Qatar 2022

Morgan Freeman, i sognatori e tutto il mondo (o quasi) fuori

La FIFA ha puntato sul noto attore hollywoodiano e sulla superstar coreana Jungkook per la cerimonia che ha aperto i Mondiali - Peccato che le code infinite abbiano bloccato migliaia di tifosi
©AP/Natacha Pisarenko
Massimo Solari
20.11.2022 17:47

La FIFA e il Comitato supremo alla testa di Qatar 2022 hanno dunque puntato su Morgan Freeman. Emblema del cinema occidentale, magistrale interprete di Nelson Mandela in Invictus (una sfortunata allusione?) e - considerato il ruolo cucitogli addosso a Doha - pure nomen omen. «La terra è la tenda nella quale viviamo tutti assieme» ha affermato l'attore americano all'Al Bayt Stadium, la cui affascinante struttura riproduce propria una tenda beduina, storicamente in uso tra le popolazioni nomadi nella regione del Golfo. Trenta minuti: tanto è durata la cerimonia ufficiale che ha aperto la 22. edizione dei Mondiali, tra impressionanti giochi di luce, coreografie coinvolgenti e - soprattutto - messaggi di tolleranza.

A chiudere lo show, non a caso, sono state le parole concilianti dello sceicco ed emiro del Qatar Tamim bin Hamad al-Thani. «È bello che i popoli celebrino le loro diversità e al tempo stesso ciò che li unisce» il cuore del suo discorso, pronunciato in arabo e concluso in inglese: «Welcome and good luck to all». Dopo mesi di attacchi e contrattacchi, il padrone di casa ha insomma cercato di tendere una mano al mondo. La sua, poco prima, era invece stata stretta da Gianni Infantino. Il numero uno della FIFA, travolto a sua volta dalle critiche per i concetti espressi alla vigilia del fischio d'inizio, è inizialmente rimasto in secondo piano. Oddio, per quanto possibile. Il vallesano ha dapprima preso posto al centro di chi - secondo gli esperti di geopolitica - ha oramai preso il controllo dello sport globale: il citato Al-Thani e il principe ereditario dell'Arabia Saudita Mohammed bin Salman. A ridosso dell'inizio del match inaugurale tra Qatar ed Ecuador, Infantino ha quindi preso la parola. Un minuto uno. Dopo il disastro comunicativo, durato un'ora, del quale si era reso protagonista sabato. Gli applausi? Timidi. I fischi? Presenti, ma timidi pure loro.

In precedenza, dicevamo, a prendersi la scena era stato Morgan Freeman. L'85.enne ha colloquiato con un giovane qatariota affetto da una malattia che ne ha impedito la crescita degli arti inferiori. E poi si è rivolto alla platea, al pianeta. «Il calcio attraversa il mondo, unisce le nazioni nel loro amore per un gioco stupendo. E ciò che unisce le nazioni, unisce anche le comunità». Tutto molto bello, già. Peccato che in quel momento, allo stadio, molti seggiolini fossero ancora vuoti. A segnare l'avvio dei Mondiali in Qatar sono infatti state le code infinite per raggiungere l'impianto più lontano dal centro città, a un passo dal deserto e non servito dalle tre linee della metropolitana. Un gran casino, esatto, con persone rimaste bloccate nel traffico per addirittura tre ore. Le strofe della canzone che ha lanciato il torneo sono così apparse beffarde. «Radunatevi ora, guardatemi (...). La porta è sempre aperta» ha cantato la superstar coreana Jungkook, membro dei BTS e tra gli esponenti di punta del K-pop. «Dreamers», i sognatori, il titolo del suo brano. Nonché l'investitura ufficiale riservata a tutti gli amanti del calcio. Dopo un periodo da incubo, costellato da polemiche, scivoloni e un pizzico di ipocrisia, è ciò che si augurano in molti.

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