Calcio

Senza idee e senz’anima

La Svizzera crolla anche in Serbia al termine di una prova allarmante – E la Nations League precipita
© EPA/ANDREJ CUKIC
Massimo Solari
12.10.2024 23:39

La Nations League della Svizzera sta assumendo i contorni di un incubo. Sì, siamo quasi spacciati, perché in Serbia non è arrivata alcuna scossa. Buio pesto. E la terza sconfitta consecutiva dopo i rovesci contro Danimarca e Spagna. La peggiore per quanto osservato sul piano dei contenuti e pure delle emozioni. Complici i precedenti infuocati ai Mondiali del 2018 e del 2022, ci si attendeva una nuova battaglia. Di riflesso, si voleva ammirare una Nazionale tosta, per certi versi disperata. A vestire questi panni, però, sono stati proprio i serbi, nettamente più affamati e solidi dei rossocrociati. E, a differenza delle sfide di Kaliningrad e Doha, concentrati solo sul calcio giocato.

Ed era il miglior undici possibile...

Quella della Svizzera, dunque, è stata una prova allarmante. Anche perché in campo è andato il miglior undici titolare possibile, con il rientro di Ndoye e - a seguito dello stop al cospetto degli iberici - il ritorno di capitan Xhaka. Fischiato a ogni pallone toccato (ma niente più), il nostro leader è stato lo specchio della prestazione elvetica. Anonimi entrambi. Senz’anima e senza idee, la selezione rossocrociata si è cullata nelle buone intenzioni della prima mezz’ora. Un dominio invero sterile, soppesate le imprecisioni e soprattutto la scarsa pericolosità negli ultimi 20 metri. Tolto un tiro da sotto misura imperdonabilmente ciabattato da Embolo, la Svizzera ha fatto il solletico alla Serbia. «E quando abbiamo iniziato a concedergli un po’ di spazio, il nostro avversario ha preso fiducia», ha ammesso ai microfoni della RSI Remo Freuler.

Troppe le scelte infelici in fase offensiva, e però anche diversi episodi sfortunati
Murat Yakin

Puntuale, poco prima della pausa e dopo una palla ferma ingenuamente provocata da Aebischer, è arrivato il vantaggio dei padroni di casa. Elvedi ha deviato nella direzione sbagliata e Kobel non ha brillato in termini di reattività. E a proposito di reazione. Nella ripresa gli elvetici non hanno fatto nulla per invertire l’inerzia della partita. Anzi. A trovare la rete, dopo un miracolo di Kobel su Jovic, è stato Mitrovic. E né nel primo caso, né in occasione del raddoppio, Akanji ci ha fatto un figurone.

Prevedibili anche dal dischetto

A completare la disastrosa serata di Leskovac, al 72’ si è materializzato pure il rigore fallito da Embolo. Un destro incrociato prevedibile, per una Svizzera che - su questo piano - sembra una lontanissima parente di quella applaudita a Euro 2024. «Ma non parlerei di cinque o sei passi indietro», ha affermato Michel Aebischer. «Giochiamo bene, ci creiamo anche diverse occasioni e non difendiamo così male. Semplicemente non la buttiamo dentro». Un’analisi, per quanto espressa a caldo, decisamente surreale. Il commissario tecnico Murat Yakin, lui, ha riconosciuto perlomeno le numerose «scelte infelici» dei suoi giocatori, soprattutto in fase offensiva. E però l’allenatore della Svizzera si è pure aggrappato ai soliti «episodi sfortunati». Una tesi che poteva reggere, seppur fragile, a fronte delle due prime sconfitte, ma non in Serbia. Dove si è vista la peggiore Nazionale dell’anno. Una squadra che, per vulnerabilità difensiva e scarsa competitività, rischia di riesumare le sofferenze patite durante le qualificazioni all’Euro. Il problema è che a questo giro oltre a non qualificarci per la fase finale di Nations League siamo a un passo dalla retrocessione in serie B.

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