Ride Al Thani, mentre il Qatar e Infantino vanno a vuoto

Migliaia di tifosi hanno bucato la cerimonia d’apertura, intrappolati nel traffico. Altrettanti hanno preferito levare le tende ben prima del triplice fischio finale di Daniele Orsato. All’Ecuador è d’altronde bastata mezz’ora per spegnere l’entusiasmo del popolo qatariota. No, in campo non c’è stata storia. Alla faccia della partita comprata. Ad ammiccare al pubblico, semmai, è stato lo spettacolo inaugurale. Impressionante, come il budget da 220 miliardi di euro a disposizione del Comitato supremo e la FIFA per dare vita alla prima Coppa del Mondo in Medio Oriente. All’Al Bayt Stadium è così andata in scena una festa riuscita a metà. E ciò nonostante la piena funzionalità dell’aria condizionata - freschino, a dirla tutta - e del fuorigioco semi-automatico, chiamato in causa dopo appena 180 secondi per annullare una delle tre reti dello scatenato Valencia.
Messaggi e silenzi
Per sorprendere il mondo, FIFA e Comitato supremo hanno puntato su Morgan Freeman. Emblema del cinema occidentale, magistrale interprete di Nelson Mandela in Invictus (una sfortunatissima allusione alla democrazia? Suvvia) e - considerato il ruolo cucitogli addosso a Doha - pure nomen omen. «La terra è la tenda nella quale viviamo tutti assieme» ha affermato l’attore americano, nel cuore di una struttura pensata proprio per riprodurre le tende beduine in uso tra le popolazioni nomadi nella regione del Golfo. Trenta minuti: tanto è durato lo show che ha aperto la 22. edizione dei Mondiali, tra impressionanti giochi di luce, coreografie coinvolgenti, richiami alle competizioni passate (Russia 2018 compresa) e - soprattutto - messaggi di tolleranza.
A chiudere la cerimonia, non a caso, sono state le parole concilianti dello sceicco ed emiro del Qatar Tamim bin Hamad Al Thani. «È bello che i popoli mettano da parte ciò che li divide, celebrando le loro diversità e al tempo stesso ciò che li unisce» il succo del suo discorso, pronunciato in arabo e concluso in inglese: «Welcome and good luck to all». Ovazioni e reverenza. Dopo mesi di attacchi e contrattacchi, il padrone di casa ha insomma cercato di tendere una mano al mondo. Già. La sua, poco prima, era invece stata stretta da Gianni Infantino. Il numero uno della FIFA, travolto a sua volta dalle critiche per i concetti espressi alla vigilia del debutto, è inizialmente rimasto in secondo piano. Oddio, per quanto possibile. Il vallesano ha dapprima preso posto al centro di chi - secondo gli esperti di geopolitica - ha oramai preso il controllo dello sport globale: il citato Al Thani e il principe ereditario dell’Arabia Saudita Mohammed bin Salman. A ridosso dell’inizio del match tra Qatar ed Ecuador, Infantino ha quindi preso la parola. Un minuto uno. Dopo il disastro comunicativo, durato un’ora, del quale si era reso protagonista sabato. Gli applausi? Timidi. I fischi? Presenti, ma timidi pure loro.
Quanti disagi al battesimo
In precedenza, dicevamo, a prendersi la scena era stato Morgan Freeman. L’85.enne ha colloquiato con il giovane qatariota Ghanim al-Muftah, affetto dalla sindrome da regressione caudale, una malattia che ne ha impedito la crescita degli arti inferiori. Freeman si è poi rivolto alla platea. Al pianeta. «Il calcio attraversa il mondo, unisce le nazioni nel loro amore per un gioco stupendo. E ciò che unisce le nazioni, unisce anche le comunità». Ponti e ancora ponti. Tutto molto bello, sì. Peccato che in quel momento, allo stadio, molti seggiolini fossero ancora vuoti. A segnare l’avvio dei Mondiali sono infatti stati parecchi disagi. Da un lato le code infinite per raggiungere l’impianto più lontano dal centro città, a un passo dal deserto e non servito dalle tre linee della metropolitana: un gran casino, esatto, con persone rimaste bloccate nel traffico per addirittura tre ore. Dall’altro l’improvvisazione all’interno, con buvette sguarnite dopo appena 45 minuti. Le strofe della canzone che ha lanciato il torneo sono così apparse beffarde. «Radunatevi ora, guardatemi (...). La porta è sempre aperta» ha cantato la superstar coreana Jungkook, membro dei BTS (a proposito a quando l’annunciato servizio militare?) e tra gli esponenti di punta del K-pop. «Dreamers», i sognatori, il titolo della colonna sonora ufficiale di Qatar 2022. Nonché l’investitura riservata a tutti gli amanti del calcio. Dopo un periodo da incubo, costellato da polemiche, scivoloni e un pizzico di ipocrisia, è ciò che si augurano in molti. Il Qatar, giocando così, però non aiuta.