Tenerife, da ultima spiaggia a tramonto senza poesia
Ad attestare il cattivo stato di salute della Nazionale ci si è messa pure l’influenza. Febbricitante, il commissario tecnico Murat Yakin ha saltato la tradizionale conferenza stampa pre-partita. A Tenerife, per l’ultimo match del 2024 contro la Spagna, non era volato nemmeno Ardon Jashari, a sua volta ammalato. E pure Granit Xhaka, si è appreso a posteriori, non ha affrontato nelle migliori condizioni la sfida di venerdì al Letzigrund. Già compromessa, con tanto di retrocessione nella Lega B, la Nations League esige tuttavia un ulteriore sforzo dai rossocrociati. La gara contro i campioni d’Europa in carica - al contrario qualificati ai quarti di finale come primi del girone - appare svuotata di energie e significato. Anche se Giorgio Contini, assistente del selezionatore, non la vede in questo modo. «Vogliamo schierare una squadra affamata. E sono certo che la caratura dell’avversario renderà il tutto più semplice. Non solo. Sfrutteremo l’incontro per osservare diversi giocatori che, sino a qui, hanno beneficiato di meno spazio».
Battesimo per Albian Hajdari?
Alle Canarie non vi saranno anche Breel Embolo (squalificato) e Aurèle Amenda, uscito malconcio dal match di venerdì con la Serbia. «In ogni caso non vedrete un undici rivoluzionato, con altrettante novità» sottolinea Contini. «Avremo bisogno di stabilità in campo, ecco perché alcuni elementi esperti affiancheranno i nuovi. Xhaka? Chi conosce Granit sa che vuole disputare tutte le partite. E, in questo senso, non intendiamo risparmiare nessuno». La Svizzera dovrebbe riproporre la difesa a quattro. «Sì, probabilmente giocheremo con lo stesso modulo proposto contro la Serbia. Non vogliamo rinunciare ad avere un atteggiamento offensivo, assumendoci qualche inevitabile rischio e però mantenendo il necessario dinamismo».
Okay, ma - in assenza di Amenda - chi affiancherà Eray Cömert al centro della difesa? Albian Hajdari? «Mi gioco il jolly, anche perché la decisione spetta ad altri» la risposta diplomatica di Contini, a cui è stato chiesto se la titolarizzazione del giocatore del Lugano - origini kosovare - potrebbe costituire pure un affare. «Non si tratta comunque di regalargli l’esordio solo per legare il suo nome alla nazionale svizzera. Le considerazioni, come sempre, sono puramente sportive».
«Dobbiamo fare autocritica»
Della fragile situazione rossocrociata approfitterà, di nuovo, Cömert. «È vero, inutile girarci attorno. Avrò l’occasione di farmi vedere una seconda volta. L’Europeo mancato? Beh, non è mai semplice fare parte di un gruppo e poi venirne escluso. Ma alla fine sono le prestazioni fornite a livello di club a doverti garantire o meno la presenza fra i convocati». Intanto, la somma delle singole performance non è stata in grado di tramutarsi in una vittoria. Non una in questa edizione di Nations League. «E dobbiamo fare autocritica, diverse cose non sono andate per il verso giusto» ammette Contini, che insieme al ct sembrava aver trovato la cura per guarire i mali emersi un anno fa. E invece no, la Svizzera ha conosciuto un’altra, brutta ricaduta.