Per Croci-Torti un pareggio amaro solo fino a un certo punto
Cornaredo ha vibrato per novanta minuti più recupero. Entusiasmo, paura, emozioni e speranze - prima alimentate, poi incrinate - si sono mischiate in una domenica di passione. No, la sfida al vertice della Super League tra Lugano e Basilea non ha tradito le attese, benché il terreno ghiacciato e la data sul calendario abbiano inevitabilmente smorzato la qualità dell’incontro. Poco male, appunto, perché bianconeri e renani sono comunque stati in grado di dare spettacolo. Tra grandi giocate, pali, traverse, rigori dati o solo sospettati, cartellini gialli che potevano essere rossi. E poi un risultato che è cambiato per ben quattro volte. È finita 2-2, senza vincitori e con rimpianti dalle diverse sfumature. Il Basilea ha dominato la prima mezz’ora e - occasioni alla mano - avrebbe dovuto andare alla pausa con almeno due reti di vantaggio. Il Lugano ha però avuto il merito di ribaltare il risultato e l’inerzia della gara, facendosi riacciuffare allo scadere.
Il Crus e il valore dell’umiltà
A zittire Cornaredo, con tanto di indice portato alla bocca e a pochi metri dal nuovo striscione dedicato al suo ex patrocinatore e superiore Joe Mansueto, è stato Xherdan Shaqiri. Dopo aver già inventato l’1-0 di Kevin Carlos, il fantasista renano non ha perdonato dal dischetto, trasformando l’ingenuo fallo commesso poco prima da Valenzuela ai danni di Traoré in una sentenza amara per i giocatori e i tifosi di casa. «È un gol che ci toglierà il sonno per un po’» non fatica a riconoscere Mattia Croci-Torti. L’allenatore bianconero, tuttavia, spende parole positive per la prestazione dei suoi uomini. O meglio, per quanto visto dal 30’ in poi. «Inizialmente, è vero, siamo stati massacrati soprattutto sul piano fisico. La posizione di Traoré, da 10 e non largo dove è invece stato schierato Shaqiri, ci ha messo in grande difficoltà. Una volta aggiustata l’impostazione della squadra, con Belhadj piazzato davanti alla difesa, si è però visto un ottimo Lugano. La reazione e il carattere mostrati all’avversario sono stati davvero importanti. Nella ripresa non abbiamo corso rischi, chiarendo al Basilea, una formazione forte e tosta sul piano atletico, di non voler cedere il primato. Insomma, ho visto tante buone cose. Di certo, più di quelle negative». A raddrizzare la contesa prima della pausa era stato Grgic - glaciale dagli undici metri -, mentre Hajdari aveva gettato le basi per una mini-fuga in testa al campionato al 53’. «Peccato non averla chiusa» sottolinea quindi il Crus, alludendo alle clamorose chance avute in particolare da Mahou sul 2-1. «Torno in ogni caso a sottolineare lo spessore dei renani, una squadra della quale dobbiamo nutrire grande rispetto. Vogliamo arrivare fino in fondo, non ci nascondiamo, ma non possiamo permetterci di perdere l’umiltà. Dovesse accadere - come in passato - rischiamo di incappare in brutte figure».
«Avanti con Vladi e Koutsias»
Non è stato il caso a questo giro. Tutt’altro. Beccato a suon di fischi e insulti dalla tifoseria renana, a fine partita Albian Hajdari parla in ogni caso di «un pareggio giusto. È stata una partita di grande livello e il Basilea - ammettiamolo - è stato decisamente migliore di noi lungo il primo tempo». La zampata che ha illuso il Lugano, dicevamo, è stata proprio del difensore cresciuto all’ombra del St. Jakob Park. Lì, nell’area piccola, pronto a fare male all’avversario, c’era lui. Non il deludente Vladi. «Perché non Koutsias dal primo minuto? Perché esistono delle gerarchie e uno è un attaccante che conosciamo bene, mentre Georgios deve ancora prendere le misure della Super League e dei compagni» spiega Croci-Torti.
Gli interrogativi sul ruolo del centravanti, ad ogni modo, rimangono. A maggior ragione tenuto conto della lesione parziale del legamento crociato posteriore e del legamento crociato anteriore accusata da Kacper Przybylko. Lo spilungone polacco non dovrebbe necessitare di un intervento chirurgico e le sue condizioni saranno rivalutate nei prossimi giorni. «Ma penso che il mercato sia chiuso, andiamo avanti con Vladi e Koutsias» rileva - senza celare una certa freddezza - il Crus. Sicuramente diverso, per contro, è il grado di soddisfazione dell’allenatore per il rinnovo di Steffen. «Con le sue qualità, avrebbe potuto svernare altrove. Il prolungamento del suo contratto, invece, non è nient’altro che la conseguenza della sua fame e voglia di vincere con il Lugano».
Steffen e un annuncio dolceamaro
«Renatone», lui, avrebbe sicuramente voluto esultare durante e al termine della partita. Perché no, magari punzecchiando una volta di più i suoi ex tifosi. L'esterno bianconero ha invece dovuto accontentarsi dell’ovazione che Cornaredo gli ha riservato a ridosso del fischio d’inizio. Quando, cioè, il club lo ha omaggiato per il premio di miglior giocatore della Super League nel 2024 e - soprattutto - ha annunciato l’atteso rinnovo del suo contratto. Steffen si è legato al Lugano addirittura per altre tre stagioni, sino a giugno 2028. «E, sì, salvo sorprese si tratta dell’ultimo contratto da giocatore della mia carriera» ha osservato il giocatore, alludendo alla scadenza dello stesso a quasi 37 anni.
«Ora, però, mi sento un 30.enne. Per come gioco e alla luce delle prestazioni e dei numeri che in questi anni sono costantemente riuscito a garantire alla squadra, meritandomi la fiducia della società. Al netto della durata del contratto, sicuramente importante, sono felice di aver sposato un progetto ambizioso. Una visione, anche, in cui il sottoscritto continuerà a essere un punto di riferimento. Le basi del club sono solide e sane, possiamo e potremo continuare a lottare per il titolo. E vi assicuro che l’ampiezza del rinnovo non mi spingerà a togliere il piede dal gas. Conoscete la mia mentalità vincente, in assenza della quale - per altro - sarei stato il primo a farmi da parte». Steffen non ha discusso con altri club svizzeri. «L’estero? Sarebbe stata un’opzione concreta solo in caso di un’offerta particolarmente vantaggiosa sul piano economico» ha ammesso con grande sincerità il numero 11 bianconero. E a proposito di schiettezza. Steffen non ha fatto sconti al 2-2 maturato nel finale di Cornaredo. «È un risultato che fatico a digerire. La partita andava chiusa prima, non si discute. Abbiamo perso 2 punti e la possibilità di scappare in testa alla classifica. La mia sfida nella sfida con Shaqiri? Beh, statistiche alla mano, questa volta ha sicuramente ha vinto lui».