Un po' di storia

I Berg, i 100 kg di merluzzo e quel cattivo presagio a Wettingen

Ørjan, papà dell’attuale capitano Patrick, segnò ai bianconeri nell’estate del 1991
Massimo Solari
30.11.2023 06:00

Scordatevi Odino e il figlio Thor. A Bodø regna un’altra dinastia: la famiglia dei Berg. Divinità terrene, divinità per i tifosi del club di casa. E pensare che fino a mezzo secolo fa le squadre del nord della Norvegia non erano ritenute degne di partecipare al campionato nazionale. Nella contea di Nordlund, e oltre, si disputavano tornei a sé, non ufficiali. Troppa la distanza da coprire per raggiungere le società faro del Paese. Insufficienti i mezzi a disposizione. «Per molto tempo la gente del sud ha pensato che fossimo tutti selvaggi» ha raccontato al Tages-Anzeiger – in un’intervista di qualche anno fa – Ørian Berg. Suo papà Harald, per tutti «Dutte», fu tra i primi a contribuire all’autoaffermazione dei settentrionali nei confronti dei meridionali. Nel 1975, con Harald quale stella, il Bodø/Glimt vinse la Coppa norvegese, primo titolo per una compagine situata al di sopra del circolo polare artico. Una conquista, già, che oggi appare quasi scontata. Nelle scorse settimane, per dire, gli avversari del Lugano hanno messo le mani sul terzo campionato delle ultime quattro stagioni.

A guidare il centrocampo della formazione di Knutsen, con tanto di fascia di capitano al braccio, è Patrick Berg. Nipote di Harald, figlio di Ørian, che con i fratelli Runar e Arild aveva già tenuto alto il nome di famiglia all’Aspmyra Stadion. Questi ultimi, però, non si rivelarono decisivi solo in campo. Nel 2005, con il Bodø/Glimt vicino alla bancarotta, Ørjan e Runar aprirono un conto per raccogliere fondi a favore della società. E con simili figure nella veste di garanti, la solidarietà del nord della Norvegia non venne a mancare. Basti pensare che un pescatore di Leknes, a cinque ore di navigazione dalla piccola cittadina del Nordland, inviò 100 chilogrammi di prezioso merluzzo artico al posto del denaro.

L’attaccamento e l’immedesimazione della popolazione per il Glimt sono riconducibili anche alla politica del club. Qui i giocatori locali devono costituire almeno il 40% della squadra e disputare il 15% dei minuti. E Ørian Berg contribuisce a questo processo guidando il settore giovanile. Agli appassionati con una spiccata memoria, il suo nome potrebbe tuttavia suggerire altre gesta. Sì, perché l’ex Rosenborg e nazionale norvegese si fece notare pure in Svizzera. Dapprima nel Wettingen, poi al Basilea, con cui nel 1994 poté festeggiare l’ultima, storica promozione nel massimo campionato elvetico. I cattivi presagi per il Lugano, ad ogni modo, s’intrecciano con la prima parentesi di Berg in Lega Nazionale A. All’alba della stagione 1991-92, correva il 27 luglio, la squadra allora guidata da Marc Duvillard veniva sconfitta per 3-0 a Wettingen. E, guarda caso, a firmare una delle reti per la provinciale forse più celebre degli annali del calcio rossocrociato fu proprio Ørian. «È un giocatore capace di risolvere una partita con un lampo di genio» disse di lui il compagno Hans-Jürgen Brunner. I numeri del figlio Patrick, si racconta da queste parti, sono ancora più importanti. «La qualità dei suoi passaggi e la capacità di controllare il gioco non hanno eguali in famiglia» ha ammesso il papà del 26.enne. Il mito dei Berg, insomma, si rinnova da tre generazioni. A Sabbatini e compagni l’arduo compito di sfatarlo. 

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