Il Servette di Massimo Lombardo, oggi giovane, domani in Super League?
Un mese. Tre incroci. In palio, il senso di una stagione. L’intimo tête à tête fra Lugano-Servette si apre domani pomeriggio, ma il suo destino si consumerà lungo 270 minuti. Forse di più. Da un lato la battaglia per il 2. posto in campionato, anticamera - seppur profonda - della Champions League. Dall’altro la semifinale di Coppa Svizzera. Che spettacolo. A far incontrare le parti, suggerivamo, sarà dapprima la Super League. A Cornaredo si sfidano due realtà oramai consolidate. «E per certi versi simili» osserva Massimo Lombardo, doppio ex e da quattro anni direttore tecnico del settore giovanile ginevrino. «Soprattutto sul piano delle dinamiche offensive, le similitudini - a mio avviso - non mancano. Sono inoltre felice sia per Alain Geiger, sia per Mattia Croci-Torti. Due allenatori meticolosi, il cui lavoro è stato e viene tutt’ora premiato». Ma Lombardo è sorpreso della classifica delle due formazioni? «No, non lo sono. Il Servette ha cambiato poco in termini di contingente e, così, è riuscito a trovare una notevole costanza di rendimento. La longevità di Alain Geiger sulla panchina, sempre in tal senso, costituisce un ingrediente prezioso». Bene. L’ex ha parole al miele anche per il club bianconero: «Bravo a integrare profili di valore in maniera puntuale. Non solo: obiettivamente, il Lugano ha poco da invidiare alla concorrenza in termini di risorse offensive». Lombardo, comunque, predica prudenza. «La classifica rimane cortissima. Nel giro di tre settimane le gerarchie, dal secondo posto in giù, potrebbero venire stravolte».
«In semifinale con le più forti»
Gli indizi che parlano a favore di bianconeri e granata, in ogni caso, non mancano. «Basta osservare la conformazione delle semifinali di Coppa Svizzera. Sono rimaste in corsa le compagini più in forma in questo momento del campionato» indica il dirigente granata. Il quale, ci abbiamo girato un po’ attorno, figura fra i papabili sostituiti di Geiger una volta conclusa la stagione. «La considerazione per il mio profilo fa sicuramente piacere» indica Lombardo: «È un riconoscimento, spero, per quanto sono riuscito a fare - con i miei collaboratori - in questi anni alla testa dell’Academy».
Eppure, considerate le premesse - classifica e lavoro meritevoli - la sostituzione di Geiger potrebbe apparire paradossale. Per quanto legata a doppio filo con il recente addio del direttore sportivo Philippe Senderos. «Innanzitutto, nulla è ancora ufficiale: attendiamo i prossimi giorni» afferma Lombardo, sottintendendo che la svolta non è poi così lontana. «Sono valutazioni della direzione, che nulla tolgono all’operato eccezionale di Alain e del suo team, dalla promozione sino ad oggi, e in una lega molto complicata». Nel mondo del pallone, in queste situazioni, si tende a parlare di «un ciclo che finisce». A questa lettura, però, Lombardo crede poco: «Preferisco credere alla fame delle varie componenti di un club: giocatori, collettivo e - va da sé - staff tecnico».
Prodotti locali e prima squadra
Massimo Lombardo ha trascorso gli ultimi anni al servizio dei giovani. Prima di approdare ai vertici della «cantera» ginevrina, la Super League si era però già concessa. Almeno in parte. Nel torneo 2017-2018, Raphaël Wicky lo aveva voluto come viceallenatore a Basilea. A 50 anni, dunque, è arrivato il momento di tornare il bordo campo? «Determinante non è l’età, quanto l’unità d’intenti tra allenatore e club. Progetto, visioni e ambizioni delle parti devono coincidere. Essere coerenti. E non parlo del sottoscritto, ma in generale». Okay. Dentro, però, cosa sente Massimo Lombardo? «Amo il lavoro che faccio. L’adrenalina che sa regalarti il campo, trasformandola in emozione mista a tensione, è tuttavia qualcosa che mi piacerebbe ritrovare presto o tardi». Per ora, invece, riflessioni e analisi sono quelle del responsabile di un settore giovanile. Molto attento, quindi, al processo di crescita dei talenti del Servette. Su su, sino alla prima squadra. Ecco, al proposito: che il club ginevrino presenti una delle età medie più alte della Super League preoccupa Lombardo? «Mi limito a dire che, in occasione di uno degli ultimi turni, l’undici iniziale presentava quattro elementi formati in casa, saliti addirittura a sette al triplice fischio finale. Per dire: Cespedes è cresciuto a Ginevra, così come Frick, Vouilloz, Antunes e Kutesa. Sono inoltre diversi i giovani aggregati alla prima squadra in settimana. Parlo per esperienza: si tratta di un processo. Che, a 17-18 anni, va accettato nelle sue differenti tappe: prima qualche scampolo, poi l’abilità d’influenzare le partite, infine la capacità - mentale, fisica e tecnica - di rivelarsi una pedina fondamentale della squadra».
Amdouni e quei gioielli smarriti
A fronte di queste, sagge osservazioni, vien da chiedersi cosa sia accaduto con un paio di promesse ginevrine. A inizio gennaio, per esempio, Diogo Monteiro - 18 anni - è volato oltremanica, sponda Leeds United. «Le variabili da tenere in considerazione sono molteplici» evidenzia Lombardo. Prima di precisare: «Naturalmente, incide la disponibilità della prima squadra di concedere minuti di gioco. Ma lo stesso vale per le opportunità che si presentano al ragazzo, alle quali vanno sommate le ambizioni dello stesso e del suo entourage. Un altro caso, è quello di Roggerio Nyakossi, trasferitosi al Marsiglia». Il nome sulla bocca di tutti, commissario tecnico della Nazionale compreso, è però un altro: Zeki Amdouni. A 14 anni, a seguito di un infortunio, il settore giovanile del Servette non fece abbastanza per trattenere l’attuale gioiello del Basilea. Per lui, un cammino anomalo, passato da Meyrin, Étoile Carouge, Stade Losanna e Losanna. Quindi l’esplosione. «Sulla base di valutazioni personali e oggettive, Amdouni ha conosciuto un’evoluzione lontano da Ginevra» rammenta Lombardo, ai tempi - va puntualizzato - non ancora responsabile dell’Academy. «Nel nostro universo ogni tanto succede. Mi viene in mente Pierre Kalulu, snobbato al Lione e oggi grande protagonista al Milan. Certo, tornando a Zeki e con il senno di poi, è stato un peccato perderlo. Ma la sua scelta va rispettata. A maggior ragione considerato lo sviluppo clamoroso del giocatore. Amdouni, in questo momento, sembra onnipotente».
Partenariati a confronto
Al netto di qualche inevitabile defezione o frutto maturato altrove, la conduzione dell’Academy granata non smette di regalare soddisfazioni a Lombardo. A sud delle Alpi, gli facciamo notare, il Team Ticino sta al contrario conoscendo parecchie turbolenze. «A Ginevra, la collaborazione con i partner Meyrin ed Étoile Carouge è molto positiva. Non siamo un partenariato così grande, ma abbiamo la fortuna di poter gestire una densità di calciatori importante. Per altro senza chiedere loro eccessivi sacrifici in termini di spostamento. Non conosco la realtà del Team Ticino; per permetto solo di sottolineare come ogni mancanza di collaborazione - a questo livello - finisca per danneggiare il giovane».