius Schäfer, CEO della Swiss Football League. «In Champions League - osserva - militano squadre incredibili. E due di queste, Aston Villa e Barcellona, lo Young Boys se le è subito ritrovate di fronte. Difficile insomma contribuire al coefficiente in questa situazione, anche se alcuni dei prossimi avversari - meno quotati - dovrebbero concedere maggiori chance ai bernesi. Diverso, suggerivo, il discorso per quanto concerne la Conference. Sulla carta si tratta di sfide meno complicate. E per questa ragione i punti vanno ricercati soprattutto in questo torneo». Il Lugano ci proverà da questa sera, a Thun, in occasione del debutto contro l’HJK Helsinki. No, non un ottomila da scalare senza bombole d’ossigeno. E, tolto il Gent, nemmeno Legia Varsavia, Mlada Boleslav, Backa Topola e Pafos devono fare paura alla squadra di Mattia Croci-Torti. «Dal Lugano ci aspettiamo diversi punti, senza con questo voler mettere sotto pressione il club» precisa Schäfer: «Ogni partita va giocata e ciascuna rivale - anche se presenta un nome poco altisonante - può rivelarsi pericolosa». Sta di fatto che i risultati in campo muoveranno due graduatorie. Se vuole continuare a offrire una chance di qualificazione a cinque formazioni, garantendosi almeno un club in Europa, la Svizzera è infatti chiamata a non scivolare al di fuori della 15. posizione del ranking UEFA. La stagione 2023-24 è stata conclusa al 12. rango, ma i risultati maturati durante l’estate hanno già fatto scalare di tre caselle la nostra federazione. «Dal 12. al 17. posto la lotta è serratissima» ricorda Schäfer. Basta poco quindi per scottarsi. «E però non rinunciamo pure a guardare avanti» rilancia il CEO della SFL: «Certo, il decimo posto, che ci assicurerebbe un posto nella fase decisiva della Champions League, rimane un piccolo, grande sogno. Al momento, però, i mezzi finanziari dei club svizzeri non rendono realistico un simile traguardo».
«Abbiamo altre priorità»
A proposito di soldi. E di esperienza in campo internazionale. Complice un avvio di stagione pessimo, lo Young Boys potrebbe cedere lo scettro di campione svizzero. Allo Zurigo? Al Lucerna? Al Lugano? Tutto molto romantico ed eccitante, una botta di vita per spezzare la monotonia. Viene tuttavia da chiedersi se non rappresenti pure un rischio. Più abituati a questi palcoscenici e allo stesso tempo più attrezzati, i gialloneri hanno l’impresa nelle loro corde. È successo col Galatasaray, non a caso. Nel playoff di Champions, le concorrenti citate andrebbero invece incontro a una sorta di missione impossibile. Piccola provocazione dunque: alla SFL non conviene sperare nella rimonta dell’YB in Super League? «Ma l’assenza di squadre svizzere in Champions League - ribatte Schäfer - non costituisce un disastro o incubo per la lega. A maggior ragione alla luce del chiaro divario che persiste nella massima competizione UEFA. Il 7-1 del Borussia Dortmund al Celtic, il 9-2 del Bayern alla Dinamo Zagabria o ancora il 4-0 di un Brest al Salisburgo - solito a partecipare al torneo - sono indicativi. Anche con il formato rinnovato, non credo proprio che dopo Natale vi saranno particolari sorprese».


Il CEO, quindi, preferisce guardare in casa propria: «Al nostro campionato, al nostro core business. Che a oggi offre una positiva incertezza. Diverse squadre possono ambire al titolo e, di riflesso, molti stadi sono presi d’assalto. Penso a Lucerna, con tanto di sold-out. Per la SFL questi sono i segnali più importanti. Le competizioni europee, per contro, costituiscono la ciliegina sulla torta».
I disequilibri per i diritti tv
Bene. Peccato che ai broadcaster occidentali interessi più il dessert del piatto principale. Molto di più. E Claudius Schäfer non fatica a riconoscerlo. «Il contesto è fragile. La trasmissione delle competizioni UEFA - nuova Champions in primis - costa sempre di più. Gli introiti UEFA a questa voce sono passati da 3,6 a 4,4 miliardi di euro. Il che, di per sé, è un bene per i club svizzeri. I contributi di solidarietà per le società che non giocano in Europa sono infatti aumentati, dal 4 al 7%. E ci siamo battuti affinché ciò avvenisse. All’opposto, e in quasi tutti i Paesi, la vendita dei diritti tv per i tornei nazionali presenta cifre al ribasso. Tradotto: la perdita di valore della Super e della Challenge League sul mercato interno finisce sostanzialmente per azzerare i vantaggi economici scaturiti su scala internazionale». Un sistema a due velocità, insomma. Un sistema che per alcuni top player potrebbe presto schiantarsi. «Siamo al limite» hanno denunciato alcune star, attaccando calendario e numero di match. «L’avvento del nuovo Mondiale per club, in agenda la prossima estate, rischia di far saltare il banco» commenta in merito Schäfer, che è anche membro della direzione dell’organizzazione mantello delle leghe europee. «Per questo motivo l’European Leagues partecipa all’azione legale contro la FIFA che sarà presentata fra poche settimane alla Commissione europea. Riteniamo di non essere stati ascoltati. E in questa fase, con gli stessi top club che non prestano attenzione alle lamentele dei propri giocatori, è cruciale tornare a sedersi attorno a un tavolo. Ponderando meglio mosse e soluzioni».