Calcio

L'eroe e il campo messi da parte, 10 anni dopo il ritorno in paradiso

Questa sera il Lugano ritrova Bienne e il Bienne: in palio la quarta semifinale consecutiva di Coppa Svizzera - Il 25 maggio 2015, alla vecchia Gurzelen, una magia di Guarino valeva la promozione in Super League
25 maggio 2015: Salvatore Guarino disegna l’1-0 contro il Bienne, spianando la strada verso la promozione. © Keystone
Massimo Solari
26.02.2025 06:00

Là dove c’era l’erba per giocare al pallone ora ci sono due campi da tennis. Gli unici aperti al pubblico, in Svizzera, con questa superficie. È così, nei fine settimana da inizio maggio a fine settembre, e con un costo di 30 franchi per un’ora di diritti e rovesci, che la vecchia Gurzelen vive ancora, dieci anni dopo essere stata abbandonata dall’FC Bienne. Tre mesi prima di trasferirsi nell’affascinante Tissot Arena, e un anno prima di fallire nel bel mezzo della stagione di Challenge League, i seeländer fecero però in tempo a prestare il fianco a una pagina di storia bianconera. Sì, perché il 25 maggio del 2015 - proprio a Bienne - il Lugano si regalò l’agognata promozione in Super League. Ricordate? Dopo anni tormentati e clamorose occasioni perse, la formazione guidata da Livio Bordoli conquistò l’accesso al massimo campionato elvetico alla penultima giornata. Alla Gurzelen finì 2-0, fra lacrime, birra e champagne. Per sbloccare risultato ed emozioni, tuttavia, fu necessario attendere il 68’. Fu necessario attendere il gol capolavoro di Salvatore Guarino.

Figlio della città come Mattia Bottani, lo «scugnizzo» bianconero s’inventò una parabola da sogno. Un ponte verso il paradiso, appunto. «È ovviamente qualcosa che porto dentro, il momento più bello del mio percorso da calciatore» sintetizza oggi il 35.enne. «Per un giovane cresciuto nel vivaio bianconero, tagliare un traguardo del genere - e farlo in quel modo, con quella prestazione - significava realizzare un obiettivo enorme. In quel finale di campionato, poi, Cornaredo era finalmente pieno, mentre sul piano personale mi riusciva ogni cosa da 6-7 partite» ricorda Salvatore, che continua a dare spettacolo con la maglia del Mendrisio, in Prima lega. Tecnica sopraffina e passione sfrenata per finte e controfinte, all’epoca Guarino si meritò il 6 in pagella e il soprannome SG7. Il rinnovo del contratto e la grande opportunità nel calcio che conta, invece, non arrivarono. «Per due ragioni» rammenta Angelo Renzetti, allora presidente del club. «Da un lato Salvatore si fece consigliare male, avanzando pretese enormi. Dall’altro non scoccò la scintilla con il nuovo allenatore Zdenek Zeman. Ai suoi esterni offensivi, il boemo ha sempre chiesto di cercare e buttarsi negli spazi. Nel primo test estivo a Sementina, invece, Guarino s’intestardì con i dribbling, andando continuamente a sbattere contro l’avversario. Cercai di scendere a miti consigli sia con il tecnico che non lo voleva, sia con il giocatore. Ma non se ne fece nulla. Peccato, perché ero e sarò sempre riconoscente a Salvatore».

Doveva essere il trampolino definitivo, invece costituì l'apice della mia carriera
Salvatore Guarino, 48 partite con la maglia del Lugano

Il diretto interessato, non a caso, parla «di apice della carriera». Per poi fornire la sua versione: «Doveva essere il trampolino definitivo, non si discute. Per un paio d’anni, al contrario, costituì un rimpianto. E dire che l’avvento di Zeman - e di riflesso delle sue idee sfrontate - sembrava costituire una promessa anche per il sottoscritto. La verità, però, è che Zdenek concepiva il calcio offensivo in altro modo. Era uno da due tocchi e via. Due tocchi? Io?! No, avrebbe significato snaturarmi. E il mancato feeling con il tecnico, beh, non facilitò le cose fuori dal campo». Eppure, indica Guarino, «Renzetti stravedeva per me. Era stato lui a volermi riportare a Lugano e pure in quelle settimane di trattative provò a convincermi. Il problema è che la proposta contrattuale che mi sottopose non rispecchiava la stima espressa a parole. E allora entrò in gioco l’orgoglio. Sul rettangolo verde ho sempre agito d’istinto e lo feci anche allora. Certo, con il senno di poi avrei dovuto accettare. A maggior ragione considerati i treni persi nel frattempo. Dopo la serie di partitone con i bianconeri, infatti, diversi club mi avevano messo gli occhi addosso. Non colsi l’attimo e restai in Challenge, ma a Chiasso».

Stasera il Lugano sfida invece la seconda forza della Promotion League, ritrovando Bienne e il Bienne. Unico superstite tra gli eroi del 2015, Bottani non sarà alla Tissot Arena poiché infortunato. Salvatore Guarino e la vecchia Gurzelen, loro, erano invece stati messi da parte già 10 anni fa. E là dove un destro fatato consegnò l’apoteosi al club bianconero, oggi ci si sfida racchette alla mano.

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