Calcio

Riecco la Svizzera di Yakin, terreno fertile per l'azzardo

La Nazionale sfida l’Irlanda del Nord in amichevole: spazio alle ennesime scommesse del commissario tecnico - Da Duah a Wütrich, il ct ha spesso fatto leva su intuito ed esperimenti - Ma la competitività della selezione è in pericolo?
©KEYSTONE/ANTHONY ANEX
Massimo Solari
20.03.2025 22:09

«Non è la prima volta che scommettiamo su profili nuovi e in passato ha già funzionato». Così - settimana scorsa - Murat Yakin giustificava il fil rouge delle convocazioni architettate per le amichevoli contro Irlanda del Nord e Lussemburgo. A poche ore dal primo dei due match, quello di Belfast, il commissario tecnico della Nazionale si aggrappa dunque a una speranza travestita da convinzione. All’intuito, anche, che in più di un’occasione è stato ritenuto la cifra stilistica del nostro selezionatore. Contesto e contingenze, al proposito, giustificano le scelte dell’allenatore rossocrociato. Lo storico di Yakin, tuttavia, non è fatto unicamente di successi e colpi azzeccati. E, più in generale, l’arte della sperimentazione potrebbe altresì suggerire la delicatezza del momento per la Svizzera. Soprattutto in prospettiva. Yakin, giustamente, pone l’accento sulla ricerca di alternative, qualora in settembre - quando scatteranno le qualificazioni ai Mondiali del 2026 - dovessero ancora mancare uno o più leader. La verità, però, è che la grande ritirata è in atto. Dopo Sommer, Shaqiri, Schär altri presenteranno la personale lettera d’addio. E il conto a una squadra che rischia di smarrire la competitività riconosciutale per oltre un decennio a livello mondiale.

Il prossimo passo

Di qui, appunto, il casting voluto dal ct. Quasi fosse inevitabile iniziare a ragionare da realtà di seconda-terza fascia. Di qui la necessità di puntare sulle origini turgoviesi di Stefan Gartenmann o le radici neocastellane di Lucas Blondel. Sì, per «stabilizzare la difesa» elvetica si è pescato un cittadino danese e uno argentino, come pure Isaac Schmidt, un fenomeno per il San Gallo, non più di una riserva per il Leeds, nella lega cadetta inglese. Tutti e tre troveranno spazio nei test di questa sera e martedì. E come loro pure Alvyn Sanches, diamante del Losanna e fra i pochi sopravvissuti di un campionato - quello svizzero - oramai guardato con sospetto. «Se l’attuale livello della Super League ha condizionato le mie decisioni? Di base cerco sempre di selezionare i migliori giocatori possibili a seconda del periodo» ha spiegato Yakin. Per poi precisare: «Sanches, per esempio, si è espresso molto bene negli scorsi mesi e meritava di essere sostenuto. Ora valuteremo se è in grado di compiere il prossimo passo. Calendario alla mano, disponiamo di tempo prezioso per fare le nostre analisi, per capire se determinate aspettative possono essere soddisfatte. Dopodiché, e lo ripeto, continuerò a lavorare con chi credo possieda sufficiente potenziale». La tournée americana di giugno e soprattutto la campagna autunnale chiariranno la credibilità degli ultimi tentativi.

Usa e getta

Alcuni vecchi azzardi del commissario tecnico, dicevamo, hanno avuto esito felice. Altri no. O meglio: spesso a caratterizzare la condotta di Yakin è il concetto di usa e getta. Un nome su tutti? Beh, certo, Kwadwo Duah. Oggi infortunato, l’attaccante 28.enne era stato inserito a sorpresa tra i convocati per Euro 2024, per poi essere titolare e decisivo (solo) al match d’esordio contro l’Ungheria. Chiamato per i primi due turni di Nations League a settembre, la punta del Ludogorets era quindi tornata ai margini nelle finestre internazionali di ottobre e novembre. Della categoria - ma in questo caso senza alcun frangente di gloria - fa altresì parte il difensore dello Sturm Graz Gregory Wutrich, sedotto in settembre per la Nations League e poi subito abbandonato. Miro Muheim, 26 anni, rimane da parte sua indiziato: il laterale dell’Amburgo (Zweite Bundesliga) ha debuttato in novembre, disputando 90’ contro la Spagna, e si è meritato la fiducia dell’allenatore anche a questo giro. Durerà?

Di sicuro, sotto la gestione Yakin, non sono andate oltre l’estemporaneità le parentesi di altri elementi protagonisti entro i confini nazionali: da Domink Schmid a Kastriot Imeri, sino a Mattia Bottani. Per quanto concerne infine profili come Fabian Frei, Edimilson Fernandes, Steven Zuber e addirittura Michel Aebischer è per contro possibile individuare una logica funzionale - in particolare in termini tattici - più che un investimento coerente.

Leadership cercasi

Con Granit Xhaka e Manuel Akanji assenti, o ancora Remo Freuler influenzato, i test contro Irlanda del Nord e Lussemburgo non dovranno fornire solo nuove soluzioni allo staff tecnico, ma permettere anche di far emergere la personalità di leader differenti. Yakin, non a caso, ha deciso di assegnare la fascia di capitano a Breel Embolo, dal quale ci si continua ad attendere il definitivo salto di qualità. Detto ciò, è piuttosto sulla verve di Dan Ndoye e Ruben Vargas che sembra reggere il reparto offensivo della Nazionale. La composizione e l’affidabilità della difesa, con i suoi interpreti inattesi, sono invece tutte da verificare.

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