Mendy, Kasami e altre storie di «nostri» campioni del mondo
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Con un colpo di coda, il mercato invernale ha spinto in Super League due campioni del mondo. Sì, due. Perché oltre a Benjamin Mendy, ingaggiato dallo Zurigo, il Sion ha riportato al Tourbillon Pajtim Kasami, fra i protagonisti del Mondiale U17 conquistato dalla Svizzera nel 2009. Entrambe le operazioni hanno creato un certo scalpore. Oltre che per il trofeo più prezioso sollevato con la Francia nel 2018, Mendy ha fatto parlare di sé - e parecchio - per le accuse di stupro e tentato stupro che nell’agosto del 2021 lo avevano travolto e condotto sino in prigione. All’epoca il diretto interessato vestiva la maglia del City, club che lo aveva prelevato dal Monaco per addirittura 57,5 milioni di euro. Il giocatore, va precisato, è però stato assolto su tutta la linea. La sua carriera, da allora, è comunque precipitata: finito ai margini al Lorient, in Ligue 2, il 30.enne terzino sinistro cerca dunque di rilanciarsi al Letzigrund dopo aver disputato l’ultima partita ufficiale nel maggio del 2024. E Kasami? Fresco di contratto rescisso alla Sampdoria (Serie B), «Pato» ha puntualmente fatto parlare di sé nel massimo campionato elvetico, sia con solide prestazioni e statistiche in campo (a Bellinzona, Lucerna, Sion e Basilea), sia per la sua spigolosità al di fuori di esso. Di sicuro, il suo impatto in Vallese - dove ha firmato sino al 2026 - dovrebbe richiedere meno tempo.
Il colpo doppio di Degennaro
Il «vero» campione del mondo giunto alla corte del presidentissimo Christian Constantin, va da sé, è stato Gennaro Gattuso. A finalizzare quel colpo, nell’estate del 2012, ci aveva pensato il braccio destro di «CC», Marco Degennaro, che non pago si era ripetuto dodici mesi più tardi. Ricordate? «Dege» aveva regalato al Chiasso e alla Challenge League nientepopodimeno che Gianluca Zambrotta. Il difensore italiano, come «Ringhio» salito sul tetto del mondo con l’Italia nel 2006, aveva sottoscritto un contratto come giocatore e assistente-allenatore. «Sia Gattuso, sia Zambrotta desideravano prolungare la carriera di calciatore, restando vicini alle rispettive famiglie e al contempo gettando le basi per un futuro da tecnici» la risposta di Degennaro a chi intendeva sapere come fosse riuscito a convincere due profili di quel calibro.
Sua maestà José Altafini
Fatta eccezione per numerosi «svizzerini» dorati, tra i quali ovviamente i ticinesi Bruno Martignoni, Matteo Tosetti, Igor Mijatovic, Zambrotta è stato l’ultimo campione del mondo in carica a difendere i colori di un club di punta del nostro cantone. Non è tuttavia stato il solo. Il varco venne aperto da sua maestà José Altafini, compagno di Pelé nel Brasile capace di conquistare il Mondiale del 1958. E così, intervistato da Alberto Cerruti per LaDomenica, l’ex attaccante e fra i migliori marcatori nella storia della Serie A spiegò il trasferimento al Chiasso e la sua esperienza tra LNB e LNA. «Nell’ultimo campionato alla Juventus giocai sì e no 90 minuti in tutto. Nell’estate del 1976 avevo 37 anni, allora tanti, e quando ricevetti l’offerta del presidente dei rossoblù, Ernesto Parli e del suo vice Chicco Frigerio, dissi subito di sì. Mi allenavo a Torino e al sabato raggiungevo la squadra. Ero felice perché mi trattavano benissimo e mi sembrava di essere tornato alle origini. Sono rimasto tre anni a Chiasso e in pratica ho chiuso lì, anche se poi ho accettato l’invito di un amico per dare una mano, anzi un piede, al Mendrisio, perché avevo già più di quarant’anni». Il Mendrisiostar, già.
Tapia e (in anticipo) Dida
Anche quello che avvolge l’ultima star Mondiale di casa nostra è un filo che si dipana dal Sudamerica. Sì, perché il difensore argentino Carlos Daniel Tapia firmò per il Lugano nel 1991 in una sorta di pacchetto, confezionato dal Boca Juniors e contenente pure la punta Alfredo Oscar Graciani. Tapia, riserva nella finale di Messico 1986 vinta dall’Albiceleste di Diego Armando Maradona, non lasciò però il segno a Cornaredo. Anzi, a Natale - con la squadra costretta a disputare il girone contro la retrocessione in B - il giocatore aveva già le valigie in mano. Dida, lui, le valigie in realtà non le disfò mai. Parcheggiato al Lugano dal Milan, alle prese con le grane giudiziarie per il suo acquisto dal Cruzeiro, il portiere brasiliano disputò la miseria di 2 gare nel girone di ritorno della stagione 1998-99, sotto la guida un po’ insofferente di un argentino, Enzo Trossero. Ma qui parliamo di un futuro campione del mondo, nel 2002 - in Giappone e Corea - per l’appunto con la maglia verdeoro.