Amarcord

Ma quando è stata l'ultima volta che FC Lugano e HCL comandavano insieme?

I bianconeri sono al vertice sia nel massimo campionato svizzero di calcio, sia in quello di hockey: non accadeva dal gennaio del 2001- All’epoca pure gli Snakes, nel basket, dominavano - E a fine stagione proprio la pallacanestro sarebbe stata la sola a regalare lacrime di gioia ai tifosi
I gol dell’indimenticata coppia d’attacco formata da Julio Hernan Rossi e Christian Gimenez avevano permesso al Lugano di flirtare col titolo. © keystone/karl mathis
Massimo Solari
30.09.2024 23:00

Storie brevi, di Tananai e Annalisa, è stato il tormentone musicale dell’estate. È un pezzone, in effetti. Con quell’attacco evocativo che dopo due o tre ascolti diventa una calamita: «Sembra l’agosto del ‘96...». Ecco: anche noi vogliamo ricordare alcune storie. Più o meno brevi. E che in queste ore inebrianti ci sono tornate alla mente. Sì, perché di colpo sembra il gennaio del 2001. Quando Lugano guardava tutti dall’alto, leader nei principali sport di squadra del panorama svizzero: calcio, hockey e basket.

Il Crus: «Un segnale al Ticino»

L’assist, va da sé, lo hanno fornito le formazioni di Mattia Croci-Torti e Luca Gianinazzi. Ventitré anni più tardi, FCL e HCL sono di nuovo al vertice insieme. Certo, la vetta è condivisa con altri due club: Zurigo e Lucerna da un lato, Rapperswil e ZSC Lions dall’altro. Soprattutto, siamo solo in autunno. E le partite già vistate in calendario non arrivano a quota dieci. Calma, insomma. Tra Cornaredo e Cornèr Arena, tuttavia, l’aria è elettrica. Solidità e ambizioni vanno a braccetto, mentre piovono gli applausi dei tifosi. Che giustamente si godono il momento felice. Metti che finisca per essere fugace. Breve, per l’appunto.

«Di sicuro è un segnale a tutto il Ticino» ha commentato il Crus a margine del successo di domenica contro il Winterthur. «Significa che anche qui si può fare qualcosa di bello e d’importante. Sapete che tifo per un’altra squadra, ma sono contento per l’HCL: sostengo sempre le squadre ticinesi negli sport d’élite nazionali. Credo che questi risultati debbano essere uno stimolo per me, per Gianinazzi e però pure per coloro che ci supportano. È un peccato che con due società prime in classifica non ci siano gli stadi pieni. Più gente c’è, migliori sono l’ambiente e lo spettacolo».

Tifosi esigenti, ieri e oggi

Quello bianconero, si sa, è un pubblico difficile. Va coccolato. Convinto ancora e ancora. Torniamo al gennaio del 2001. L’alba del nuovo millennio aveva appena digerito la risicatissima elezione di George W. Bush alla presidenza degli Stati Uniti - con tanto di contestazione dell’avversario Al Gore -, il reattore numero 3 della centrale nucleare di Chernobyl, l’ultimo rimasto attivo, era appena stato dismesso e Wikipedia si apprestava a conquistare la rete. Ma nemmeno allora Cornaredo, l’allora Resega e l’Istituto Elvetico registravano affluenze da capogiro: in media in 4.000 per i bianconeri del calcio e dell’hockey, in 300 per gli Snakes padroni assoluti del campionato.

