HC Lugano

La spinta di Janick Steinmann richiede maggiore trasparenza

Il nuovo general manager punta a cambiamenti radicali: «Tutta l'organizzazione deve guardarsi allo specchio» – La dirigenza si assume la responsabilità del disastroso campionato, ma senza per ora fornire spiegazioni concrete e puntuali
© CdT/Gabriele Putzu
Flavio Viglezio
01.04.2025 06:00

Un’intervista al nostro quotidiano con dichiarazioni forti. Parole da far decantare, per leggere tra le righe dei messaggi lanciati da Janick Steinmann. Il nuovo general manager del Lugano non ha perso tempo: ha già voluto segnare il suo territorio. Lodevole e necessario, da un lato, per certi versi rischioso dall’altro. Ma chi non risica non rosica – si usa dire – e non è un mistero che il club bianconero abbia assolutamente bisogno di un cambio di rotta. A voce Steinmann ha insomma già preso in mano la situazione: il compito più difficile sarà però passare dalle parole ai fatti. Tutti i suoi predecessori hanno fallito: perché proprio lui dovrebbe trovare le giuste soluzioni?

Anche perché, a livello dirigenziale, non sembra ancora esserci la chiara volontà di esporre le problematiche che hanno portato il Lugano a vivere una vera e propria stagione da incubo. Non si tratta di svelare pubblicamente tutto ciò che ruota attorno all’universo bianconero. Ma una presa di posizione più trasparente riguardo a precise situazioni verificatesi durante il campionato parrebbe necessaria, se il club bianconero desidera davvero girare pagina e iniziare un nuovo capitolo della sua storia.

C’è però molta reticenza, in questo senso. Ospite della trasmissione That’s hockey della RSI, la presidente Vicky Mantegazza si è assunta la responsabilità del disastro. Ma chi sperava in spiegazioni più concrete e puntuali, è rimasto deluso. Il popolo bianconero non può insomma accontentarsi dei «È la pima volta che faccio i playout», «Annate orribili possono capitare», «Allenatori e giocatori li ha sempre scelti il direttore sportivo». Lo stesso CEO Marco Werder – tanto per fare un solo esempio – aveva chiaramente lasciato intendere di aver fortemente voluto Luca Gianinazzi sulla panchina della prima squadra. Questa sera la presidente sarà ospite di Fuorigioco, su Teleticino. Avrà insomma un’altra opportunità per spingere un po’ più in profondità le sue riflessioni. Ne avrebbe davvero bisogno, questo Lugano.

L’unità di vedute

È allora utile, in questo particolare frangente, leggere tra le righe delle decise dichiarazioni fatte da Steinmann. Perché solo una perfetta unità di vedute tra la direzione e il nuovo general manager potrà permettere al Lugano di imboccare la giusta via. Steinmann ha capito che ciò che è accaduto non è un semplice incidente di percorso. E lo ha detto senza peli sulla lingua: «Siamo arrivati penultimi, al momento facciamo schifo e tutto l’ambiente deve capirlo. Negli ultimi vent’anni sono cambiati troppo spesso strategia, allenatori e ambizioni». Secondo il successore di Hnat Domenichelli, è inoltre errato puntare il dito contro i giocatori, «perché tutta l’organizzazione deve guardarsi allo specchio e capire perché il Lugano sia caduto così in basso». Riflessioni che mettono direttamente in causa la struttura manageriale del club della Cornèr Arena. Si tratterà ora di capire quali saranno i margini di manovra di Steinmann per costruire quella che lui stesso ha definito «una nuova cultura».

Non è il Roland bis

Il termine «cultura» ha già fatto rabbrividire i più scettici, che l’hanno subito associato all’era Roland Habisreutinger. L’ex direttore sportivo si era presentato affermando di voler portare una nuova «cultura del lavoro» in Ticino. Il concetto espresso da Steinmann è diverso: il nuovo GM intende modellare una «cultura identitaria» che possa caratterizzare nella continuità i prossimi anni dell’HC Lugano. Una scommessa lodevole, ma estremamente difficile da mettere in pratica in una piazza così complicata. Così come non sarà evidente – soprattutto nei momenti di difficoltà che obbligatoriamente incontrerà – conservare la piena indipendenza decisionale che gli è stata apparentemente promessa. «Se le cose dovessero cambiare, me ne andrei subito». In altre parole, Steinmann ha invitato la dirigenza a rispettare la separazione dei ruoli e delle mansioni. In particolare – viene da aggiungere – per migliorare una strategia di comunicazione che ha spesso e volentieri peggiorato la situazione: «Ci sono sicuramente stati dei malintesi e delle mancanze a questo livello», ha spiegato il general manager.

Tra Mitell e stranieri

Si attendono ora le prime mosse in entrata da parte dell’ex attaccante. A cominciare da un allenatore che dovrà seguire la filosofia hockeistica di Steinmann e che «non dovrà mettere da parte – come accaduto qui in passato – giocatori a cui ho deciso di dare fiducia in qualità di general manager». È facile pensare a ciò che è accaduto, per esempio, con i casi che hanno visto protagonisti Calle Andersson e Leandro Hausheer. Intanto le voci dalla Svezia danno come sempre più concreto l’arrivo alla Cornèr Arena di Tomas Mitell, attuale coach del Färjestad. A seguire, Steinmann sarà poi chiamato a risolvere le situazioni di Dahström, Sekac e Joly, i tre stranieri attualmente ancora sotto contratto con il club bianconero. Il loro futuro, probabilmente, dipenderà anche da ciò che il GM troverà sul mercato degli import. 

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