Calcio

Mattia Bottani, la storia e una fascia che pesa

Dieci anni fa, il numero 10 viveva la prima partita da capitano del Lugano – Di lì a poco sarebbe arrivata la promozione in Super League – «E, allora, pensare di arrivare a disputare un ottavo di finale in Europa era inimmaginabile»
© EPA/Leszek Szymanski
Massimo Solari
06.03.2025 16:02

«È l'ennesimo coronamento della sua carriera. Nonostante i tanti infortuni, Mattia è qui al mio fianco, dimostrando di avere un carattere e uno spessore clamorosi». Croci-Torti elogia e carica. Bottani accoglie le parole dell'allenatore con il sorriso. E, sì, un pizzico d'orgoglio. D'altronde, per il numero 10 e simbolo del Lugano gli ottavi di finale di Conference League hanno un significato forse ancor più speciale.

Una settimana fa, a ridosso della balorda sfida di Coppa Svizzera poi persa contro il Bienne, era stato naturale costruire un ponte verso il passato. Verso la primavera del 2015, sinonimo di agognato ritorno in Super League. Il «Botta», per l'appunto, era già in campo, pronto ad accendere la squadra da un momento all'altro. Non solo. Proprio 10 anni fa - il 28 febbraio per la precisione - Mattia avvolgeva per la prima volta attorno al braccio la fascia da capitano. A Cornaredo andava in scena il 22. turno di Challenge League, ospite il Wil. Al tecnico Livio Bordoli mancavano - tutti insieme - capitan Rey e i potenziali vice Djuric, Basic e Rossini. Ecco dunque l'investitura del figlio della città, in anticipo sul destino. In anticipo su una carriera che non avrebbe conosciuto il suo apice con una semplice promozione nel massimo campionato svizzero.

A Celje, a poche ore dal match contro i padroni di casa, Bottani cerca di percorrere lucidamente quel ponte. «Beh, ripensando al 2015 e alle difficoltà vissute negli anni precedenti, raggiungere un ottavo di finale di una competizione europea era indubbiamente inimmaginabile. Ecco perché si tratta di un piccolo sogno. Allo stesso tempo, però, il traguardo raggiunto in Conference League nasce da un cammino preciso e non rappresenta quindi una sorpresa in tutto e per tutto. Non scordiamoci, per esempio, di quanto mostrato in Europa già sotto la presidenza Renzetti. E poi delle esperienze continentali delle scorse stagioni».

Per Mattia Bottani, insomma, il Lugano - inteso come società e gruppo di giocatori - ci ha messo del suo per alimentare fantasie e ambizioni al di fuori dei confini nazionali. L'attaccante bianconero, 34 anni il prossimo maggio e un rinnovo fortemente voluto e firmato a inizio anno, è pure il capocannoniere della squadra in Conference. E però con «soli» 2 gol, come Belhadj. Il Lugano, al proposito, è a secco da tre partite. «Ed è una responsabilità che avverto» indica in merito Bottani. «Certo, la concretezza sotto porta non è mai stata la mia più grande qualità, ma in questa fase complicata voglio mostrare la via ai compagni. Negli ultimi 20 metri, dopo tutto, sono le giocate dei singoli a fare la differenza». E il club bianconero, al cospetto di uno Celje capace di eliminare l'Apoel Nicosia nei playoff e imbattuto in casa, avrà bisogno eccome di un sussulto da parte dei suoi primattori.

A esserne convinto, dopo aver ringalluzzito il suo capitano, è pure Mattia Croci-Torti. «Partite come questa valgono molto per un allenatore, ma contano ancor di più per i giocatori. La possibilità di avanzare ulteriormente nella competizione e, di riflesso, di continuare a mettersi in mostra su uno dei palcoscenici più importanti in Europa costituisce benzina a livello individuale. Ciascuno di noi, come ha suggerito Bottani, sarà però chiamato ad assumersi maggiori responsabilità». Con o senza la C avvolta attorno al braccio, poiché il Lugano è di fronte a un altro crocevia stagionale.

In questo articolo:
Correlati