Niente Frei, arriva Kubi

Il primato dell’FC Lugano era forse il meno atteso. Ma non immeritato. D’altronde quella rosa annoverava elementi del calibro di Zagorcic e Bastida, oltre alla coppia dei sogni Rossi-Gimenez. La squadra allenata dal compianto Roberto Morinini aveva concretizzato l’assalto al 1. posto al termine del girone d’andata. «La felicità bianconera esplode sull’autobus» recitava il Corriere del Ticino dell’11 dicembre 2000. Fermato sull’1-1 a Lucerna, il Lugano era comunque riuscito a laurearsi campione d’inverno grazie alla sconfitta del San Gallo maturata poche ore dopo a Ginevra. E al titolo, nelle settimane e nei mesi seguenti, si sarebbe creduto per davvero. «Dobbiamo temere solo l’euforia» aveva avvertito Morinini il 10 gennaio, alla ripresa degli allenamenti. Anche la variabile mercato, però, avrebbe giocato un ruolo non indifferente. Il club era riuscito a trattenere «Jimmy gol», ricercatissimo, ma le avances a un giovane Alex Frei - passato infine al Servette - non avevano portato ad alcun affare. E così, il 9 febbraio, a ridosso dell’avvio del torneo per il titolo, a firmare per l’FC Lugano ci aveva pensato nientemeno che Kubilay Türkyilmaz, vecchia bandiera granata in arrivo dal Brescia. «Alla presentazione, inoltre, Morinini disse che avrei giocato subito. Tagliò le gambe a me e indignò lo spogliatoio» ci aveva raccontato Kubi di recente. La convivenza con il bomber della Nazionale, in effetti, sarebbe stata al quanto complicata per il resto dello spogliatoio. Ripartiti con un punto di vantaggio sul Grasshopper, i ticinesi avrebbero non a caso vissuto una primavera dai due volti. Prima terribile, con tanti punti persi per strada. Poi eccitante, rincorrendo sempre più da vicino San Gallo e cavallette. In molti ricordano i 10.000 di Cornaredo per il 4-1 rifilato ai biancoverdi nel rush finale. Ma a diventare campione svizzero, una settimana più tardi, sarebbe comunque stato il GC.

Se l’HCAP voleva Samuelsson

La battaglia sull’asse Ticino-Zurigo, ai tempi, infiammava pure gli appassionati di hockey. Soprattutto loro, a dirla tutta. HCL e ZSC si erano affrontati già nella finale dei playoff della stagione 1999-2000. E a festeggiare erano stati i Lions. Di qui la sete di vendetta dei bianconeri e l’aspra rivalità proseguita lungo il campionato successivo. Gli zurighesi avevano condotto le danze sino a fine dicembre. Poi, tra il weekend del 6-7 gennaio e quello del 13-14, il Lugano aveva piazzato le operazioni aggancio e sorpasso. A trascinare la prima linea bianconera era l’indimenticabile terzetto Bozon-Dubé-Fuchs, ma gli articoli di quei giorni non avevano mancato di sottolineare anche la prima rete in LNA di un 17.enne ticinese, «scippato» agli juniori: Raffaele Sannitz. Sempre l’8 gennaio del 2001, però, un altro trafiletto solleticava il destino. Una sliding door grande così. «Samuelsson interessa l’Ambrì: ma da subito». In piena lotta per rimanere sopra la riga, i biancoblù avevano messo gli occhi sull’attaccante svedese, allora sotto contratto con il Turgovia in B. «Al club leventinese - leggiamo ancora dal CdT - il giocatore piace parecchio, ma solo immediatamente per rinforzarsi nella corsa ai playoff». Beh, non solo l’HCAP non si sarebbe qualificato per i giochi che contano, ma tre mesi più tardi - in gara-7 di una nuova finale - Samuelsson avrebbe pure gelato la Resega, facendo saltare la borraccia di Cristobal Huet dopo dieci minuti di supplementare e regalando agli ZSC Lions il secondo titolo consecutivo. Lacrime e disordini, per una notte sportivamente tremenda.

Campioni almeno sul parquet

A tenere alta la bandiera della città, alla fine, ci avevano dunque pensato i bianconeri della pallacanestro. Presi per mano dal loro uomo simbolo, Harold Mrazek, il 12 maggio gli Snakes chiudevano sul 3-0 la finale playoff contro Losanna. Un duello senza storia, come la regular season per altro, dominata nonostante le fatiche autunnali in Eurolega. Quel Lugano non si sarebbe fermato al secondo titolo consecutivo. Dodici mesi più tardi avrebbe infatti calato pure il tris. Perché non esistono solo le storie brevi.

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